Capitolo 18: Lezione di volo

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Cento diventa bianco come un Walucio e un lampo di terrore gli attraversa gli occhi. Crolla in ginocchio, lo sguardo perso nel vuoto come se stesse rivedendo un ricordo particolarmente spaventoso.

Lo prendo per le spalle e lo scrollo violentemente, questa sensazione non mi è per nulla nuova ma mi è impossibile abituarmici: un terribile stato di impotenza.

-Ethan.- chiamo piano, sento che potrei avere una crisi di panico.

"Calmati, Zero, respira." mi dico rassicurandomi "Mantieni il sangue freddo e sveglia Cento."

Gli do un piccolo schiaffo ma non reagisce.

-Ethan Cento.- dico con voce ferma -Ascoltami.

Lui batte le palpebre.

-Guardami negli occhi.

Lui si risveglia dal suo stato di trance e punta i suoi occhi nei miei. Tiro un sospiro di sollevo e lo abbraccio, accarezzandogli i capelli.

-E'... è stato orribile.- mormora, le lacrime che si fanno strada nei suoi meravigliosi occhi.

Lo prendo per le spalle e, dolcemente, gli chiedo: -Cosa hai visto, cucciolo?

Lui prende a tremare, lacrime lucenti che asciugo con il pollice gli solcano le guance, ripeto la domanda.

-Tra... tra due Minacce.- mormora tremando -Tra due Minacce Robert ti ucciderà.

Rimango a bocca aperta.

-Ero... ero in una base dei Programmatori. C'era questa specie di monitor, uno schermo in cui era in atto una sorta di simulazione. E... c'eravamo noi due, armati, e Robert che ci diceva qualcosa, ma non ho capito cosa, e all'improvviso ha lanciato il coltello e...

Torna ad abbracciarmi, ricominciando a tremare.

-Tranquillo.- lo rassicuro con voce calma, come se stessimo parlando di botanica e non della mia morte imminente -Sono ancora qui e, ti giuro, non me ne andrò tanto facilmente. Mi ha addestrato lui, so tutti i suoi trucchi, posso prevedere le sue mosse.

Mi stringe più forte a sé e gli accarezzo la schiena. Lo guardo negli occhi e lo bacio.

-Allora, la nostra lezione di volo?- chiedo accarezzandogli uno zigomo.

-Dicevi sul serio?- ribatte con un velo di paura che offusca la luce delle sue iridi. Annuisco, rassicurandolo sul fatto che non lo lascerò cadere. Volo verso il tetto e mi siedo sul bordo, le gambe penzoloni nel vuoto come una bambina, mentre Cento si arrampica di finestra in finestra con un'agilità sconcertante: in meno di due minuti è accanto a me. Mi alzo in piedi e comincio il discorso elaborato in quei due minuti: -Tu sai volare. Non importa se sostieni il contrario, ne sei convinto solo perché nel passato non c'erano Eredi e Peter Pan era considerato un racconto per bambini. Tu puoi volare, credici e ci riuscirai. E ora...- un ghigno aleggia sulle mie labbra mentre spicco il volo -fai un pensiero felice.

Vedo la sua fronte imperlarsi di sudore freddo e le sue mani iniziare a tremare leggermente. Stringe i pugni e salta. Il suo grido viene portato via dal vento mentre precipita velocemente ma, a pochi metri da una fine dolorosa e decisamente poco eroica, fermo la sua caduta abbracciandolo e riportandolo sul tetto.

-Basta, ti prego, basta.- singhiozza senza lasciarmi andare, raggomitolato su sé stesso mentre stringe l'orlo della mia maglietta -Ho saltato, adesso basta. Andiamo nel bosco, combattiamo fino alla morte, facciamoci torturare da un Gralichio ma, ti prego, non farmi saltare ancora.

Prende a singhiozzare, tremando come una foglia.

-Hey, hey, calmo.- sussurro accarezzandogli la schiena -Che ti succede?

Gli Eredi di Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora