Capitolo 1

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Prologo

  Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
  Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
  Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.

Capitolo 1

  Non ero mai brillata come ragazza, nonostante fossi bionda con occhi come il colore del cielo in una giornata estiva. Riguardo a popolarità, sono sempre stata una ragazza odiata, temuta o indifferente, forse per il caratteraccio che mostravo a tutti coloro che avevano la presunzione di farmi sentire una nullità, o forse per il semplice fatto che non mostravo il mio lato migliore a nessuno che non mi andasse a genio. Certo, quando volevo sapevo essere simpatica, cordiale e gentile con tutti, ma non mi aprivo mai troppo a fondo, cosa che avevo imparato a fare nei miei quasi ventidue anni di vita.
  Avevo capito che mostrare il proprio lato dolce e le proprie debolezze a tutti, portava solo tanto dolore e tantissime delusioni. Fin da quando ero piccola i miei amichetti mi avevano sempre maltrattata e presa in giro per questo e crescendo le delusioni erano state sempre più grandi, fino a quando non diventai un pezzo di ghiaccio o, come dicevano i miei amici, la "Regina degli stronzi".
  Anche nel mio corso di studi universitari di biologia avevo molte persone che mi apprezzavano, ma molte di più alle quali non andavo a genio e altre alle quali ero totalmente indifferente. Ciò non mi toccava più di tanto.
  Nel mio gruppo di amici invece ero l'anima della festa. Ridevo, facevo battute ed ero molto propensa ad abbracci e baci e, a detta dei miei amici, ero uno degli ingranaggi principali che faceva girare il gruppo.
  In alcuni casi riuscivo a essere addirittura dolce, soprattutto se ero in compagnia del mio fidanzato storico, Mirko. Stavamo insieme da quasi quattro anni e lui, castano e occhi verdi, era uno dei miei amici più cari, il mio confidente, il mio amante. Ci eravamo conosciuti a una festa di alcune amiche che avevamo in comune ed era subito scoccata la scintilla. Con lui avevo scoperto l'amore e tutte le sue sfumature. E ne ero follemente innamorata.
  La mia vita era pressoché perfetta, o quasi. Mi mancavano una laurea, un buon lavoro, magari proprio il lavoro che tanto desideravo, ovvero fare la scrittrice, e allora sì che la mia vita sarebbe stata perfetta. Ma non avrei mai pensato che sarebbero bastati solo un paio di giorni per sconvolgerla completamente, e con essa i miei piani futuri. Senz'altro non avrei mai pensato che sarebbero stati proprio i personaggi dei miei amati libri a sconvolgerla in pieno e non avevo mai pensato, fino a quel momento, che il mio passato sarebbe tornato a bussare alla mia porta, portandomi in un mondo che a malapena conoscevo.
  -Allora, sabato sera che facciamo?- mi chiese la mia amica Erica, mentre con una mano teneva il suo cellulare e con l'altra cucinava parte della cena che avrebbe consumato con la sua famiglia.
  -Non lo so, pensavo il solito: serata tranquilla in un pub e tu, in preda ai fumi dell'alcol, che ti fai un sacco di figuracce.- risposi ridacchiando, mentre sfogliavo qualche pagina del nuovo libro appena comprato.
  -Ah-ah, davvero molto spiritosa.
  -Be', sta a te non ubriacarti fino a volerti disegnare gli occhiali col rossetto di Marika.
  Erica rise di gusto al ricordo della serata che avevamo passato durante una delle feste a casa mia, e non mancò di mandarmi a quel paese. Aveva i capelli biondi ricci che le arrivavano fino alle spalle e occhi blu intenso.
  -A proposito di Marika, Mirko come se la passa? In questi giorni lo vedo piuttosto giù di corda.- disse la mia amica tornando seria.
  -Non so come tu abbia fatto a collegare Marika a Mirko.- affermai ridacchiando.
  -Entrambi iniziano con la "m" e hanno anche una "k" nel mezzo. Il collegamento viene da sé.- rispose lei come se fosse ovvio.
  Scossi la testa sorridendo. Lei era la mia migliore amica, quella che consideravo alla pari di una sorella e per la quale mi sarei buttata in mezzo alle fiamme per lei, così come lei avrebbe fatto per me. Ovviamente lei non sapeva delle strane abitudini che avevo iniziato a prendere da qualche tempo a quella parte, perché, nonostante mi capisse fino in fondo, non ero convinta che in quella situazione mi avrebbe capito...
  Da qualche tempo ero solita ad avere una sete strana e insistente, ma l'acqua non mi soddisfaceva appieno, e solo quando mangiavo bistecche al sangue, praticamente crude e grondanti di sangue, mi sentivo meglio e in forze. Forse il mio subconscio mi stava giocando un brutto scherzo, vista la mia infanzia oscura e della quale non ero solita a parlare molto volentieri, men che meno con i miei genitori, figurarsi con un'amica cara.
  I miei genitori, Paola e Andrea Serafini, in realtà non erano i miei genitori naturali. I miei genitori erano di origine rumena e svizzera, che avevano avuto a che fare con strani riti pagani e oscuri, dei quali non avevo mai voluto approfondire l'argomento, e che avevano sostenuto di essere in tutto e per tutto degli esseri speciali ed erano stati uccisi brutalmente molti anni prima da un allevatore molto suggestionabile a quel tipo di storie. Probabilmente si trattava di riti inerenti all'adorazione del diavolo e al sacrificare vergini o altre cose inquietanti.
  Quando i miei genitori adottivi mi avevano rivelato la tendenza dei miei genitori naturali a questi rituali, un paio d'anni prima, ero scoppiata a ridere pensando che fosse uno degli scherzi tanto amati di mio padre, ma né lui né mia madre stavano ridendo. Erano davvero convinti che anche io, come loro, fossi un essere speciale. Se per speciale intendevano che mi amavano alla follia perché ero la loro adorata figlia, allora ci potevo credere.
  Lì per lì la cosa mi sembrò molto strana e pensai che forse si erano lasciati troppo coinvolgere da assurde storie di folklore e caccia alle streghe, ma con l'avvento della mia strana e insolita sete, un lato di me si stava facendo suggestionare da queste sciocchezze, molto belle e affascinanti, ma pur sempre sciocchezze.
  Non ne avevo ancora fatto parola con i miei genitori però, pensavo che non avrebbero capito così come non lo capivo nemmeno io.
  -Ehi! Serena, sei ancora lì?- mi urlò nell'orecchio Erica e mi risvegliai all'istante dal turbine dei pensieri, che mi aveva avvolta per un minuto buono.
  -Eh? Oh, sì scusami. Comunque Mirko si sta facendo sempre più buio e freddo nei miei confronti. Non vorrei che fosse ancora offeso per la discussione della settimana scorsa.- risposi, ripensando a come mi aveva del tutto ignorato mentre chiacchierava con una sua amica, della quale non sapevo nemmeno dell'esistenza, e della seguente discussione accesa che si era tenuta.
  -E' un maschio! Tornerà da te, ne sono certa.
  Le sue predizioni non sbagliavano mai, infatti scherzosamente la chiamavamo "La Veggente", ma quella volta si era sbagliata. E di grosso anche.

The Bloody and Dark PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora