Cento diventa bianco come un Walucio e un lampo di terrore gli attraversa gli occhi. Crolla in ginocchio, lo sguardo perso nel vuoto come se stesse rivedendo un ricordo particolarmente spaventoso.
Lo prendo per le spalle e lo scrollo violentemente, questa sensazione non mi è per nulla nuova ma mi è impossibile abituarmici: un terribile stato di impotenza.
-Ethan.- chiamo piano, sento che potrei avere una crisi di panico.
"Calmati, Zero, respira." mi dico rassicurandomi "Mantieni il sangue freddo e sveglia Cento."
Gli do un piccolo schiaffo ma non reagisce.
-Ethan Cento.- dico con voce ferma -Ascoltami.
Lui batte le palpebre.
-Guardami negli occhi.
Lui si risveglia dal suo stato di trance e punta i suoi occhi nei miei. Tiro un sospiro di sollevo e lo abbraccio, accarezzandogli i capelli.
-E'... è stato orribile.- mormora, le lacrime che si fanno strada nei suoi meravigliosi occhi.
Lo prendo per le spalle e, dolcemente, gli chiedo: -Cosa hai visto, cucciolo?
Lui prende a tremare, lacrime lucenti che asciugo con il pollice gli solcano le guance, ripeto la domanda.
-Tra... tra due Minacce.- mormora tremando -Tra due Minacce Robert ti ucciderà.
Rimango a bocca aperta.
-Ero... ero in una base dei Programmatori. C'era questa specie di monitor, uno schermo in cui era in atto una sorta di simulazione. E... c'eravamo noi due, armati, e Robert che ci diceva qualcosa, ma non ho capito cosa, e all'improvviso ha lanciato il coltello e...
Torna ad abbracciarmi, ricominciando a tremare.
-Tranquillo.- lo rassicuro con voce calma, come se stessimo parlando di botanica e non della mia morte imminente -Sono ancora qui e, ti giuro, non me ne andrò tanto facilmente. Mi ha addestrato lui, so tutti i suoi trucchi, posso prevedere le sue mosse.
Mi stringe più forte a sé e gli accarezzo la schiena. Lo guardo negli occhi e lo bacio.
-Allora, la nostra lezione di volo?- chiedo accarezzandogli uno zigomo.
-Dicevi sul serio?- ribatte con un velo di paura che offusca la luce delle sue iridi. Annuisco, rassicurandolo sul fatto che non lo lascerò cadere. Volo verso il tetto e mi siedo sul bordo, le gambe penzoloni nel vuoto come una bambina, mentre Cento si arrampica di finestra in finestra con un'agilità sconcertante: in meno di due minuti è accanto a me. Mi alzo in piedi e comincio il discorso elaborato in quei due minuti: -Tu sai volare. Non importa se sostieni il contrario, ne sei convinto solo perché nel passato non c'erano Eredi e Peter Pan era considerato un racconto per bambini. Tu puoi volare, credici e ci riuscirai. E ora...- un ghigno aleggia sulle mie labbra mentre spicco il volo -fai un pensiero felice.
Vedo la sua fronte imperlarsi di sudore freddo e le sue mani iniziare a tremare leggermente. Stringe i pugni e salta. Il suo grido viene portato via dal vento mentre precipita velocemente ma, a pochi metri da una fine dolorosa e decisamente poco eroica, fermo la sua caduta abbracciandolo e riportandolo sul tetto.
-Basta, ti prego, basta.- singhiozza senza lasciarmi andare, raggomitolato su sé stesso mentre stringe l'orlo della mia maglietta -Ho saltato, adesso basta. Andiamo nel bosco, combattiamo fino alla morte, facciamoci torturare da un Gralichio ma, ti prego, non farmi saltare ancora.
Prende a singhiozzare, tremando come una foglia.
-Hey, hey, calmo.- sussurro accarezzandogli la schiena -Che ti succede?
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Gli Eredi di Peter Pan
FantasyTratto dal testo: Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti peri...