Capitolo 5

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  Il tempo passò velocissimo tra lezioni, amici e studio e non mi resi conto che il momento del mio debutto nella società vampiresca era alle porte. Mancavano soltanto un paio di giorni alla serata di gala che si sarebbe tenuta in mio onore.
  In quel periodo ero riuscita veramente a trasformarmi in una principessa. Stavo più dritta, come mi ricordava spesso zio Wilhelm, parlavo a voce bassa, mi muovevo con grazia ed ero letale nel combattimento, anche se non ero ancora un'esperta. Parlavo molto bene il tedesco e il rumeno, ma dovevo continuare a esercitarmi per arrivare a parlare entrambe le lingue in modo perfetto.
  Ovviamente, quando non ero a lezione con mio zio Wilhelm, tornavo a essere la ragazza di sempre: che vestiva sportiva, che sedeva scomposta, che con i suoi amici faceva le gare di rutti, però quando voleva riusciva allo stesso tempo a essere femminile.
  Ero riuscita a convincere i miei genitori a venire con me, in parte perché non volevo escluderli dalla mia nuova vita e in parte perché me la stavo facendo sotto dalla paura. Averli vicino mi avrebbe aiutata ad affrontare il mio primo incontro in pubblico.
  C'era voluto un bel po' di tempo e un bel po' di pressione, continuando a ricordare a mio padre che era stato lo storico di corte. Dopo quasi una settimana avevano ceduto per l'esasperazione.
  Salimmo sull'aereo che ci avrebbe condotti a Vienna e quando vidi che i nostri posti erano in prima classe, per poco non lanciai un urlo di gioia. Non ero mai stata in prima classe e me la sarei goduta fino in fondo.
  Ci servirono da bere molto prima che l'aereo decollasse e reclinai la poltrona in posizione orizzontale, per godermi un meritato pisolino prima di calarmi nella parte della principessa.
  -Serena, siediti composta.- mi riprese mio zio.
  -Zio, sono sdraiata, perché mai dovrei sedermi?
  Zio Wilhelm si trattenne dallo scoppiare a ridere per la faccia buffa che avevo fatto.
  -Ricordi il patto che abbiamo stabilito, vero zio?- gli chiesi guardandolo di sottecchi.
  Alzò gli occhi al cielo e iniziò a pronunciare a memoria il nostro patto.
  -Lontano dai doveri da principessa, lontano dal cuore. Quando non ci sono ricevimenti o riunioni, puoi comportarti come hai sempre fatto, sederti scomposta e parlare come un camionista. Quando questi avvenimenti ci sono, ti trasformi in una principessa leggiadra e femminile.
  Ridacchiai con mio zio, mentre l'aereo si preparò per alzarsi in volo.

  Quando arrivammo a Vienna, rimasi subito meravigliata. Era una città meravigliosa e caotica, ma allo stesso tempo molto ordinata. Lì si respirava un'aria strana, diversa da quella che avevo respirato a Torino. Era come se mi sentissi finalmente a casa.
  Vidi decisamente molto poco perché appena fuori dall'aeroporto, c'era una macchia con autista ad attenderci. Mio zio gli fece cenno con la mano e questo corse subito a prendere i nostri bagagli, dopo avermi fatto un veloce, ma profondo inchino. Mi disse qualcosa in tedesco, che compresi perfettamente, ma mio zio tradusse per reggere il gioco.
  -Bentornata a casa, principessa Serena.
  -Grazie mille.- risposi in italiano, lasciando il compito di tradurre a mio zio.
  Avevo reso partecipi anche i miei genitori, riguardo al piano di far credere a tutti che non parlassi alcuna lingua al di fuori dell'italiano, così non avrebbero commesso errori che non mi avrebbero giovato affatto.
  Salimmo sulla lussuosa Audi Q7 e partimmo.
  -Ora la voce si spargerà come una macchia d'olio. Entro domani, tutti sapranno che non parli tedesco.- mi disse zio Wilhelm, girandosi verso di me dal sedile anteriore.
  -Devi sapere che la servitù, che siano autisti o che siano le guardie del corpo più fedeli, sono molto attratti dai pettegolezzi e dalle dicerie.- spiegò mia madre.
  -Questa può essere una cosa utile e può tornare a nostro vantaggio.- affermai dopo aver pensato qualche istante.
  -Sei stata molto astuta, Serena. Nemmeno a me sarebbe venuto in mente.- si complimentò mio padre.
  Notai che ci stavamo dirigendo sempre più in alto. Il paesaggio divenne più selvaggio e io non riuscivo a non guardarmi intorno meravigliata.
  -Guarda a destra.- mi disse mia madre dopo un po' di tempo.
  Feci come mi disse e restai doppiamente meravigliata alla vista di quel castello imponente, posto in cima a una piccola montagna. C'era un lungo ponte di pietra che permetteva di attraversare il burrone molto profondo che circondava il castello. Era tutto in stile gotico, con guglie che sembravano voler arrivare a toccare il cielo e con quel tramonto arancione e rosso, sembrava minaccioso e oscuro.
  Mio zio sorrise vedendo la mia espressione e disse: -Bentornata al castello Von Ziegler.
  Quando scesi dalla macchina, non riuscii a staccare gli occhi dal castello. L'enorme portone in legno di pino con rifiniture di metallo, sembrava un enorme e gotica bocca che mi invitava a entrare. Mio padre mi toccò una spalla e mi sorrise.
  -Anche io avevo la tua stessa espressione quando sono venuto qui per la prima volta. È meraviglioso e imponente.
  Annuii senza staccare gli occhi dal castello, mentre lo osservavo attentamente notai che c'era qua e là qualche gargoyle, che mi osservava con sguardo minaccioso. Sembravano all'erta, come se da un momento all'altro potessero prendere vita e attaccare gli invasori.
  L'enorme portone si aprì e ne uscirono un paio di domestici che, anche questi come l'autista, si inchinarono davanti a me. Presero i nostri bagagli e ci condussero all'interno del castello, mentre zio Wilhelm ci indicava le varie stanze, dalla sala ricevimento, nella quale si sarebbe tenuto il banchetto la sera dopo, all'enorme biblioteca reale, della quale mi innamorai subito.
  Era pieno di quadri, arazzi, lampadari di cristallo, candelabri e fiaccole. Aveva l'aria molto tetra, ma affascinante al tempo stesso. Dopo un po' persi il senso dell'orientamento e pensai che avevo assolutamente bisogno di una cartina, per non rischiare di perdermi ed essere ritrovata giorni dopo.
  -Questa è la tua stanza, Serena.- annunciò mio zio aprendo la porta di un'enorme camera da letto, con letto a baldacchino, armadio di legno finemente intagliato e un bagno privato. C'era anche un balcone che si affacciava sul burrone e dal quale si poteva godere di una vista mozzafiato su quel panorama.
  -Era la camera dei tuoi genitori e nell'armadio troverai qualche vestito appartenuto a tua madre. Ora puoi riposarti e rinfrescarti un po' e tra un'ora verrà servita la cena nella sala da pranzo. Puoi chiedere alla guardia che starà fuori dalla tua stanza di accompagnarti lì.- spiegò zio Wilhelm.
  Lo ringraziai e andai direttamente all'armadio, nel quale erano ordinatamente appesi i vestiti di mia madre. Li osservai e li accarezzai delicatamente, come se fossero fatti del materiale più delicato al mondo. Erano meravigliosi, ma non pensai che sarei riuscita, almeno in quel momento, a indossarli, poiché erano appartenuti a mia madre e non mi sembrava giusto.
  Decisi di farmi una breve doccia e di indossare jeans e maglietta puliti. Uscii dalla mia camera e, come aveva detto zio Wilhelm, trovai una guardia, che si mise sull'attenti non appena sentì aprirsi la porta.
  Con una pronuncia orribile gli dissi "sala da pranzo" e nonostante sembrava che stessi facendo dei gargarismi, mi capì rispondendo con uno "ja" secco. Mi guidò verso la sala da pranzo e trovai i miei genitori e zio Wilhelm già seduti al lungo tavolo apparecchiato per quattro. C'era un enorme camino di marmo, con incise nella pietra raffigurazioni di caccia e guerra e il fuoco proiettava ombre sinistre sui muri, nonostante i numerosi candelabri d'argento rischiarassero l'ambiente. Mi sedetti a capotavola e i miei genitori e zio Wilhelm mi sorrisero raggianti.
  -Domani mattina alle sette verrà servita la colazione e dopo mi raggiungerai nello studio di tua madre per un ripasso generale. Dalle tre del pomeriggio inizieranno i tuoi preparativi per il banchetto. Ah, subito dopo cena dovrai raggiungere il sarto per gli ultimi ritocchi al tuo abito.
  -Mi hai fatto fare un abito?- chiesi sorpresa.
  -Certo, mi pare ovvio. Non posso lasciare che tu vada al banchetto in jeans e maglietta.
  Ero arrivata al castello da nemmeno un'ora e già avevo tantissime cose da fare, ma quando sarei diventata regina i miei impegni si sarebbero triplicati. Ne ero certa.
  Arrivarono alcuni domestici, portando dei piatti da portata pieni di ogni genere di cibo. Dal tacchino alla mousse di cioccolato. I domestici portarono anche delle bottiglie e mi riempirono il calice. Pensando che fosse vino, feci per portarlo alle labbra, ma mia madre mi bloccò.
  -Prima che tu lo beva, ti voglio informare che questo non è vino, ma sangue.- spiegò mia madre.
  -Davvero?- chiesi sorpresa, anche se la risposta la conoscevo già.
  -Non è male, ma il sangue che serviranno domani sarà migliore. Questo è del 1953, non male come annata.- spiegò mio zio.
  Era la prima volta che bevevo sangue, del sangue vero e che non provenisse da bistecche quasi crude, e la cosa mi mise un po' di agitazione e di nausea. Forse i miei canini non erano ancora usciti proprio perché non avevo mai bevuto del sangue umano, così decisi di rivelare a tutti la mia supposizione. Zio Wilhelm stava cercando delle spiegazioni plausibili per il mio "ritardo", ma non c'era un atlante medico dei vampiri, così non aveva trovato niente.
  -Mmh... forse è per quello, forse no. In ogni caso è meglio non far sapere in giro che i tuoi canini non sono ancora sviluppati, perché sono un segno di maturità ed è una caratteristica fondamentale per i vampiri. Con questi si può mordere il proprio partner.
  -Mordere il proprio partner?- chiesi confusa.
  Mio zio mi aveva spiegato a grandi linee come funzionassero i vampiri. A un certo punto della loro esistenza, più o meno poco prima dello sviluppo dei canini, i vampiri necessitano di sangue per sopravvivere, altrimenti vanno in uno stato semi comatoso dal quale è difficile uscire. Grazie ai canini si possono cacciare gli umani, cosa che non si faceva più da qualche secolo, e trasformare mezzosangue e umani in vampiri. La parte riguardante il mordere il proprio partner l'aveva del tutto omessa.
  -Sì, quando ci si sposa si morde il proprio partner, per stabilire un legame più forte con esso e questo vale per tutta l'eternità. Quando si viene morsi, i due partner dipendono uno dall'altro per sopravvivere, perché bevono uno il sangue dell'altro ed è l'atto di fiducia più totale in assoluto. Ci si fida del proprio partner a tal punto da mettergli la vita nelle sue mani, perché beve il tuo sangue senza ucciderti.- spiegò brevemente zio Wilhelm.
  Intuii che se io mi fossi sposata con Stefan Lovinescu, avrei dovuto compiere quest'atto di enorme fiducia. Non gli avrei mai messo la mia vita nelle sue mani. Mai. Dovevo trovare un modo per annullare le nozze, e in fretta.
  Guardai il calice che tenevo in mano, indecisa sul da farsi. Provare non costava niente, così mandai giù tutto d'un fiato il liquido rosso. Non era male e subito dopo mi sentii più forte, come se potessi spaccare il mondo a metà. Era una sensazione meravigliosa e la nausea che avevo avuto fino a pochi attimi prima, sparì completamente.
  -E' molto buono. Pensavo che avrei vomitato tutto e invece mi sento benissimo.- affermai, facendo cenno al servitore di versarmi un altro po' di sangue nel mio calice.
  Cenammo con tranquillità e mio zio mi condusse dal sarto di corte. Indossai il vestito che zio Wilhelm aveva scelto per me e rimasi sorpresa.
  La base era nera, con la gonna ampia fatta di tulle e seta rossa e nera. Anche la base del corpetto era di seta nera e pizzo e aveva una scollatura a cuore non eccessiva. Il corpetto era ornato da tantissime e roselline rosse, che andavano dalla vita, passavano per le spalle e arrivando fino al collo. Aveva solo la manica destra che arrivava fino al polso, anch'essa di pizzo nero e roselline rosse. La schiena era scoperta a metà, ma era ornata da un filo di perline rosse che andavano a unirsi al resto del vestito.
  Era splendido e letale, come sarei dovuta sembrare, e mi sentii una vera principessa.
  -Sei splendida. Sapevo che ti sarebbe stato perfettamente. È uno degli abiti di tua madre, modificato e reso più moderno.- mi disse mio zio sorridendo dolcemente.
  Mi guardai allo specchio, mentre il sarto svolgeva il suo egregio lavoro, e continuai a pensare di aver fatto una giusta decisione scegliendo di seguire la strada che mi avrebbe resa una sovrana. Sorrisi a mio zio e annuii con decisione.
  -Sono pronta a regnare sui due clan.

The Bloody and Dark PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora