«Lauren, penso sia arrivato il momento che tu mi presenti la tua ragazza. Insomma, sono anni ormai che hai fatto coming out ed io ti ho accettato, non sono per nulla contro. Perché non vuoi presentarmi la tua lei?» Mi chiese, mia madre. Erano giorni che continuava con questa storia. «Non c'è nessuna, mamma. Non ho la ragazza.» Risposi, in malomodo. «È quella Dinah, per caso?» Chiese, strizzando l'occhio. «Cosa? No, Dinah è la mia migliore amica.» Dissi, infastidita. Odiavo quando mi facevano troppe domande. «Smettila di usare questo comportamento con me, pretendo che la tua ragazza venga a cena da noi, questo sabato.» Continuò. «Mamma, ti ho detto che non sto con nessuno!» Le dissi ancora una volta. «So che sei fidanzata, andiamo. Capelli neri, occhi verdi, non puoi essere single. Smettila di mentirmi e portami la tua ragazza a cena questo sabato.» Ripetette ancora. «Ma non sono fidanzata, lo capisci?» Dissi, alzando al cielo gli occhi. «Facciamo che se mi porti la tua ragazza a cena questo sabato, io e tuo padre ti compreremo un auto.» Disse, facendo un mezzo sorriso. «Cosa? Una macchina? Sul serio?» Le chiesi, saltando di gioia. «Sì, certo. Pensi di essere fidanzata adesso?» Rise, per poi andarsene in cucina. Okay, infondo dovevo solo trovare qualcuna disposta a fingersi la mia ragazza e potrò avere la mia macchina.
***
Dopo la chiacchierata con mia madre ero andata al bar dove lavorava Dinah per parlarle di questa storia. «Be', dovrebbe essere semplice per te, non hai mai avuto problemi a fidanzarti. Sei un tipo interessate, in fondo.» Cercò di rassicurarmi Dinah. «Sì, ma dove la trovo una ragazza entro sabato?»
«Perché non ci provi con quella tizia?» Disse, indicando una ragazza seduta al tavolino da sola.
«Sarà sicuramente etero.» Borbottai. «Smettila di borbottare, Lolo. Vai lì e provaci.» Insistette Dinah. «Ma la vuoi quella macchina?» Continuò Dinah. «Sì, certo che sì!» Risposi. «Allora va da lei, se va bene, okay, altrimenti cercherai qualcun altro che ti aiuti.» Disse, sorridendomi.
Presi un po' di coraggio e mi diressi verso la ragazza seduta al tavolino posizionato in fondo alla sala, aveva i capelli castani che le scendevano sulla schiena, perfettamente lisci, indossava un jeans ed una camicia bianca. «Hey» dissi, attirando la sua attenzione. Alzò di poco lo sguardo dal suo cellulare. «Hey» disse, sorridendo. «Posso sedermi qui?» Le chiesi, indicando la sedia libera di fronte a lei. «Sì, tanto sono sola.» Rispose. «Strano che una bella ragazza come te sia qui da sola.» Dissi, facendole un mezzo sorriso. «Be' grazie, mi sono trasferita qui da poco, forse sarà per questo.» Sorrise, posando sul tavolino il suo cellulare. «Quindi sei nuova?» Chiesi, cercando di sciogliere il ghiaccio. «Sì.» Sorrise. «Da dove vieni?» le chiesi. «Londra.» Rispose, abbassando lo sguardo sul mio corpo. Mi stava osservando, pensando che non me ne sarei accorta, ma si notava fin troppo e sentirmi gli occhi della castana puntati addosso mi faceva uno strano effetto. «Sei fidanzata?» Le chiesi. «Ehm, no. Tu?» Chiese, fredda. «No.» Risposi. «Senti, scusa se sono venuta qui a parlarti, fa finta che non sia mai stata qui.» Dissi, alzandomi dalla sedia. Senza salutarla me ne andai, «Hei aspetta» la sentii dire, ma non mi fermai e me ne uscii.
Uscii dal parcheggio e mi avviai verso casa, senza rivolgere una parola o uno sguardo a Dinah, prima di uscire da lì. Non so perché mi ero comportata così, ma in quel momento mi ero sentita così a disagio con me stessa. Ero sempre riuscita a rimorchiare o comunque, provarci senza problemi, ma non lo so, l'ansia aveva preso il sopravvento.
Arrivai a casa, entrai e me ne andai in camera mia senza salutare nessuno. Ero praticamente presa dall'ansia senza alcun motivo. Mi distesi sul letto e senza accorgermene entrai nel sonno più profondo.***
La sveglia suonò, dovevo andare a scuola, non avevo studiato, cazzo. Presi il cellulare e notai cinque chiamate da parte di Dinah e dei messaggi, sempre da parte sua, probabilmente voleva sapere perché me ne ero andata in quel modo da lì. Ma non c'era una spiegazione, ogni tanto mi capitavano queste cose, dove l'ansia e la paura prendevano il sopravvento su di me, non mi succedeva da un po' però avevo ormai imparato a conviverci. Mi alzai dal letto, andai a farmi una doccia veloce e poi mi vestii. Un jeans lungo, una felpa grigia, un po' di mascara, le mie amate vans e scesi di sotto. «Ciao mamma, io vado a scuola.» Dissi, prendendo il mio zaino in spalla. «Non ti va di fare colazione?» Mi chiese. «No.» Le risposi. «Sei andata a letto senza cenare e non hai intenzione di fare colazione? Dai, prendi qualcosa!» Continuò. «Quanto sei insistente! Ho detto che non voglio niente.» Le dissi, in malomodo, avvicinandomi alla porta. «Lauren, vieni qui.» mi richiamò mio padre. «Mi spiegate cosa avete tutti stamattina? Non è una novità che io non faccia colazione.» sbraitai. «Smettila e prendi questi. Compra qualcosa al distributore.» Disse, porgendomi degli spicci. «Okay, ciao» dissi, prendendo i soldi.
Uscii di casa e mi avviai al tabacchino più vicino, non avevo intenzione di comprare del cibo con quei soldi, ma delle sigarette sì. Appena uscita dal tabacchino me ne accesi una. Non dovrei fumare a stomaco vuoto, ma fa nulla. Dopo circa dieci minuti arrivai a scuola e mi avviai al mio armadietto, che era posizionato accanto a quello di Dinah. Lei anche era lì. «Buongiorno» mi sorrise. «Buongiorno» dissi, fredda. «Che fine hai fatto ieri? Perché sei scappata così?» Chiese. «Sai che odio le domande di prima mattina, Dinah. Comunque non mi va di parlarne.» Dissi, sbattendo il mio armadietto per chiuderlo. «Giornata no, okay» Si limitò a dire. La campanella suonò. «Io vado in classe, ho chimica» Disse. «Io matematica, non stiamo insieme?» Le chiesi. «A quanto pare no» Rispose, per poi entrare in classe. Mi sentivo in colpa, facevo sempre la scorbutica, sia con lei, che con i miei genitori. I miei genitori mi sopportavano solo perché ero la loro unica figlia, ma lei non so sul serio come facesse a sopportarmi. Corsi verso la classe di matematica cercando di non arrivare tardi. «Buongiorno» Dissi, entrando in classe e dirigendomi verso il mio posto. Di solito ero seduta da sola, ma accanto a me oggi c'era qualcuno, non la degnai di uno sguardo, oggi non ero dell'umore giusto e volevo solo dormire. «Lauren, non ti presenti alla tua compagna?» Chiese la professoressa. Svogliatamente alzai la testa dal banco, mi girai verso la ragazza e le porsi la mia mano. «Camila» Sorrise. Cazzo, era la ragazza di ieri sera. Ma com'è possibile? Tra tutte le persone che potevo incontrare, proprio lei? «L-Lauren» Balbettai. Mi sorrise dolcemente, mentre io mi limitai a fare un mezzo sorriso.
Cazzo, dopo averla lasciata lì così, adesso dovevo darle delle spiegazioni ed era sicuramente l'ultima cosa che volevo fare oggi.• Spazio autrice •
Ho iniziato a scrivere questa storia un po' per provare, avevo delle idee e volevo metterle in pratica. Ci tengo a precisare che se la storia avrà un po' di voti e dei lettori, la continuerò e scriverò altre storie, perché ho davvero molta voglia di scrivere ultimamente. Quindi se il capitolo vi è piaciuto, vi prego di votare, in modo che io possa continuarla.
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Contract. | Camren
FanfictionLauren Jauregui; Camila Cabello; Due ragazze un po' diverse tra loro, devono fingere di stare insieme per un po', riusciranno a mantenere la loro storia soltanto una finzione? #1 in #CamilaCabello | 05.07.2018 |