Saltai la scuola per stare con Camila, aveva ancora qualche decimo di febbre ma si stava riprendendo. Avevamo dormito insieme, abbracciate. Io la aiutavo come potevo e quando aveva bisogno io c'ero sempre. «Lolo, mi sto annoiando, vieni qui» urlò dalla sua camera, sembrava una bambina ed era così carina. Andai da lei. «Sono qui.» Le sorrisi, sedendomi accanto a lei sul letto. Lei mi sorrise. «Mi annoio, dimmi qualcosa.» Disse. «Qualcosa» Risi. «Non sei divertente» Disse, guardandomi male. «Scusa» Risi. «Grazie» Disse, cambiando argomento. «Cosa?» le chiesi. «Grazie di essere qui, di prenderti cura di me, di viziarmi. Grazie, Lolo.» Continuò, in risposta. «Lo faccio con piacere.» Le dissi, sorridendole. «Mi racconti un po' di te? Tu sai tutto di me, ma io di te no.» Chiese, prendendomi la mano. A quel tocco ebbi dei brividi. «Uhm, okay. Cosa vuoi sapere?» Le chiesi, cercando di non mostrare il mio essere nervosa. «Raccontami della tua vita.» Mi rispose, sorridendo. «Okay, ma è tutto molto...triste.» La avvisai. «Mi stai solo incuriosendo di più.» Disse. «Allora...quando ero molto piccola mia madre morì» Iniziai, ma lei mi interruppe. «Ma Clara? Insomma, lei, è viva.»
«Loro mi hanno adottata. Quando mia madre morì, mio padre iniziò ad ubriacarsi, picchiava sia me, che mio fratello maggiore...Una sera tornò a casa più ubriaco del solito, iniziò a picchiarmi, mio fratello cercò di difendermi e mio padre lo colpì alla testa con un coltello, lo uccise.» Dissi, stringendo i denti, ripensando a mio fratello, Jason. «Mio dio, Lolo. E poi cosa ti è successo?» Mi chiese, stringendomi di più le mani. «Poi mio padre fu arrestato ed io venni portata in orfanotrofio. Lì, i signori Jauregui mi hanno adottato ed io non potrei esserne più felice.» Dissi, infine. Lei mi abbracciò e mi lascio diversi baci sulla guancia. «Lolo, è stato tutto così brutto per te. Sei davvero forte.» continuò.
Mi teneva stretta a sè, le nostre mani erano intrecciate e la mia testa era nell'incavo del suo collo. Mi lasciò un bacio tra i capelli. «Ti voglio bene, Camz» Le dissi. «Anche io, Lolo, anche io.» Mi sussurrò. Sorrisi e lei mi strinse di più a sé. Avevo un nodo alla gola, voglia di piangere, però non lo mostrai più di tanto. Stanotte avrei avuto tutto il tempo per piangere. «Resti qui con me, stanotte?» Mi chiese. Perché questa ragazza voleva distruggere i miei piani? «Uhm, dovrei tornare a casa.» Le dissi. «Voglio che dormi qui con me, mi piace dormire tra le tue braccia.» Mi disse. Queste cose se le dicono due amiche, giusto?
«V-va bene.» Dissi.***
Mi svegliai, stavolta ero tra le braccia di Camila e stavo così bene. Alzai lo sguardo e la guardai, era così bella. Io iniziavo a provare qualcosa, mi piaceva tanto e tutto questo non poteva essere non ricambiato. Insomma, i nostri sguardi, lei che cerca le mie mani, i nostri abbracci, i suoi baci sulle mie guancia, il nostro dormire insieme e sentirci bene solo quando stiamo insieme. Oggi le avrei detto quello che provavo.
Mi alzai dal letto, facendo attenzione a non svegliarla, le andai a preparare la colazione e poi gliela portai a letto. «Hei, piccola.» Le dissi, dandole un bacio sulla guancia per svegliarla. Quando si svegliò, mangiammo insieme la colazione. «Ho proprio una brava fidanzata.» Le sorrisi. «Già.» Dissi. «Oggi, sono due settimane che stiamo insieme.» Rise. «Camila, io...» Cercai di dirle, ma mi bloccai. «Tu?» Chiese, pregandomi di continuare. «Niente.» Risposi, alzandomi. «Lolo.» Disse, alzandosi con me. «Che hai?» Continuò. Me ne andai in cucina. «Niente.» Risposi. «Perché stai scappando da me? Come quella sera al bar di Dinah?» Chiese, afferrandomi per il braccio. «Qualsiasi cosa sia, a me puoi dirla.» Continuò. Mi prese per mano e mi incitò a continuare. «Camz, io...» cercai di dirle. Dio, perché non riuscivo a dire una sola parola? Mi avvicinai di più a lei e la baciai. Avevo desiderato quelle labbra per così tanto tempo, erano così morbide, sembravano fatte apposta per me. Lei mi concesse l'accesso della mia lingua nella sua bocca, le nostre lingue si unirono e non c'era niente di più bello. Lei sia staccò. Io aprì gli occhi tornando alla realtà. «Lolo, io...sono etero.» Disse. «Cosa? Perché allora hai ricambiato il bacio?» Chiesi. Mi stava prendendo in giro?
«Non lo so, ma a me piacciono i ragazzi, non le ragazze.» Continuò. Cosa? Ero ancora più confusa di prima. «E tutti quegli sguardi? Il nostro stare bene solo quando siamo insieme? Le nostre mani si cercano, Camz.» Le dissi, avevo le lacrime agli occhi. «Per me sei solo un'amica, cosa stai dicendo?» Chiese, nervosa. «Ma io, insomma...credevo tu provassi quello che provo io.» le confessai. «cosa? No. Assolutamente no. Io sono etero. Non mi piacciono le ragazze, non so perché tu ti sia fatta queste idee. Non voglio più continuare con questa storia del finto fidanzamento. Io non sono lesbica.» Mi urlò. Presi la mia giacca di pelle nera e me ne andai. Perché mi stava trattando così? Credevo sul serio fosse diversa, invece no, proprio come tutti gli altri. Lei è etero, no? Sono solo una povera illusa. Le lacrime iniziarono a contornarmi il viso. Corsi a casa, ed entrai sbattendo la porta, mi chiusi in camera mia e sdraiandomi sul letto, mi lasciai andare e piansi, piansi come non mai.
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Contract. | Camren
FanfictionLauren Jauregui; Camila Cabello; Due ragazze un po' diverse tra loro, devono fingere di stare insieme per un po', riusciranno a mantenere la loro storia soltanto una finzione? #1 in #CamilaCabello | 05.07.2018 |