Capitolo 7 - Non sei invitato

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Il weekend passò velocemente, probabilmente perché lo trascorsi in compagnia di mio papà, cosa che non facevamo da secoli, soprattutto a causa dei suoi duri orari di lavoro. La maggior parte del tempo, a casa, lo passava riposando. Per l'appunto non facemmo nulla di stancante o che prevedesse muoversi di casa: una maratona di Dexter - una serie tv che appassionava entrambi - sul divano. La pigrizia l'avevo decisamente ereditata da mio padre; a volte non potevo non domandarmi come fecero i miei genitori ad innamorarsi. Insomma, mia mamma era una donna piena di energie e voglia di fare, al contrario di mio padre che, se avesse potuto, avrebbe vissuto l'eternità sul sofà. Non che potessi biasimarlo dato che il mio pensiero era esattamente lo stesso.

Mancavano solamente due giorni a venerdì, il famigerato giorno della festa. A scuola non si parlava d'altro. Avevo chiesto ad Allison e Luke di non divulgare ancora il tema della festa, per ovvie ragioni. Era un po' stressante che le persone ci fermassero per chiedere continuamente, appunto, quale fosse, anche se avevamo ribadito più volte che non sarebbe stato annunciato fino all'ultimo.

Le lezioni erano finite, io ed Allison stavamo recuperando le nostre cose dagli armadietti. Cioè, io stavo recuperando le mie cose, lei si stava truccando. Chiusi il mio armadietto e mi ci appoggiai, voltandomi verso di lei. «Hai finito?» domandai, mentre lei sorrideva felice al suo riflesso e la causa era solo una: Raphaël Rolland, il nostro professore di educazione fisica. Prima della lezione era riuscita ad intrattenere una conversazione con lui e, ancora adesso, era esaltata.

«Hai finito?» ripetei mentre si osservava, alla ricerca di ogni minimo difetto, assumendo ridicole pose. Annuì distrattamente, poi disse: «Lo metto un rossetto?»

Non riuscii a non alzare gli occhi al cielo. «Stiamo andando a casa, Allison.»

Lei sventolò una mano. «Potrei incontrare Rolland, qua fuori. O la mascotte.»

«Quello che ti crede una vecchia zitella?» Per un attimo il suo viso si pietrificò, poi sbuffò, chiudendo finalmente il suo armadietto. «Non tiriamo fuori questo discorso» disse ed io alzai le mani in segno di resa. Certe volte era davvero permalosa.

Iniziammo ad incamminarci per il corridoio una accanto all'altra, ma venimmo allontanate quando un corpo si intromise tra noi due e un braccio mi circondò le spalle, mentre la risata inconfondibile di Luke mi arrivò alle orecchie. «Hola Chicas!»

Allison gli rifilò uno sguardo stralunato, per poi guardare me in cerca di supporto. «Si è innamorato della nuova prof di spagnolo» spiegai. Lui soffiò una risata, come a volermi smentire. «È una gran bella donna» ammise poi. «Su questo concordo» dissi, annuendo convinta, «Se non fossi etero probabilmente proverei a farmela.» Allison mi guardò dubbiosa, mentre Luke mi fece l'occhiolino. «Non fare quella faccia» esclamai, puntando un dito sul petto del mio amico, «Sappiamo entrambi che non aprirai le gambe.»

Lui sollevò le sopracciglia, sorpreso dalle mie parole. «Giochi sporco, Hoechlin.»

«In amore e in guerra tutto è lecito» dissi, scostandomi dalla sua presa.

«Amore? Ti piacerebbe» cinguettò alle mie spalle. Mi bloccai sui miei passi, voltandomi per guardarlo negli occhi; non tentai neanche di nascondere il mio stupore. «Mi sorprendi, VIP» mi complimentai, fingendo anche di tamponarmi una lacrima all'angolo dell'occhio. «Imparo in fretta» disse, sventolando la mano come a sminuire l'accaduto.

«Non sembra» disse una terza voce. Quella che odiavo di più al mondo. «Ancora non hai imparato che con quella» mi indicò, «stai sprecando il tuo tempo?» concluse, abbozzando un sorriso di scherno. Michael era a pochi passi da me e mi sorpresi di non essermi accorta della sua vicinanza a me o, quanto meno, della sua presenza in questo corridoio. Il suo sguardo era puntato su Luke e non accennava a distoglierlo, come se non volesse incappare neanche per sbaglio nel mio.

Broken || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora