Capitolo 3: Robert

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-Signore, seriamente devo addestrarlo? Fa schifo a combattere, sa a malapena usare l'arma a cui è destinato e non è nemmeno capace di volare.- mi lamento con un tono piagnucoloso che ho imparato da Susanne.

-E' il tuo ruolo, Hannah.- risponde e io imito un conato di vomito provocando le risa di Vanessa Dodici, Zoe Cinquantaquattro, Will Novanta e Lewis Tre. Rivolgo loro uno dei miei rapidi sorrisi evanescenti.

-Hannah, devi addestrarlo e insegnargli a volare.- è un ordine travestito da gentile richiesta, il Signor Brown è un dannato falso.

-Intendi che posso buttarlo dal tetto?- chiedo con un sorriso innocente da angioletto con coda, corna e tridente color sangue.

-Hannah, so che farai la cosa giusta, io mi fido di te.- "Pessima scelta." -Io mostrerò a Ethan la casa ma solo tu puoi insegnarli ciò che deve sapere. Lo addestrerai?

Annuisco, controvoglia.

-L'allenamento comincia domani all'alba.- annuncio rivolta a Ethan e volo via.

Mi lascio trasportare dalle correnti d'aria prepotenti e lascio che mi conducano vicino al Confine Nord-Est, un immenso bosco di alberi grandissime, alcuni che non riconosco. Ai piedi di ogni tronco, inciso nel legno, c'è un nome, un numero e una data.

Mi dirigo a passo sicuro verso un acero riccio dai giovani germogli verdi chiaro. Il mio incedere si fa sempre più tremante man mano che mi avvicino alla tomba.

Era il nostro albero, quello. Ci incontravamo là, in autunno il prato era ricoperto da un tappeto di meravigliose foglie dalle splendide sfumature e tonalità di rosso e giallo. Passeggiavamo spensierati e, per un attimo, la vita faceva un po' meno schifo. Ogni problema sembrava più semplice da risolvere con lui accanto, era il mio punto di riferimento nel caos totale: mi rimproverava facendomi capire i miei errori e non era soddisfatto finché non avevo raggiunto la perfezione. Era il mio Zero quando ero ancora solo 'Hannah Cento', era il mio maestro, era il mio migliore amico.

Cado carponi davanti alla tomba e urlo. Il vento disperde le mie grida di dolore, portandole lontano rendendo consapevoli anche i Programmatori del fatto che la sua morte è una ferita ancora sanguinante.

Alzo gli occhi privi di lacrime, ho smesso di piangere dopo che è spirato, e leggo per l'infinitesima volta quella dannata lapide acconciata dai Programmatori alla bell'è meglio.

Robert Zero, Quarta Serie.

Ricordo ogni singolo attimo trascorso con lui.

Mi aspetta appoggiato all'acero, gli occhi blu oceano che fissano il vuoto e i capelli castani dai riflessi dorati scompigliati dal vento. Mi fermo e lo osservo da lontano. Mi piace guardarlo da lontano, mi tranquillizza.

Lui si volta e mi sorride. Dio, il suo sorriso è il mio preferito.

-Hey, cucciola.- ultimamente mi chiama con questi nomignoli. 'Piccola', 'bambina', 'cucciola'. Mi mette un braccio intorno alle spalle e mi stringe a sé. Iniziamo a camminare lungo il limitare del bosco, l'uno stretto all'altra in un abbraccio che prova la mia dipendenza dalla sua presenza.

-Perché mi hai chiamata?- chiedo -Credevo di essere riuscita a fare l'avvitamento carpiato in aria.- (lunga storia) -Ho sbagliato qualcosa?

Lui mi sorride e mi rassicura: -Sei stata perfetta. La perfezione assoluta concentrata in un'acrobazia di volo.

Arrossisco.

-Non era dell'allenamento che ti volevo parlare.- fa una pausa e prende fiato come se stesse per annunciare qualcosa di veramente importante mentre io pendo letteralmente dalle sue labbra -Cento, io voglio scappare.

Mi mordo il labbro, ne abbiamo già parlato.

-Hannah, questa non è la nostra vera casa. Questa vita mi va stretta, i Programmatori ci tengono prigionieri in un'elegante gabbia grande abbastanza da poter farci credere che siamo liberi. Siamo un esperimento scientifico relegato nel nulla che continua forse da mille anni. Voglio andarmene e voglio farmi una vita fuori da qui. Hannah, fuggi con me, scappiamo insieme. Ti amo.

E, senza lasciarmi il tempo di rispondere, mi bacia.

-Scappiamo.- sussurro sulle sue labbra.

Quel giorno, quell'attimo, è stato il momento migliore della mia vita. Poi i Programmatori hanno deciso che avevo vissuto la mia felicità abbastanza a lungo per i loro gusti.

I fulmini si schiantano intorno a noi infiammando l'erba come fosse fatta di fiammiferi. Robert respinge le folgori in cielo con il suo pugnale e io mi limito a schivare le saette, impotente con il mio arco.

-Hannah!- urla buttandosi su di me. Una folgore si abbatte nel punto in cui mi trovavo un attimo fa e colpisce in pieno il cuore del ragazzo.

-Robert!- urlo, ma lui è già sparito nel nulla, il nostro equivalente della morte. Le lacrime mi offuscano la vista e le saette mi cadono intorno senza colpirmi, lasciandomi qui a vivere senza la ragione del mio sorriso.

Il suo pugnale è conficcato davanti a me, testimoniando la sua assenza. Lo divelgo dal terreno con rabbia e volo verso il cielo, schivando i fulmini. La volta blu notte si infuoca, io lancio il pugnale e la pioggia di saette si arresta.

Cado, rallentando la caduta quel tanto che basta per non suicidarmi.

"Robert."

La sua voce nella mia testa continua a rassicurarmi e a dirmi che dobbiamo scappare insieme: -Hannah, devi essere forte.- la mia stessa mente sottopone il cuore a questi orribili scherzi velenosi -Tranquilla, va tutto bene. Tu scapperai anche senza di me. Ora sei tu la Zero. Hannah Zero della Quinta Serie. Suona bene, vero?

Svengo e il mattino dopo apro gli occhi quando una voce mi dice: -Mi chiamo Andrew, chi sei tu? Dove siamo?

Vorrei piangere ma non ho più lacrime.

-Sono Hannah Zero della Quinta Serie. Benvenuto a casa, Andrew Uno.

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Spazio Autrice

Aggiornamento speciale!

Contenti?Credo che pubblicherò anche di martedì (per quei quattro gatti che seguono la mia storia).ù

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Volpe Nera

Gli Eredi di Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora