Non dormo. Come potrei? Ho appena scoperto che dovrò insegnare ad un bambino come volare!
"Quando è stata l'ultima volta che è capitato?" mi chiedo "..."
Spero che nessuno si aspetti una risposta, qui. Non sono io quella che ricorda cinque Serie di storia e il passato dei vecchi abitanti del mondo.
Mi alzo: non posso dormire e nemmeno restarmene a letto a rimuginare sull'esistenza. Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti pericoli, è la fonte di tutte le Minacce e, insieme alle Rovine e alle Cascate, nasconde il Confine.
Mi siedo sul davanzale di pietra fredda, le gambe penzoloni nel vuoto.
Un paio di occhi gialli grandi come padelle iniziano a fissarmi dall'ombra e io, come se fosse la cosa più normale del mondo, scoppio a ridere. Mi rotolo sul davanzale tenendomi la pancia con le mani e cercando di non cadere giù. Mi ricompongo, ancora con le lacrime agli occhi, e saluto gli occhi con la mano.
-Come ve la passate, Programmatori?- sussurro provocandoli -Un Erede che non sa volare? Seriamente? Lo sapete, o almeno dovreste, ci vuole ben altro per fermarmi.
Un tuono rompe il silenzio e un fulmine mi cade praticamente davanti e un attimo dopo gli occhi non ci sono più.
-Che paura!- esclamo ironica, ma il mio tono torna greve -Niente fulmini, okay? Ne ho già avuti abbastanza l'altra volta. Ma non mi troverete impreparata alla prossima Minaccia. Lo addestrerò a combattere, gli insegnerò a volare, lo proteggerò durante ogni mio singolo respiro. Fino alla morte.
Il bosco rimane muto, forse sono riuscita addirittura a togliere le parole di bocca ai Programmatori, o forse li ho fatti incazzare talmente tanto che stanno progettando il modo di uccidere il mio Cento.
"Aspetta, aspetta un attimo, Zero. Il tuo Cento? Modera il linguaggio e ricordati le regole che tu stessa hai stabilito: 1) mente lucida; 2) cuore gelido; 3) priorità: sopravvivere."
Scuoto la testa, come per scacciare un pensiero fastidioso e torno a letto. Senza accorgermene, mi addormento profondamente.
-Lo ammazzeremo...- una voce risuona intorno a me. I Programmatori, i Programmatori hanno intenzione di uccidere Cento.
-Non lo avrete mai!- urlo al denso buio che mi circonda -Non lo avrete mai! Lo proteggerò fino alla morte e anche oltre. Vi farò dannare. Provate soltanto a sfiorarlo e vi sterminerò uno per uno. Lo addestrerò, le Minacce non riusciranno a scalfirlo minimamente.
-Non sa volare.- mi schernisce la voce con pungente acidità.
-Glielo insegnerò.- rispondo con prontezza -Non potrete nulla contro di noi.
La voce ride: una risata fredda e malvagia che risuona nel buio che mi circonda, riempiendolo del suo potere.
-Oh, Hannah Zero, come sei sciocca! Non hai ancora capito, piccola stupida? I Programmatori, attraverso le Minacce, distruggeranno il tuo patetico 'noi'.
-NOOO!!!- urlo svegliandomi e tirandomi a sedere di scatto. Pochi attimi dopo, qualcuno bussa alla porta della mia camera.
-Hey, Zero, tutto okay?- è Cento -Posso entrare?- sembra preoccupato.
-Sto bene, è tutto apposto.- la porta si apre di uno spiraglio e lui scivola in camera -Ti ho detto che sto bene, Cento, era solo un incubo. Non mi pare di averti dato il permesso di entrare in camera mia.
Si stende accanto a me sul letto, lui sopra le coperte e io sotto. E' a petto nudo ma decido di non dare peso alla cosa.
-Ti è mai passato per la testa di chiedere il permesso di stenderti sul mio letto, Cento?- chiedo piccata incrociando le braccia al petto.
Lui intreccia le dita dietro la nuca, chiude i suoi occhi inquietanti e, per tutta risposta, dice: -Raccontami dell'incubo, Zero.
-Non sei nessuno per darmi ordini, Erede che non vola.- ribatto acida. Tasto dolente: spalanca l'occhio rosso e lo punta su di me. Fa inquietudine il suo sguardo che riluce nel buio della stanza.
-Ripetilo.- mi sfida con la voce venata di rabbia.
-Hannah Zero non si ripete. Chiudi quell'occhio, fai paura.
Ho superato il limite, tra qualche attimo mi si scaglierà addosso e cercherà di strangolarmi... invece mi sono sbagliata: chiude l'occhio. Per un attimo gli trema il labbro in un modo che giudicherei infantile se non fosse per il terribile senso di colpa che si è impossessato di me e una lacrima, una sola, gli lascia le ciglia.
-Scusa.- sussurra asciugandosi gli occhi e alzandosi -Scusa. Mi ero sbagliato. Ti credevo diversa. Scusa, colpa mia, cercherò di non ripetere l'errore.
Si passa una mano tra i capelli corvini e si morde il labbro, cercando di fermare le lacrime che stanno seguendo la prima.
-Cento.- lo fermo un attimo prima che abbassi la maniglia.
-Non mi parlare, Zero, sono solo un debole, un Erede che non sa nemmeno volar...
-Cento.- lo interrompo battendo con la mano sul letto, accanto a me. Lui, tenendo lo sguardo basso e coprendo gli occhi con un ciuffo di capelli, si siede. Gli poso una mano sulla clavicola e lo costringo a stendersi.
-Sono un totale disastro, sono il Cento peggiore di tutte le Serie.- sussurra, più a se stesso che a me.
-Zitto.- dico con un tono che non ammette repliche.
-E' facile per te, sei una Zero. Io sono solo uno stupido Cento che non sa nemmeno volare. Sono inutile.- la sua voce trema pericolosamente.
-Tu non sei inutile, tu ricordi. E comunque, imparerai a volare e a combattere decentemente e diventerai anche tu uno Zero.- dico e, vedendo che le mie parole non sortiscono nessun effetto, aggiungo: -Sei già piuttosto bravo con quella frusta.
Lui sorride, un sorriso stanco e tirato ma pur sempre un sorriso.
Mi stendo e chiudo gli occhi. L'unico suono udibile è il lieve frusciare delle foglie mosse dal vento che soffia leggero trasportando svogliatamente qualche nuvoletta sonnacchiosa.
D'un tratto sento Cento rivoltarsi un po' nelle coperte e capisco che si è messo su un fianco. Prende ad accarezzarmi con delicatezza il viso, disegnandomi ghirigori immaginari sulle guance, sugli zigomi, sugli occhi, sul naso, sul mento, sulla fronte, sulle labbra... mi abbandono al suo dolce tocco rilassante ma, proprio quando mi sto per addormentare, lui si ferma con le dita sulle mie labbra.
-Posso tornarmene a letto senza che tu soffra ancora di incubi, Zero?- mi sussurra ad un orecchio con una nota scherzosa nella voce.
-Te lo posso concedere, Cento.- ribatto con aria altezzosa, sorridendo un attimo dopo. Le sue dita lasciano le mie labbra, lo sento alzarsi e abbassare la maniglia.
-Grazie...- sussurro prima di cadere addormentata con un sorriso, cogliendo nelle coperte il suo profumo.
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Gli Eredi di Peter Pan
FantasyTratto dal testo: Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti peri...