Mi stavo allenando con i kindjal da un paio d'ore, quando mio zio entrò in casa e mi trovò.
-Come sei entrata qui?- domandò senza nascondere la sorpresa.
-Nascondere la chiave di riserva sotto lo zerbino non è tanto pratico. Sei in ritardo.- gli risposi senza smettere di menare fendenti all'aria.
-Serena... io... mi dispiace. Davvero, ma...
-Mi ha fatto male sapere che mi avete volontariamente esclusa da una cosa che mi riguardava, ma adesso è tutto sistemato. E ti chiedo scusa per il comportamento avuto ieri sera.- lo interruppi posando i kindjal e guardandolo negli occhi.
-Tutto sistemato? Non capisco...
-Ho detto a Stefan che ci sposeremo, ma solo quando mi spunteranno i canini. Almeno ho un po' di tempo per abituarmi all'idea.
Zio Wilhelm mi guardò visibilmente sorpreso. Si avvicinò e mi abbracciò d'impeto.
-Mi dispiace veramente tanto. È stato molto duro non parlartene e sono stato tentato più e più volte di farlo, ma non avevo scelta.- si scusò mio zio.
Lo strinsi forte e restammo per un bel po' abbracciati.
-Sei una ragazza forte, non avrei mai dovuto sottovalutarti.- aggiunse con infinita tenerezza.
-Anche io mi sottovaluto molto spesso.
-Non dovresti. - rispose baciandomi la testa. -Non sai quanto sei coraggiosa e vorrei che non fossi obbligata a sposarlo.
-Lo so, ma non ci sono vie d'uscita. Devo farlo e basta. Quando ho deciso di diventare principessa, indirettamente ho anche deciso di sposare Stefan.
Sembrava terribilmente dispiaciuto, perché non voleva che soffrissi e perché probabilmente aveva i miei stessi timori riguardo a Stefan. Solo in quel momento mi resi conto che per lui era stata dura lasciarmi andare e farmi crescere lontano da lui, ma era deciso a recuperare tutti quegli anni che aveva perduto.
Terminata la nostra lezione, tornai a casa e trovai i miei genitori intenti a cucinare. Quando mi videro mi riservarono uno sguardo colpevole.
-Serena, noi...
-Mi dispiace.- li interruppi. -Sono stata stupida ad andarmene in quel modo, ma... mi sono sentita tradita. Mi avete nascosto una cosa che riguardava me personalmente, che riguardava il mio futuro e... non ci ho visto più. Vi chiedo scusa per il mio comportamento da immatura.
Mia madre mi abbracciò d'impeto con gli occhi pieni di lacrime e lo stesso fece mio padre.
-Tesoro, ci dispiace di averti nascosto questa clausola, ma eravamo convinti, così come lo erano i tuoi genitori, che non avresti voluto mai sposare Stefan. Speriamo che un giorno tu possa imparare ad amarlo, così come ci speravano Astrid e Marius.- disse mia madre.
-Ti amiamo molto. Spero che Stefan si riveli una persona migliore di quanto lo siano suo padre e il resto della sua famiglia, anche se ho qualche dubbio.- aggiunse mio padre.
-Ho deciso di sposarlo quando si svilupperanno i miei canini.
Quando lo seppero, rimasero sorpresi tanto quanto mio zio, ma erano decisamente più preoccupati.
-Per quanto Stefan si comporti bene con te e con noi, non possiamo sapere con certezza quali siano le sue vere intenzioni.- disse mio padre.
-C'è forse un'altra possibilità?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta. -E' una cosa che devo fare, almeno ho un po' di tempo per conoscerlo. Magari inizierà a confidarsi, diventeremo amici e col tempo forse imparerò ad amarlo.
-Lo spero vivamente.- rispose mia madre.
-Qualunque cosa accada, io e tua madre saremo per sempre al tuo fianco.- aggiunse mio padre, stringendo me e la mamma fra le sue braccia.
-Voglio che diventiate di nuovo gli storici di corte, almeno saprò a chi appoggiarmi quando sarò sposata e quando diventerò regina.
I miei genitori si guardarono e sorrisero.
-Ma certo, tesoro.- rispose mia madre.
Avevo la certezza che in quel lungo cammino, avrei avuto al mio fianco loro, zio Wilhelm, Erica e Renzo. Riguardo agli altri miei amici non avevo ancora idea di come si sarebbero comportati, ma speravo vivamente che anche loro mi sarebbero rimasti vicino.Passarono un paio di settimane e mio zio continuò con le sue lezioni. Ormai ero quasi completamente pronta, gli eserciti anche e Stefan si comportava da amico. Fu una cosa scioccante vederlo sorridere, ridere e fare battute in modo rilassato.
I miei amici, come con tutti, lo accolsero a braccia aperte e mi godetti la scena quando lui scoprì che Renzo e Amanda erano una coppia vampiro-mezzosangue. La prima volta li guardò schifato, come se entrambi fossero dei pervertiti dalla mente malata, ma si abituò alla loro vista entro poche uscite.
Io e Stefan avevamo stabilito un rapporto di amore e odio. Ridevamo e scherzavamo quando non si toccavano gli argomenti "matrimonio", "diventare sovrani" o "mezzosangue", ma quando Stefan lo faceva era una catastrofe. Avevamo molte idee discordanti, soprattutto sui mezzosangue ed era una cosa che mi faceva salire il sangue al cervello. Ancora grazie che non ci tiravamo le cose dietro.
Una volta discutemmo davanti ai miei genitori durante la cena. I miei genitori lo invitavano spesso a cenare con noi, dato che il suo livello di cucina era pari a zero, e si era aperto un dibattito riguardante i mezzosangue. Ancora non era convinto che fossero una minaccia e, nonostante ci fossero due mezzosangue davanti a lui, non risparmiò nessun commento velenoso che gli veniva in mente.
-Sono solo il frutto di vampiri malati e perversi.- concluse.
I miei genitori potevano dirgli ben poco, dato che erano dei semplici sudditi, e lo ignorarono deliberatamente, ma io non potevo accettare un simile affronto ai miei genitori.
-Ti ho già spiegato che i mezzosangue sono tali e quali ai vampiri e che meritano il dovuto rispetto, così come meritano un regolamentare processo.- risposi irritata.
-Io non credo.- ribatté con un'alzata di spalle.
-Sei uno stupido, arrogante... tampax!
-Tampax?- domandò con le sopracciglia alzate.
-Sì, perché sei alto, magro, bianco e succhi il sangue!
Stefan ghignò divertito.
-Preferisco essere un tampax succhiasangue che un vampiro senza canini. È decisamente peggio.
-A me un giorno spunteranno e tu rimarrai un tampax.- affermai, anche se aveva poco senso.
-Anche tu diventerai un tampax.
-Tu sei uno stupido vampiro sbruffone e snob.
-E tu una bambina viziata e sognatrice.- rispose con un sorriso stampato sulle labbra.
Presi il primo oggetto che mi capitò in mano, un pacchetto di fazzoletti, e glielo tirai addosso. A quel punto i miei genitori si frapposero fra noi perché c'erano alte probabilità che una piccola guerra potesse scoppiare in casa. Stefan rideva e io ero furente.
-Ti odio.- ringhiai tra i denti.
-Non è un mio problema.
-Sei un cretino e verrai distrutto dai mezzosangue se continui così.
-Non dire sciocchezze, mia cara.- rispose con apparente tranquillità, ma lessi una nota di incertezza nei suoi occhi.
Quella meravigliosa cena si concluse con i miei genitori che cercavano di trattenermi e che invitavano Stefan a lasciare l'appartamento, prima che potessi liberarmi dalla loro presa.
Nonostante le litigate, le battute sarcastiche e le rare volte nelle quali si comportava da ragazzo comune, Stefan continuava ad avere i classici comportamenti che lo rendevano una persona regale, anche se era obbligato a piegarsi le mutande da solo e lo obbligavo ad aiutarmi con i lavori di casa.
-Un sovrano non dovrebbe piegarsi a fare i lavori della servitù.- aveva detto schifato un giorno, mentre gli spiegavo come rifare il letto.
-Non sei ancora un sovrano e non c'è qualcuno che compia le faccende domestiche al posto tuo.-risposi passandogli il cuscino.
-Però potrei chiamare qualcuno che le faccia al posto mio. Si può fare?- mi chiese dopo un attimo di riflessione.
Io avevo alzato gli occhi al cielo e avevo annuito. Da quel giorno aveva assunto una domestica che veniva regolarmente tutti i giorni nel suo appartamento. Era una donna rumena che, non appena aveva visto me e Stefan, era rimasta scioccata. Probabilmente era cresciuta in un paesino vicino ai nostri castelli e ci aveva riconosciuto, ma fece il suo dovere senza battere ciglio.
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The Bloody and Dark Princess
VampireNon sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente. Come si era arrivati fino a quel punto? Noi...