-Il Signor Brown mi ha mandato da te. Ha detto che ti avrei trovato qui.
"Maledizione." penso "E' il nostro posto, questo. Nostro!"
-Cosa vuoi? Un motivo per non suicidarti? Non ce ne sono, procedi pure.- ribatto acida -Un Erede che non sa volare... sei una vergogna per la nostra stirpe. Fai schifo, Cento. Ucciditi.
Fai schifo, Cento. Ucciditi. Stesse parole. Stessa cattiveria. Stessi demoni che arrivano dal mio Inferno personale per infestare questo incubo ad occhi aperti.
-E' questo che ti dicevano i tuoi amichetti della Serie precedente?- chiede Ethan come se pensasse di potermi capire. Comincio ad odiare la sua voce così calda e rassicurante che, ci scommetto, farebbe sciogliere qualunque ragazza. Purtroppo per lui, la mia parte che si scioglie è morta con il mio unico amore.
-Sì.- rispondo in un sussurro.
"Cosa stai facendo, Zero?!" mi urlo mentalmente "Hai deciso di firmare la tua condanna a morte? O stamattina ti sei bevuta il cervello nel cocktail di gamberi? Svegliati!"
Prendo un respiro e mi alzo. Non lo guardo ma mi sento i suoi brillanti occhi diversi... ehm... i suoi occhi addosso; il suo sguardo mi trafigge.
Senza farmi vedere, vesto di nuovo la mia maschera di indistruttibile di impassibile menefreghismo.
-Cosa cazzo vuoi, Cento?- chiedo secca, la mia voce non tradisce alcuna emozione. Lui non si scoraggia e ribatte: -Ti sei fatta il lavaggio del cervello, Zero? Sei la mia allenatrice.
Arriccio il naso spruzzato di lentiggini che somigliano a gocce di pioggia ematiche e sputo con disprezzo: -Non farò da balia ad uno storpio che non sa nemmeno fare ciò per cui è nato. Impara a volare, fallito. Ne riparliamo dopo che ti avrò insultato talmente tanto che, provando a decollare, ti butterai dal terzo piano. Muori.
Mi odio. Mi odio per ogni parola che pronuncio, ogni parola che stilla sangue vermiglio dal mio piccolo cuore nero. Non merita tutto questo così come non lo meritavo io.
"Scusa, Ethan, scusa davvero."
Ma non può sentire i miei pensieri. Peccato. O forse così è meglio per lui: se sentisse ciò che penso mi considererebbe, oltre a lunatica, anche profondamente infelice. Sarebbe un problema, perché io sono veramente così.
-Strano.- dice lui. "Cosa c'è di strano a parte un'infinita incoerenza in questo mondo bipolare?" -Non ho ricordo di un Cento che sia morto prima della sua prima Minaccia.
-Cosa?!- quasi urlo. Mi volto di scatto, frustando l'aria con il nido di vespe rosso che ho il coraggio di chiamare 'capelli'.
-Come sai delle Minacce? Te ne ha parlato il Signor Brown?- improvvisamente il mio tono di voce si è fatto gentile. Mi compatisco da sola per quanto io sia falsa con tutti e, più che con chiunque altro, con me stessa.
"Okay, Zero, finiscila con l'autocommiserazione."
Ethan mi dà le spalle e si esamina attentamente le unghie alla vana ricerca di imperfezioni. Che vanitoso! Un raggio di luce filtra tra l'arco di foglie illuminandogli i lineamenti e facendolo sembrare bellissimo. Ho detto 'sembrare'! Che tu sia maledetto, Ethan Cento! Tu e la tua meravigliosa postura da dio greco.
-No. Me lo ricordo. Io so.- dice con aria noncurante. Ma non ha capito che è una miniera d'oro di informazioni? Potremmo battere definitivamente i Programmatori!
-Penso che tu mi debba delle scuse.- butta lì, come se stesse spiegando a Susanne i principi della fisica, come se fosse una cosa ovvia.
"Ethan Cento fa il prezioso." penso con un ghigno "Il principino vuole che mi scusi."
-Aspetta e spera.- ribatto senza cancellare dal mio viso quell'odioso ghigno sadico che ho a lungo perfezionato quando ero ancora una Cento -Come sai delle Minacce?
-Aspetta e spera.
Alzo gli occhi al cielo. Dio, quanto lo odio!
Decido di tornare sui miei passi: -Okay, okay. Forse ho esagerato ma..- lui mi interrompe: -Solo 'forse'? Zero, tu sei stata spudoratamente maleducata. A me del fallito non lo dai, chiaro? Dobbiamo esistere contemporaneamente; abbiamo la sfortuna di condividere un lasso di vita e non ho l'intenzione di passare il mio tempo a cercare di scannarci a vicenda. Quindi ora le opzioni sono due: collaboriamo, oppure tentiamo di ucciderci l'un l'altra finché uno dei due non muore. Tregua?
Mi porge la mano.
Rimango basita. L'ultima ramanzina a cui mi hanno sottoposto è stata un paio di Minacce fa, quando ho fatto esplodere una specie di edificio che non è mai servito a niente che il Signor Brown ha chiamato 'distributore di benzina'. Cosa ce ne facciamo della benzina, noi?
Guardo Ethan con aria di sfida.
-Tu ricordi. Sbaglio?- chiedo, senza la solita sfrontatezza che persiste quasi sempre nella mia voce. Lui annuisce.
-Ti addestrerò. Ma tu dovrai raccontarmi tutto, ogni singolo ricordo, ogni briciola di passato. Ma non devi mai, mai, mai e poi mai dirlo al Signor Brown. Lui non vuole.- lascio il discorso sibillino in sospeso -Abbiamo un patto?
Ci stringiamo la mano. Gli giro il polso con un gesto secco e gli storco il braccio dietro la schiena. Si lascia sfuggire un lamento di dolore che accolgo con un ghigno.
-D'ora in poi comando io, non osare contraddirmi. Pretendo obbedienza cieca, Cento. Siamo intesi?
-E il nostro patto?- geme, miagolando come un micetto cui hanno rubato il latte. Non ho mai visto un Erede di Peter che mi abbia fatto così pena.
-Siamo intesi?- sbraito torcendogli più forte il polso.
-Sì, sì. Lasciami andare, ti prego.- implora.
"Come farò ad addestrare un bambino come lui? Non ha un briciolo di... qualunque cosa serva ad un Erede." mi dico lasciandolo andare.
Spicco il volo, abbandonando un Cento piagnucolante che si regge il polso a cui devo aver provocato una brutta storta.
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Angolo Autrice
Come promesso, eccovi l'aggiornamento. Buon martedì (non ha senso augurarlo, è solo un martedì). Una volta finito il mio sclero giornaliero... Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando
tante stelline e commentini.Byyyyyyyyyyyyyyyyyeeeeeeeeeeeee
Volpe Nera
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Gli Eredi di Peter Pan
FantasiTratto dal testo: Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti peri...