4.

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Ho sempre odiato la domenica mattina, perché i miei mi svegliano sempre per costringermi ad andare con loro in chiesa, ed essendo atea la cosa non mi piaceva. Quella mattina però mi avevano lasciato dormire, mi svegliai più tardi del solito, con Camila tra le mie braccia. Il suo profumo ormai era in tutta la mia camera e questo mi fece sorridere. Era strano il mio essere di buonumore a quest'ora, ma Camila, mi faceva star bene e non potevo far altro che essere di buonumore. Persino i miei soliti incubi stanotte mi avevano lasciata in pace. È come se quando stessi con Camila, nulla mi potesse far star male.
Mi alzai dal letto ed andai in bagno, quando tornai in camera mia, presi il cellulare e notai diversi messaggi da Dinah, così la chiamai e le spiegai quello che era successo, quando scoprì che Camila era a casa mia, iniziò a sclerare su di noi, dicendo che eravamo bellissime. Sembrava quasi che si fosse scordata del fatto che stessimo fingendo.
***
Erano le cinque del pomeriggio e ormai Camila doveva ritornare a casa, così la riaccompagnai, con la mia nuova macchina. La sua casa era davvero grande, anche se era figlia unica, aveva due camere, una dove andava solo a dormire e una dove aveva trucchi, specchi e cose varie. «Non ti facevo così barbie.» risi, nel vedere la sua camera. Sembrava un centro di bellezza. «Nemmeno io, è mia madre che mi costringe a comprare queste cose.» Spiegò. Annuii. «Non ti senti sola a stare qui? Quando i tuoi non ci sono, in questa casa gigantesca, non è brutto starci?» le chiesi. «Sì, ma da quando i miei sono partiti sono quasi sempre con te, e quindi sto bene. Non sto qui e non mi sento sola.» Rispose. «Uhm, puoi venire da me quando vuoi» Le dissi. «Anche tu, qui. Anzi, ti va di venire qui domani pomeriggio? E quello prossimo ancora? Insomma, ogni pomeriggio ti va di venire qui, e stare un po' con me, così non mi annoio, almeno finché i miei non ci sono. Magari può venire anche Dinah.» Disse. «Sì, mi farebbe davvero piacere stare con te. E comunque, Dinah lavora tutto il pomeriggio, ha una pausa solo la mattina e all'ora di pranzo.» Le spiegai. «Uhm, allora verrai solo tu, e saremo ancora più credibili.» mi sorrise. Il suo cellulare squillò, lo prese dalla tasca, e poi chiuse la chiamata. Il suo viso si incupì. «Va tutto bene?» le chiesi, preoccupata. «sì.» disse, nervosa. «Sicura? Shawn, mi sembra di aver letto, giusto?» le chiesi, riferendomi al nome della persona che la chiamava poco fa. Lei rimase in silenzio e le lacrime iniziarono a rigarle il viso. «Camz?» le chiesi. Mi avvicinai a lei e la abbracciai. «Lolo» sussurrò. «Non parlare di lui, ti prego. L-lui mi ha fatto del male.» continuò tra i singhiozzi. «Va bene, scusa, io pensavo fosse il tuo ragazzo o qualcosa del genere.» le spiegai. Lei rimase in silenzio, e pian piano si calmò. «Lo era, stavamo insieme.» Spiegò, calma. «Se ti fa male parlarne, non farlo, insomma, non voglio tu stia male.» le dissi. «Nono, sta tranquilla» Disse. Poco fa era scoppiata a piangere ed ora voleva farmi credere che non ci stava male, ma okay. «Ti manca?» le chiesi. «Un po' sì, mi manca la persona con cui sono stata per un anno, ma poi basta.» Rispose. «Perché cosa è successo poi? Insomma, come è finita?» Chiesi, ora mi incuriosiva la cosa. «Be', iniziò a bere, mi violentò, però lo perdonai, infondo era solo ubriaco, lui mi violentò ancora, lo perdonai, sperando sul serio che la smettesse e che tornasse ad essere il ragazzo che era sempre stato, ma non fu così e mi violentò ancora. Così, lo lasciai. I miei non sanno delle sue violenze su di me, lui è il figlio di un collega di mio padre, volevano imparentarci per avere più potere. Quando lo lasciai, ci trasferimmo qui, si vergognavano per quello che avevo fatto. Secondo loro non dovevo lasciarlo.» Spiegò. Nei suoi occhi si poteva vedere quanta rabbia portava dentro, solo al pensiero che qualcuno le abbia fatto del male, mi fa star male. Come si può violentare una persona come Camila Cabello?
«Mi dispiace.» le sussurrai. La abbracciai, «Quel tipo non potrà più farti nulla, finché ci sono io qui» le dissi. Lei mi sorrise. «Ti voglio bene, Lolo.» mormorò. «Anche io ti voglio bene, Camz.» Le sussurrai.
Okay, forse iniziava a piacermi davvero, lo stare con lei, il mio perdermi nei suoi occhi, il mio essere felice quando lei è felice, tutto questo voleva dire solo una cosa; ero finita in un gran casino.

•spazio autrice•
Questo è solo un capitolo di passaggio, per questo è più corto del solito, vi prego di votare, se il capitolo vi è piaciuto.
Io, aggiornerò appena mi sarà possibile, come sempre. E niente, ciap.

Contract. | CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora