-Zerooo...- sussurra dolcemente Cento e sento il suo fiato profumato di menta sfiorarmi le labbra. Apro gli occhi e mi ritrovo il ragazzo a meno di dieci centimetri dal viso. Ignoro la cosa e mi volto a pancia in giù, tuffando la faccia nei guanciali. Con la voce impastata dal sonno e attutita dai cuscini, biascico: -Va' via, Cento, questa è camera mia e non mi pare di averti dato il permesso di entrare.
Per un po' resta in silenzio, le mani ai lati della mia testa.
-Zerooo...- chiama nuovamente soffiando sulla pelle del mio collo, provocandomi una scia di brividi -Zero, sei una dormigliona. Alzati o ti trascino via io. La colazione è pronta e Aurelia mi ha mandato a chiamarti; le sue esatte parole sono state: 'Se non si alza sei autorizzato a caricartela in spalla a forza e a trascinarla qui.'
Mi volto verso di lui e incateno il mio sguardo indeciso ai suoi occhi inquietanti.
-Non lo faresti mai.- non vorrebbe essere una sfida ma lo sembra -Hai troppa paura di me. Sai che non te lo perdonerei mai.
Cento scrolla le spalle e risponde: -Me ne farò una ragione.
Poi, prima che possa darmi il tempo di realizzare cosa stava facendo e di reagire, mi si carica in spalla e attraversa baldanzoso la soffitta mentre io scalcio e gli tiro pugni sulla schiena cercando di liberarmi. Lui mi tira uno schiaffo sul sedere, intimandomi di stare ferma, ma io non lo ascolto e provo, invano, a sciogliermi dalla sua stretta.
-Lasciami!- strillo con voce acuta -Ti renderò la vita impossibile, Cento.
-Sai che non riuscirai a liberarti, Zero.- dice, poi scendendo le scale aggiunge: -Voglio proprio vedere le tua faccia e quella degli altri dopo questa bella figura di merda che ti faccio fare.
Per un attimo smetto di divincolarmi.
-Per favore, Cento, mettimi giù.- domando gentilmente. Lui ride e ribatte: -Neanche se mi paghi.
Riprovo a spiccare il volo ma lui, tenendomi ben stretta, entra in cucina.
-Ecco la nostra Hannah Zero!- esclama Vanessa dando il via ad un applauso. Aurelia ride. Cento mi lascia cadere sulla sedia a capotavola e si siede accanto a me.
Gli rivolgo uno sguardo di fuoco e lui sorride, un luccichio divertito che brilla nell'occhio color ghiaccio.
-Io ti strangolo, Cento.- sussurro prima di iniziare a rincorrerlo intorno alla tavola -Ti farò pentire di ciò che hai fatto, Cento.
Lui si ferma dall'altra parte del tavolo, pensando di essere al sicuro. Povero illuso! Spicco il volo sopra piatti e bicchieri, raggiungendolo e costringendolo con le spalle al muro. Lui continua a sorridere con quel suo strano sorriso: l'angolo sinistro delle labbra inclinato verso l'alto e quella scintilla maliziosa che gli danza negli occhi, come il riflesso di un raggio di sole in una cascata di acqua cristallina.
Continuo ad avvicinarmi e, quando sono a un centimetro dalle sue labbra lui sussurra: -Visto, Zero? Tu non vuoi farmi del male. E io avrei anche un'ipotesi sul perché.
"Come osa?! Ma chi si crede di essere?!"
Gli tiro una ginocchiata in pancia e quando lui si piega in due ne approfitto per assestargli una gomitata sulla nuca, intontendolo e facendolo cadere a terra.
-Dicevi, Cento?
Torno a sedermi tra le risatine generali. In quel mentre entra Mrs. Olimpia a braccetto con il Signor Brown che, sentendo la confusione, mi rifila un'occhiataccia delle sue. Alzo gli occhi al cielo mentre i due si siedono.
-Cosa hai combinato questa volta, cara?- mi chiede versandosi il caffè e buttandoci dentro sette zollette di zucchero bianco -Dovresti imparare da Ethan. Lui sì che è educato. Avete già fatto amicizia, voi due?
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Gli Eredi di Peter Pan
FantasiTratto dal testo: Apro la finestra che dà sul giardino posteriore delimitato da una recinzione di ferro arrugginito dipinto di bianco dalla vecchia vernice che si scrosta e, oltre, il bosco. Nero, minaccioso, proibito. Il bosco nasconde molti peri...