Capitolo 7: Gralichi

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-Zerooo...- sussurra dolcemente Cento e sento il suo fiato profumato di menta sfiorarmi le labbra. Apro gli occhi e mi ritrovo il ragazzo a meno di dieci centimetri dal viso. Ignoro la cosa e mi volto a pancia in giù, tuffando la faccia nei guanciali. Con la voce impastata dal sonno e attutita dai cuscini, biascico: -Va' via, Cento, questa è camera mia e non mi pare di averti dato il permesso di entrare.

Per un po' resta in silenzio, le mani ai lati della mia testa.

-Zerooo...- chiama nuovamente soffiando sulla pelle del mio collo, provocandomi una scia di brividi -Zero, sei una dormigliona. Alzati o ti trascino via io. La colazione è pronta e Aurelia mi ha mandato a chiamarti; le sue esatte parole sono state: 'Se non si alza sei autorizzato a caricartela in spalla a forza e a trascinarla qui.'

Mi volto verso di lui e incateno il mio sguardo indeciso ai suoi occhi inquietanti.

-Non lo faresti mai.- non vorrebbe essere una sfida ma lo sembra -Hai troppa paura di me. Sai che non te lo perdonerei mai.

Cento scrolla le spalle e risponde: -Me ne farò una ragione.

Poi, prima che possa darmi il tempo di realizzare cosa stava facendo e di reagire, mi si carica in spalla e attraversa baldanzoso la soffitta mentre io scalcio e gli tiro pugni sulla schiena cercando di liberarmi. Lui mi tira uno schiaffo sul sedere, intimandomi di stare ferma, ma io non lo ascolto e provo, invano, a sciogliermi dalla sua stretta.

-Lasciami!- strillo con voce acuta -Ti renderò la vita impossibile, Cento.

-Sai che non riuscirai a liberarti, Zero.- dice, poi scendendo le scale aggiunge: -Voglio proprio vedere le tua faccia e quella degli altri dopo questa bella figura di merda che ti faccio fare.

Per un attimo smetto di divincolarmi.

-Per favore, Cento, mettimi giù.- domando gentilmente. Lui ride e ribatte: -Neanche se mi paghi.

Riprovo a spiccare il volo ma lui, tenendomi ben stretta, entra in cucina.

-Ecco la nostra Hannah Zero!- esclama Vanessa dando il via ad un applauso. Aurelia ride. Cento mi lascia cadere sulla sedia a capotavola e si siede accanto a me.

Gli rivolgo uno sguardo di fuoco e lui sorride, un luccichio divertito che brilla nell'occhio color ghiaccio.

-Io ti strangolo, Cento.- sussurro prima di iniziare a rincorrerlo intorno alla tavola -Ti farò pentire di ciò che hai fatto, Cento.

Lui si ferma dall'altra parte del tavolo, pensando di essere al sicuro. Povero illuso! Spicco il volo sopra piatti e bicchieri, raggiungendolo e costringendolo con le spalle al muro. Lui continua a sorridere con quel suo strano sorriso: l'angolo sinistro delle labbra inclinato verso l'alto e quella scintilla maliziosa che gli danza negli occhi, come il riflesso di un raggio di sole in una cascata di acqua cristallina.

Continuo ad avvicinarmi e, quando sono a un centimetro dalle sue labbra lui sussurra: -Visto, Zero? Tu non vuoi farmi del male. E io avrei anche un'ipotesi sul perché.

"Come osa?! Ma chi si crede di essere?!"

Gli tiro una ginocchiata in pancia e quando lui si piega in due ne approfitto per assestargli una gomitata sulla nuca, intontendolo e facendolo cadere a terra.

-Dicevi, Cento?

Torno a sedermi tra le risatine generali. In quel mentre entra Mrs. Olimpia a braccetto con il Signor Brown che, sentendo la confusione, mi rifila un'occhiataccia delle sue. Alzo gli occhi al cielo mentre i due si siedono.

-Cosa hai combinato questa volta, cara?- mi chiede versandosi il caffè e buttandoci dentro sette zollette di zucchero bianco -Dovresti imparare da Ethan. Lui sì che è educato. Avete già fatto amicizia, voi due?

Gli Eredi di Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora