La paura è una delle emozioni primarie dell'uomo. Essa può presentarsi in qualunque momento, sotto diverse forme e aspetti, suscitata da diversi motivi o situazioni, e può scatenarsi quando meno te lo aspetti. Nel momento in cui la paura si presenta, impetuosa, senza leggi e regole, rischi di perdere il controllo di te stesso, della ragione, finendo col seguire i tuoi impulsi. E potrebbero essere proprio questi a determinare la tua salvezza, o la tua fine.
Ed io, in quel momento, ero completamente ed irrimediabilmente terrorizzata. Il mio istinto mi ordinava di scappare, di correre il più lontano possibile, di mettermi in salvo; ma non riescivo a muovere un singolo muscolo.
Sembrava che non avessi più il controllo del mio corpo: ferma, immobile, con gli occhi spalancati dall'orrore per ciò che avevo difronte.
Il mio respiro accelerò, diventando affannoso. Stavo respirando in maniera incontrollata, come se i miei polmoni si fossero bloccati e iniziavo ad avere la sensazione di star soffocando. Avrei voluto urlare, liberare il panico che lentamente prendeva il possesso del mio corpo, ma le grida rimasero incastrate, impotenti, nella mia gola.
Il mio cuore batteva forte, troppo velocemente, tanto che il pensiero che potesse salirmi su per la gola mi sfiorò la mente.
Come ogni altra persona su questo mondo, almeno credo, avrei voluto vincere le mie paure bambine, quelle che da sempre mi portavo dentro.
Perché la paura è un emozione inutile, dannosa e compromettente. È un sentimento che ti imprigiona nel suo flusso di terrore, e se le dai la possibilità di ingannarti, essa non ti lascerà più andare. Vivrai nel terrore di ogni singola cosa, all'oscuro del mondo, e questa come potrebbe mai essere chiamata vita?
«Kat, ti senti bene?»
Quel richiamo improvviso, troppo vicino al mio orecchio, mi fece sobbalzare e l'urlo in stile Banshee che stavo trattenendo venne rilasciato dalle mie labbra senza alcuno sforzo o limite.
«Oh, sono io! Che ti prende?» Riconobbi immediatamente la voce di Ashton, il mio migliore amico, e cercando di concentrarmi sulla sua presenza accanto a me riuscii ad aprire gli occhi che, fino a quel momento, avevo sigillato. Ma mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio e rischiai quasi di lanciare un secondo grido. Se ne rese conto e, fortunatamente, si allontanò, non distogliendo però i suoi occhi di un verde cristallino dalla mia figura, probabilmente cercando di capire quali problemi mi affliggessero.
Spostai velocemente lo sguardo, assicurandomi di essere al sicuro da ogni pericolo, e rilasciai un sospiro di sollievo, allungando poi le mie braccia verso Ashton, lasciandomi cullare dal suo abbraccio.
«Cos'è successo?» mi domandò, allontanandomi da sé. Si passò una mano tra i riccioli color miele, cercando inutilmente di sistemarli: erano un cespuglio indomabile. Lo erano sempre stati, sin da quando lo conobbi da bambino, circa quattordici anni fa. Fu il mio primo vero amico e continuava ad esserlo. Mi era sempre stato accanto prendendosi cura di me e crescendo con l'età il nostro legame crebbe con noi. Se avessi dovuto usare una parola per descriverlo avrei usato "imbranato". Lo era anche troppo e, se da una parte, per questo, lo adoravo, dall'altra ero preoccupata che mi facesse diventare una sfigata.
Ashton mi scosse per una spalla, risvegliandomi dai miei pensieri, facendomi rendere conto di non aver ancora risposto alla sua domanda. Sospirai e mi stropicciai gli occhi, cercando di sopprimere l'imbarazzo in modo da potergli rivelare il motivo della mia angoscia.
«C'era una farfalla» sussurrai, rabbrividendo.
Il suo volto preoccupato mutò in un'espressione pressoché allibita e rimase in silenzio, gli occhi puntati nei miei, per interminabili secondi.
STAI LEGGENDO
Broken || Michael Clifford
Hayran KurguKatherine è un'adolescente come tante altre: va a scuola, studia, ed esce con gli amici. L'adolescenza è considerata l'età migliore della nostra vita, sono gli anni delle prime cotte e dei primi amori, le prime delusioni, le debolezze che vengono a...