Capitolo 12: Bipolarità

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Mi sveglio con Cento che mi accarezza dolcemente una guancia abbracciandomi da dietro. Mi volto verso di lui e gli sorrido. Ethan arriccia le labbra nel suo modo particolare di sorridere e mi sento realizzata.

-Pronto per ammazzare la tua prima Minaccia?- chiedo a mezza voce lasciandogli un bacino sul naso.

-Buongiorno anche a te, Zero.- dice come tutta risposta e mi abbraccia, rotolando finché non me lo ritrovo sopra a quattro zampe. Mi aggrappo a lui con braccia e gambe e mi bacia.

-Sai, Zero- mormora sulle mie labbra -quando ci sei tu gli incubi sono solo un lontano ricordo.

Il mio sorriso sparisce.

-Soffrivi di incubi, vero?- chiedo staccandomi da lui e passandogli un dito sotto gli occhi, dove si notano visibili occhiaie violacee.

Annuisce e si alza. Si passa una mano tra i capelli, nervoso, e inizia a camminare avanti e indietro per la stanza.

-Non so neanche perché te l'ho detto!- esplode buttandosi sul letto a faccia in giù. Prendo a giocare con i suoi capelli, arrotolandomeli intorno alle dita.

-Lo so io.- Ethan si volta a guardarmi -Sei il mio Cento e io sono la tua Zero.

-Non credo che i miei incubi rientrino nell'addestramento.- commenta amaramente sollevando appena la testa per permettersi di respirare.

Prendo a disegnare arabeschi immaginari sulle sue spalle nude, facendolo rabbrividire.

-Se non riesci a dormire poi non sei vigile durante l'addestramento e non riesci ad imparare nulla. E io, per svegliarti, ti devo dare un bacio.- poi aggiungo, con un sorriso malizioso: -Non che la cosa mi dispiaccia troppo...

Sorride appena, ma torna subito serio.

-Quindi...- mormora mordendosi il labbro inferiore, come fa quando è nervoso, triste o preoccupato. Uffa, io e solo io posso mordergli le labbra.

-Quindi...- ripete -Quindi... fra noi cosa c'è? Addestramento?

-Questo quindi è solo addestramento?- chiedo voltandolo con un gesto brusco e baciandolo sulle labbra.

-Tu mi farai impazzire, bimba.- sussurra sulle mie labbra e il suo dolce profumo di menta mi avvolge.

-Mi spieghi come fai ad essere sempre così attraente?- mormoro ricoprendolo di baci.

-Sapessi...- risponde con aria accattivante mordicchiandomi il labbro. Sorrido e mi allontano da lui. Lo prendo per mano e apro la porta. Lewis sgrana gli occhi vedendoci uscire dalla stessa camera insieme e balbetta: -Per... perché mi sembrate due amanti che si baciano in segreto?

-Perché hai bisogno di un paio di occhiali, Tre.- rispondo lasciando la mano di Ethan e precedendolo al piano terra. Durante la colazione gli sussurro: -Oggi la giornata sarà più lunga del solito. Preparati al peggior allenamento che tu abbia mai fatto.

Mi guarda preoccupato ma annuisce.

Dopo essermi lavata e vestita, mi armo, prendo un libro e volo verso l'edificio abbandonato in cui Ethan ha svolto il suo primo allenamento. Appena atterro e Cento, che era già arrivato, nota il libro, chiede: -Perché?

-Sei tu quello che deve allenarsi.

-Ma sei tu quella che deve allenarmi.- mi fa notare senza troppa gentilezza.

-Appunto.- mi siedo per terra, apro il libro e inizio a leggere -Fai cinquecento flessioni.- aggiungo senza neanche guardarlo, e lui mi fissa strabiliato.

-Non mi hai sentito? Oppure sei scemo? Fai cinquecento flessioni.- ordino lanciandogli un'occhiataccia.

Lui continua a non fare nulla. Mi alzo in piedi, abbastanza seccata, e gli urlo in faccia: -Che hai, Cento, non sai contare fino a cinquecento? Non è un mio problema. E ora inizia. Subito!

Lui inizia.

-E conta sottovoce che sto leggendo.- lo apostrofo sedendomi di nuovo.

Tra flessioni, addominali, piegamenti, corsa e stretching Cento arriva a fine giornata distrutto e con un odio verso di me indescrivibile.

-Può bastare.- dico quando non riesco più a leggere per il continuo ansimare di Ethan. Tenendo conto del fatto che non gli ho dato un attimo di tregua, ha un'ottima resistenza. Lui si alza in piedi e barcolla.

-Piano, piano.- esclamo lasciando cadere il libro e sorreggendolo. Non volo tornando indietro, lo accompagno via terra fino a casa camminando lentamente per tenere il suo passo stanco.

Appena arriviamo nel grande prato privo di alberi o cespugli antistante la casa gli dico con voce atona: -Tu vai a farti una doccia, dopo ti porto qualcosa da mangiare. Cerca di dormire.

Volo via e entro in cucina dalla finestra. Sento il Signor Brown e Petunia parlottare nella stanza accanto: -...sera prepara gli spaghetti.

Inizio ad aprire un cassetto dopo l'altro alla ricerca di qualcosa da portare a Cento. Petunia mi ammazzerebbe se mi vedesse, non vuole che mangiamo fuori pasto. Se vedesse la scorta segreta di cioccolato che ho nascosto nel doppiofondo dell'armadio... Apro un cassetto e finalmente trovo qualcosa: prendo una bottiglia di spremuta d'arancia rossa, mi riempio le tasche di cioccolatini e arraffo anche qualche biscotto. Sento aprirsi la porta della stanza accanto e volo via in tutta fretta. Lascio tutto il 'bottino' sul davanzale della finestra che Cento ha coscienziosamente lasciato aperta e me ne torno in camera mia a leggere finché Aurelia non ci chiama per la cena. Scendo le scale senza neanche volare e mi lascio cadere sulla sedia. Cento non c'è ma la cosa non mi sorprende.

-Ethan?- chiede Susanne mentre Michelle Sessantasei le riempie il piatto di spaghetti al pomodoro.

-Dorme.- rispondo iniziando a mangiare.

-Allora, Hannah- inizia il Signor Brown -non ci hai più raccontato dell'allenamento. Come procede?

-Discretamente.- non è una vera risposta ma non me ne frega nulla.

-Discretamente?- ripete l'uomo -Mi aspetto il massimo da voi due, Zero.

Zero? Mi ha sempre chiamata Hannah, anche quando mi sgridava. Qua sta per succedere qualcosa di strano: Gralichi che attaccano senza motivo, un Erede che non sa volare, il Signor Brown che mi chiama per numero...

-Ci impegneremo di più.- mormoro abbassando il capo. Ho caldo. Sono restata tutto il giorno a leggere sotto il sole rovente senza neppure un goccio d'acqua. Un refolo di vento entra dalla porta superando l'inutile zanzariera. Mi godo l'aria fresca e il mio respiro caldo che fruscia unendosi ad essa.

Mi alzo di scatto, quasi rovesciando la sedia, e mi volto per andare di sopra ma Petunia mi ferma: -Dove pensi di andare, delinquente?

Per un attimo mi irrigidisco e temo che abbia scoperto il mio piccolo furto. Comincio a sudare freddo. Non può mettermi in punizione, stanotte Ethan dovrà combattere la sua prima Minaccia e devo aiutarlo, non sa nemmeno volare...

-Voi mi fate cucinare come una matta e poi neanche mangiate!- strilla la donna in preda ad una crisi isterica e io tiro un sospiro di sollievo.

-Finisco io la pasta di Hannah!- si offre la piccola Susanne, il nasino rosso di sugo al pomodoro. Le rivolgo un sorriso e le faccio l'occhiolino, con il risultato che la bambina prova ad imitarmi ma non ci riesce, quindi strizza tutti e due gli occhietti castani e tuffa la testolina ricciuta nella pasta.

Salgo le scale e torno in camera mia. Senza accorgermene, mi addormento.

Gli Eredi di Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora