Diploma- Elsa

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Caro diario,
ci diplomavamo! Era il grande giorno e non vedevo l'ora che arrivasse mezzogiorno così da poter ritenermi totalmente libera dal liceo. Erano passate alcune settimane dal compleanno di Anna e tutto filava liscio come l'olio. Gli esami li avevo superati senza troppi problemi e con i massimi voti. Jack era riuscito a superare il test per diventare una leggenda! Per le vacanze ritornerà da Nord e tutti gli altri per festeggiare.
Ero pronta. Afferrai la borsetta e mi diressi in mensa per fare colazione. Dopo aver preso un croissant e una tazza di tè mi diressi al tavolo con tutti i miei amici.
-Ciao, diplomata!- mi salutò raggiante Flynn. Era seduto accanto a Punzie e le cingeva le spalle con il suo braccio muscoloso.
-Salve!- risposi. Mi sedetti affianco a Jack.
-Emozionata?- mi chiese sorridente. Merida era davanti a noi con Hicc e continuavano a scambiarsi effusioni. Anna e Kristoff erano coinvolti in una conversazione con Astrid. In sala mensa si sentiva il profumo del diploma e di caffè bruciato.
-Tantissimo! Non vedo l'ora che arrivi mezzogiorno!- Gli baciai la punta del naso.
-Vacci piano! Non siamo mica fidanzati!- Risi, aveva ragione. Aveva utilizzato la mia stessa tortura.
-Va bene, allora dopo nessun genere di bacio di buona fortuna.- lo stuzzicai, bevvi un sorso di tè.
-Forse per quello sono disponibile.- Risi e lo coinvolsi nella mia allegria.
Quest'anno il discorso di fine anno lo avrebbe tenuto Isabelle, era la migliore della nostra classe, almeno sarei riuscita a vederla. Mi mancava passare del tempo con lei. Dovevo smetterla di pensare a lei, stavo diventando ripetitiva e in più ogni volta che ci ripensavo mi deprimevo Oggi non mi sarei rovinata la giornata.
Uscimmo dalla mensa. Ritornammo nelle nostre stanze per cambiarci per la cerimonia.
Ci dirigemmo nel giardino della scuola, al centro c'era un enorme palco con un tavolo ricolmo di attestati arrotolati e legati da un nastro azzurro, affianco al tavolo si trovavano alcune sedie per i professori. In un muretto era stato appeso un cartellone con sopra scritto la classe e l'anno, il tutto circondato da palloncini azzurri. Due gruppi di sedie pieghevoli bianche erano appostate in modo ordinato di fronte al palco e creavano un piccolo corridoio centrale. Tutti presero posto, le tuniche celesti erano un po' ingombranti e fastidiose ma riuscimmo a sederci. Il preside della scuola iniziò il suo inifinito discorso su quanto questi anni fossero stati importanti e divertenti per tutti quanti. Finalmente chiuse qualla bocca da trota e iniziò a chiamare i vari studenti per consegnargli il diploma.
-Hiccup Haddock, Lucy Helis...- continuò per svariati minuti. Quando la lista terminò fece un sospiro di sollievo, si sistemò la cravatta e disse: -Ora vi invito ad ascoltare le parole di una vostra compagna, che ha affrontato questi quattro anni con impegno e voglia di fare. Un applauso a Isabelle Benils.- Le mani iniziarono a battere, accompagnando Isabelle sul palco.
-Non sono abituata a stare al centro dell'attenzione e sinceramente non mi piace.- Si vedeva che era a disagio, si torturava le falangi e si mordicchiava il labbro inferiore. -Questi quattro anni sono stati molto importanti e anche se molti si sono trasferiti qui al secondo, terzo o anche quarto anno, so che di certo avranno adorato le mura di quei corridoi, le risate e i pugni che qualche volta sono stati dati. Questa scuola ci ha preparati alla vita vera, ci ha insegnato il valore delle parole, ci ha raccontato che con impegno si può arrivare lontano, ci ha spiegato che la famiglia non deve essere necessariamente un legame di sangue. Qui abbiamo avuto un assaggio di quello che ci aspetterà, perciò vi invito e lanciare quei fastidiosi cappelli in segno di libertà dalle noiosissime lezioni del professor Howard, senza offesa, tutti adorano i suoi monologhi.-
Gli studenti afferarono i loro cappelli e li lanciarono in aria. Iniziammo a ridere di gioia, sollievo e tristezza. Jack mi afferrò e mi baciò sotto la pioggia di azzurro.
-Ti ricordo che non hai ancora aperto quel biglietto.-
Gli cadde un cappello in testa, rise con me. Ero felice e mi andava benissimo.




Il diario segreto di Jelsa 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora