Capitolo 17: Dolce risveglio

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...E mi sveglio.

Balzo a sedere urlando con tutto il fiato che ho in corpo; la mia voce ha un tono acuto che lacera il silenzio con la spietata crudeltà di un sicario, un assassino a sangue freddo che trucida la vittima. Le mia grida rimbalzano sulle pareti, infilandosi negli spiragli sotto la porta, insinuandosi in ogni minuscola insenatura e propagandosi a macchia d'olio per tutta la casa, il giardino, le Rovine, il bosco, fino a rimbombare al limitare del Confine, andando a sbattere contro la Cupola e incendiandola per un attimo di inquietanti fiamme blu.

-Zero!- grida Ethan, cercando di sovrastare le mie urla che stillano terrore. Ogni singola fibra del mio corpo è intrisa di puro panico, senza un apparente motivo.

Cento mi posa le mani sulle spalle tremanti e gelate di sudore freddo. E' calmo, completamente estraneo alla mia paura.

-Zero.- dice senza alzare la voce, eppure si sente distintamente nonostante le grida che riverberano, continuando a fuoriuscire dalla mia bocca -Zero, guardami.

Punto i miei occhi terrorizzati nei suoi così calmi e, chissà come, smetto di urlare. E' un riflesso involontario dello scontrarsi dei nostri occhi, così come prima le urla erano una conseguenza incontrollata dell'inaspettato incontro con Robert.

-Cento.- sussurro rivolgendogli uno sguardo implorante.

-Sì, Zero, tutto quello che vuoi. Sono qui, sarò sempre qui per te.

Comincio a tremare, prima leggermente, poi sempre più violentemente: il mio equivalente di piangere. Lui capisce, semplicemente, capisce che tutto quello di cui ho bisogno sono le sue braccia e mi stringe a sé. Mi fa sedere sulle sue gambe e mi abbraccia, cullandomi e accarezzandomi la schiena, baciandomi dolcemente i capelli senza proferire parola. Sento a malapena la porta che si apre e il breve scambio di battute tra il Signor Brown e Ethan. Resto ferma immobile ad ascoltare il battito regolare del suo cuore, aspettando che il mio rallenti la sua corsa forsennata prima che lo sputi e quello si metta a sgambettare nel bosco, facendo un po' di salutare jogging.

-Scusa.- mormoro con un lieve sussulto.

-Tranquilla, piccola, non è nulla.- sussurra di rimando con fare rassicurante -Mi hai fatto preoccupare. Stai meglio ora?

Annuisco senza troppa convinzione, voglio restare abbracciata a lui.

-Un brutto sogno?- chiede sottovoce, nonostante la risposta sia ovvia. Annuisco.

Si stende e mi trascina con sé, facendomi appoggiare la testa al suo petto e abbracciandomi dolcemente da dietro, il mento sulla mia spalla.

Apro la bocca per parlare ma lui, vedendo l'ombra che danza minacciosa nei miei occhi, mi interrompe: -Se non vuoi raccontarlo non sei costretta.

Gli dico tutto, tutto d'un fiato, inizio a tremare. Per paura, per dolore, per amore. Quando vede che ricomincio a stare male, si rimette a sedere e mi fa mettere le gambe intorno ai suoi fianchi, come una bambina piccola, abbracciandomi stretta e carezzandomi la nuca. Appena smetto di parlare, si stacca da me e mi guarda negli occhi, incatenando i nostri sguardi per infiniti attimi.

-Mi sta chiedendo di scegliere.- balbetto con voce tremante -O lui o te.

-Hey, hey, Zero.- sussurra rassicurante, prendendomi il viso tra le mani e carezzandomi delicatamente una guancia -Era solo un sogno. I Programmatori ci hanno scoperto.- inizio a respirare più velocemente, come in un attacco di panico, ma Ethan mi calma: -Zero, respira.- mormora -Va tutto bene. I Programmatori non approvano ma non potrebbe fottercene di meno.

Mi strappa un sorriso.

-Hannah Zero, io ti amo e niente o nessuno mi separerà da te. Io ti amo, ti amo, ti amo!

Gli Eredi di Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora