Il mattino dopo mi svegliai a fatica e mia madre mi dovette chiamare un paio di volte, nonostante la sveglia molto alta che avevo impostato la sera prima. Andai in cucina e mi ritrovai Stefan sorridente, pimpante e fresco come una rosa. Come diavolo faceva a essere fresco, riposato ed energico alle sette di un lunedì mattina? Non era per niente umano e per niente vampiresco. I vampiri non erano esseri notturni?
-Buongiorno, Serena.- mi salutò allegro e io gli risposi con un grugnito.
-Non ti conviene parlarle prima del caffè, rischi di farti mordere.- lo avvertì mia madre ridacchiando e dandomi un bacio sulla testa.
Stefan mi guardò con un sopracciglio alzato, visibilmente divertito.
-Interessante. Lo terrò a mente.
Grugnii di nuovo e bevvi la mia tazza di caffè, cercando di ignorare lo sguardo di Stefan. Stava studiando il mio abbigliamento, composto da maglietta mezza logora e pantaloni della tuta, e i miei capelli scompigliati.
Finii il caffè, andai a prepararmi e cercai di non mandarlo a quel paese perché mi stava fissando con insistenza mentre mi stavo truccando in cucina.
-Ora posso parlarti?- mi chiese quando ebbi finito di mettermi il rossetto.
-Preferirei che mi lasciassi in pace, ma immagino che non sia possibile, vero?- risposi acida.
-Ti sei alzata col piede sbagliato?- mi domandò divertito.
-Io mi alzo sempre col piede sbagliato. Sei pronto?
Annuì alzandosi e prendendo la sua valigetta costosa quanto l'affitto del nostro appartamento, quello della vicina e quello di Stefan, salutammo mia madre e uscimmo. Camminammo fianco a fianco e lo condussi alla mia Panda vecchia, sprovvista di tutti gli optional delle auto moderne e dalle forme spigolose. Stava cedendo all'età e dovevo trovare i soldi per comprarmene una nuova.
-Quella è la tua macchina?- chiese sorpreso.
-Sì, non ti piace?
-Sembra molto... antiquata. Non sarebbe meglio comprarne una nuova?
-Certo, e con quali soldi?
-Quelli del castello.- rispose come se fosse ovvio.
-Non voglio spendere i soldi del castello, soprattutto viste le condizioni nelle quali è il castello Vidrean.
Stefan sorrise compiaciuto.
-Sei una persona piuttosto parsimoniosa, mi piace.
-Non mi va di spendere soldi quando la mia piccola Panda cammina ancora. Ho giurato a me stessa di cambiarla solo quando mi mollerà per strada e così farò.
Ero affezionata a quella macchina, anche se era un rottame usato fino allo stremo, ma mi spiaceva portarla a rottamare.
-Allora, vuoi salire o no?
Salì senza obiettare e si allacciò la cintura.
-Almeno queste ci sono. Pensavo che avrei trovato uno spago.- affermò sarcastico.
-Se non ti piace vai a piedi. Camminare potrebbe farti bene.
-Soprattutto per le polveri sottili e lo smog.
-Non penso che i vampiri siano soggetti al cancro.- risposi pungente.
-No, però fa comunque schifo respirare quelle cose.- ribatté.
Alzai gli occhi al cielo, accesi l'autoradio e fu nuovamente sorpreso dai miei gusti musicali: metal, rock, sigle di anime e musica gotica e classica. Quella volta ebbe la decenza di non commentare, anche perché la minaccia di farlo andare a piedi era del tutto fondata. Anche se era un principe vampiro, l'avrei sbattuto fuori dalla mia macchina, senza fermarmi per farlo scendere.
Arrivammo al bar e quando Erica ci vide, si bloccò. Guardò Stefan senza più sapere cosa fare.
-Lascialo perdere, è completamente innocuo.- dissi come se stessimo parlando di un tenero cucciolo di cane e non di uno spietato Lovinescu.
-Su questo non ci giurerei, tesoro.- rispose Erica continuando a osservarlo, mentre noi ci accomodavamo al tavolo.
-Per me un cappuccino e un cornetto al cioccolato. Tu cosa vuoi?- chiesi rivolgendomi a Stefan.
-Lo stesso anche per me.- rispose scrollando le spalle.
Erica mi guardò con sguardo interrogativo e io le feci cenno che le avrei raccontato tutto dopo.
-La tua amica mi è parsa visibilmente sconvolta.- disse Stefan sorseggiando il cappuccino che Erica ci aveva appena portato.
-Sai com'è, trovarsi davanti un principe Lovinescu non è cosa da tutti i giorni e poi la tua fama ti precede.
-La fama della mia famiglia, vorrai dire.- mi corresse.
-Stai dicendo che non hai ucciso nessuno solo perché si era rivolto a te in modo troppo confidenziale?
-Certo che ho ucciso.- rispose indignato, come se lo avessi insultato personalmente. -E lo sguardo intimorito della tua amica mi è del tutto dovuto, solo non vorrei che destasse troppi sospetti.
Nel bar eravamo rimasti noi e altri due clienti che si erano messi in disparte, così feci cenno a Erica di avvicinarsi.
-Lei è Erica Berti, la mia migliore amica. Lei e la sua famiglia sono amici dei Von Ziegler e in più di un'occasione ci hanno aiutato, quindi non devi osare torcerle un capello, chiaro?
-Trasparente.- rispose sorridendo divertito.
-Erica, per lui vale la stessa cosa che ho detto a te e agli altri: trattatelo come un ragazzo normale quando non siamo in veste ufficiale.
-La vedo dura, ma in questo caso- Erica allungò una mano davanti a Stefan. -piacere, Erica.
Stefan la guardò incuriosito e divertito. Si alzò e le strinse la mano.
-Molto lieto. Immagino che ci vedremo molto spesso.
Erica mi guardò di nuovo con sguardo interrogativo e io feci spallucce. Arrivarono altri clienti ed Erica dovette allontanarsi.
-Ti è molto affezionata.- affermò Stefan addentando poi il cornetto.
-Ci conosciamo da quando ci siamo addentrate nel maligno mondo del liceo e quando ha scoperto che ero la principessa Vidrean Von Ziegler, è rimasta sorpresa, così come gli altri miei amici.- raccontai brevemente.
-Gli altri amici?
-Sono tutti vampiri o mezzosangue.
Stefan storse il naso, come se gli avessi parlato di vermi e di pus.
-I mezzosangue sono un abominio. Sono frutto delle pulsioni sessuali di qualche vampiro depravato.
-Sono una risorsa da non sottovalutare. Mia madre e mio padre sono mezzosangue e quest'ultimo era storico di corte al castello Von Ziegler.
Stefan storse nuovamente il naso.
-Un mezzosangue storico di corte. Che assurdità.
-Sono praticamente come noi. Essere mezzosangue non significa essere più stupidi o più ignoranti di un vampiro.
Stefan rifletté un attimo e poi sorrise con malizia.
-Sei uguale ad Astrid, anche lei era una sognatrice.
-Non sono una sognatrice, sono solo obiettiva. Ci sono molti mezzosangue che sono emarginati e adirati con i vampiri, proprio perché non hanno diritti. Possono essere un potenziale nemico.
Stefan rise di gusto, come se avessi appena raccontato una barzelletta divertente e attirò l'attenzione di Erica e degli altri clienti.
La sua risata sarebbe stata molto bella se non fosse stato per il tono canzonatorio.
-Stai dicendo che i mezzosangue possono essere una minaccia?- mi chiese come se lo stessi prendendo in giro.
-Be', folle inferocite di umani hanno ucciso un sacco di vampiri, quindi perché una folla di mezzosangue non potrebbe farlo?
La risata di Stefan si spense all'istante, tornato a riflettere su ciò che gli avevo detto, così continuai.
-Nel 1873 non c'è stata un'orda inferocita di mezzosangue che ha distrutto un bel po' di vampiri? Oggi i mezzosangue sono molti di più di allora, quindi non mi sorprenderebbe se un giorno i mezzosangue che vivono in Romania possano riunirsi e marciare verso i nostri castelli.
Dall'espressione pensierosa che aveva stampata sul volto, fui sicura di aver fatto centro. Forse sarei riuscita nel mio intento di far avere ai mezzosangue qualche tutela e qualche diritto in più, se solo lui avesse iniziato a vederli come una potenziale minaccia. Probabilmente era l'unico modo possibile per convincere i clan Lovinescu, Vidrean e Von Ziegler.
-Non avevo mai pensato ai mezzosangue come una possibile minaccia. Devo ammettere che sei molto previdente.- affermò Stefan guardandomi.
-Cerco di valutare ogni possibilità per essere pronta.
-Ed è per questo hai voluto riorganizzare l'esercito. Ora inizio a comprendere meglio le tue scelte.- disse sorridendomi.
-Forza, dobbiamo andare a lezione. Ti è andata bene che devo seguire di nuovo qualche lezione del primo anno, altrimenti te la dovresti cavare da solo, matricola.
Andai alla cassa, dopo aver discusso a lungo con Stefan che voleva offrirmi la colazione, ed Erica iniziò a farmi un sacco di domande a raffica, ma la bloccai.
-Gli è stato ordinato di venire qui per conoscermi, ma anche lui vuole conoscermi di sua spontanea volontà, quindi si è iscritto alla mia stessa facoltà e ha preso l'appartamento davanti a casa mia. Me lo ritroverò appiccicato al culo ventiquattr'ore su ventiquattro.- raccontai velocemente a bassa voce.
Erica mi passò il resto guardandomi con gli occhi sbarrati.
-Quindi è probabile che ce lo ritroveremo anche alle uscite con gli altri?- chiese timorosa.
Annuii e feci cenno al cellulare, segno che le avrei scritto dopo.
-Ciao tesoro, buona giornata.- mi disse Erica con un sorriso tirato.
-Grazie, anche a te.
-Arrivederci Erica, lieto di averti conosciuta.- la salutò Stefan.
Ci avviammo alla facoltà e gli feci fare un breve giro, indicandogli le varie aule e edifici. Notai che molti lo guardavano e non ne seppi il motivo, ma lui non parve curarsene.
-Stefan, perché ti stanno guardando? Capisco che sei un bel ragazzo, ma mi pare esagerato.- gli dissi sussurrando e lui si mise a ridere.
-Serena, sei così ingenua. Questa facoltà pullula di vampiri e mezzosangue, quindi non stanno guardando me, ma te.
Lo guardai confusa. Prima di quel giorno nessuno mi aveva guardata, anzi ero passata piuttosto inosservata.
-Questi sono quasi tutti i tuoi sudditi. Dopo il gala in tuo onore, tutti i vampiri sanno che sei la loro principessa. Quelli che non lo sapevano, vedendoti assieme a me in questo momento, hanno fatto due più due.- spiegò pazientemente.
-Spero non facciano nulla di avventato o che desti sospetti.- borbottai.
-In quel caso potresti distruggerli, visto che ti stai allenando nell'uso del paletto.- disse canzonatorio.
Entrammo nell'aula e prendemmo posto. Salutai qualche mio compagno di corso e attesi l'inizio della lezione, sperando che quella giornata si concludesse il più in fretta possibile.
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The Bloody and Dark Princess
VampireNon sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente. Come si era arrivati fino a quel punto? Noi...