Capitolo 22

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  Rosso. Rosso sangue mi circonda. Ho una sensazione di viscidume addosso, come se fossi immersa nel sangue.
  L'immagine cambia e mi ritrovo davanti a Stefan. Entrambi stringiamo un paletto sporco di sangue fresco ed entrambi abbiamo numerose ferite sul corpo. Lui mi guarda con uno sguardo scioccato e lascia cadere il paletto per terra.
  -Serena, mi dispiace tanto. Io non volevo farti questo.- mi dice.
  Mi guardo il petto e vedo che c'è un enorme foro in prossimità del cuore. Lo guardo sorpresa, gli sorrido, cado sulle ginocchia e tutto intorno a me si fa nero.
  
Mi svegliai urlando il nome di Stefan. Ero sudata fradicia e il respiro era pesante e irregolare. Mi guardai il petto e vidi che non avevo alcuna ferita.
  Sospirai prendendomi il viso fra le mani, ripensando a quel sogno. Era un avvertimento, come tutti gli altri precedenti, ma quella volta stava a indicare che Stefan sarebbe riuscito a farmi del male? Impossibile, era sorvegliato dal corpo speciale delle guardie e non poteva farmi niente.
  Avevo addosso quella strana sensazione di sentirmi osservata e presi il paletto che tenevo sotto al cuscino, guardando attentamente in tutta la stanza. Vidi un'ombra strana nell'angolo della stanza e scesi dal letto, avvicinandomi con cautela.
  Iniziai a tremare e capii che stavo per avere una visione. Non feci in tempo ad arrivare a letto che già non avevo più il controllo del mio corpo.
  -Stefan, so che sei lì.- dissi con la voce tipica delle visioni.
  Stefan uscì dall'ombra e la luce della luna lo illuminò in tutta la sua bellezza.
  -L'amore e l'odio sono separate da un confine sottilissimo. L'amore può sembrare odio e l'odio può sembrare amore. La furia non è sempre odio, come l'affetto non è sempre amore. Non fatevi ingannare da queste emozioni, poiché possono indurre a compiere azioni sconsiderate.
  Ritornai in me e caddi inginocchio. La testa mi girava vorticosamente, ma riuscii comunque a riprendermi e a saltare addosso a Stefan. Entrambi cademmo a terra e gli ringhiai contro, con i canini fuori dalle gengive. Riuscii a mettermi sopra di lui e a bloccarlo sotto di me.
  -Come hai fatto ad arrivare qui?!- ringhiai.
  -Vedo che ti sono finalmente spuntati i canini. Ora sei un vero vampiro.- disse sorridendo in modo enigmatico.
  -Come hai fatto ad arrivare qui?!
  -Sai, avevo una relazione con una delle tue domestiche e mi ha svelato la presenza di passaggi segreti in questo castello. Caso vuole che l'unico che mi abbia mostrato, sia stato proprio quello che collega la tua camera alla mia.- rispose sorridendo con cattiveria.
  Si divincolò dalla mia presa, il paletto mi sfuggì di mano e iniziammo a rotolare sul pavimento cercando di bloccare l'altro. Anche a lui erano usciti i canini e ci ringhiavamo contro con cattiveria e rabbia. I nostri occhi sprizzavano fiamme d'odio verso l'altro e non avrei mai pensato che saremmo arrivati a lottare e a odiarci con quella intensità.
  Rotolammo fino ad avvicinarci al paletto. Entrambi lo vedemmo e cercammo di raggiungerlo, divincolandoci e cercando di bloccarci a vicenda. Riuscii a tirargli un gancio destro degno di un pugile e raggiunsi il paletto, mettendomi in posizione di difesa.
  -Wilhelm ti ha anche insegnato a combattere.- affermò Stefan massaggiandosi la mandibola sorpreso.
  -Chi è questa domestica?- chiesi ignorando la sua affermazione.
  -Vuoi distruggerla perché mi ha svelato l'esistenza dei passaggi segreti o perché me la sono portata a letto?- domandò sarcastico, sorridendo con malignità.
  Lo guardai con odio cieco. Avrei dovuto ucciderlo all'istante, ma qualcosa mi fermava. Ci guardammo negli occhi a lungo e quello sguardo mi intenerì non poco. Avevo voglia di baciarlo, di scompigliargli i capelli e di morderlo.
  Scossi la testa per scacciare quelle emozioni e chiamai le guardie con una voce potente e autoritaria, che non credevo di avere.
  -Portate questo bastardo nella sua camera e sorvegliatelo a vista. Assicuratevi che non esca più da lì!- ringhiai rabbiosa.
  -Sai che riuscirò a scappare di nuovo, vero?- disse Stefan con arroganza, senza smettere di sorridere.
  -La prossima volta che lo farai, ti ammazzo con le mie mani.- ringhiai con rabbia.
  Le guardie lo portarono via e non appena rimasi sola, lanciai il paletto in un angolo della stanza e iniziai a passeggiare nervosamente.
  Scrissi velocemente il sogno e la visione sul quaderno di mio padre e, dato che non sarei più riuscita a dormire, decisi di andare ad allenarmi in vista dell'imminente battaglia.
  Indossai la divisa da battaglia di mio padre, modificata dal sarto per renderla di taglio femminile. Era composta da pantaloni di pelle, stivali, corpetto e camicia, tutti neri. Appesi alla cintura due kindjal lunghi, qualche pugnale da lancio e il paletto. Indossai il mantello nero e andai nella sala per l'allenamento.
  Dopo quello spiacevole episodio, la possibilità che Stefan potesse farmi del male era più tangibile di prima, ma a farmi pensare era la visione che avevo avuto.
  Possibile che quel sentimento che avevo scambiato per odio fosse rabbia o addirittura amore? Anche se fosse, non potevo permettermi il lusso di abbassare la guardia con Stefan, né col clan Lovinescu in generale.
  Chiamai il generale Sadoveanu e ordinai di far raddoppiare la guardia, nel caso il clan Lovinescu avesse tentato un attacco a sorpresa, e mi assicurai più volte in quella notte che Stefan fosse in camera sua, andando persino a fargli visita per constatare con i miei occhi che non fosse scappato. Non mi sarei fatta fregare nuovamente. Non mi avrebbero trovata impreparata.
  -La principessa si scomoda per il proprio prigioniero. Quale onore.- affermò arrogante, facendo un inchino profondo. -Non volevo darvi tanto disturbo, principessa.
  -Taci.
  -Perché? Temete che possa offendervi? Non mi permetterei mai.- rispose sorridendo con arroganza.
  Avevo voglia di prenderlo a schiaffi. Avevo voglia di piantargli il paletto più e più volte nel petto.
  -Perché vi siete presa il disturbo di venire a controllarmi? O magari volete da me qualche informazione riguardante la domestica che mi ha rivelato il passaggio segreto?- continuò sorridendo.
  Con una forza che non credevo di avere, lo presi per la camicia e lo sbattei al muro con violenza, puntandogli il paletto al cuore. La cosa lo sorprese parecchio.
  -Ti ho detto di tacere. Non obbligarmi a ucciderti prima del tempo.- ringhiai.
  -Prima del tempo? Avete davvero intenzione di uccidermi? Ne avete davvero il coraggio?- domandò con strafottenza.
  -Sì. E sono pronta a uccidere tutta la tua famiglia. Ora vedi di chiudere quella dannata bocca.
  Lo lasciai con decisione e uscii velocemente dalla camera. Dovevo mantenere la calma e non lasciarmi trasportare dalla furia, come aveva tentato di fare poco prima. Se avessi lasciato che l'ira mi guidasse nelle mie decisioni, avrei commesso molti errori che mi avrebbero portata alla distruzione. Non dovevo permettere a Stefan di farmi commettere errori. Dovevo restare lucida, per la mia gente e per la mia stessa vita.

The Bloody and Dark PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora