Il temporale

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Sono ufficialmente tornata a casa.

Rientrata era tutto perfettamente in ordine.

Molte volte ho sperato di trovare le cose sottosopra, un po' come accade nei film horror, in modo che anche il mio compagno potesse vedere...
Ma ciò non è mai accaduto.
L'unica certezza che ho è che, oltre a me, anche i miei cani, e quello della mia vicina, percepiscono ciò che c'è in casa...
Ma un passo alla volta: tornata e tutto era in ordine.
Ho preso coraggio e sono andata al piano di sopra, da sola, a fare la lavatrice.
Sono tornata su per stendere e ormai il sole era calato completamente.
L'interruttore della luce non è subito vicino alle scale, così mi sono dovuta addentrare nell'oscurità del piano superiore per accendere la luce.
Sapevo che lì c'era qualcosa.
Lo sentivo addosso.
Un po' come quando ti sentì osservato, solo che fa molta più paura.
Eppure, questa volta, non è accaduto nulla.
Sono andata a dormire presto e la notte è passata tranquilla.

Ora, fortunatamente, sono al lavoro, lontana da casa.

Fuori c'è il sole, è una bella giornata, al contrario di quella notte, di tantissimi anni fa, quando un temporale violento si scagliava sul paese dove vivevo con mia mamma.
Il vento forte mi fece svegliare di soprassalto, con una tremenda sensazione addosso.
Ricordo che era come se non fossi io a decidere cosa fare, qualcun altro me lo stava ordinando, e io obbedivo tranquillamente, come se quella situazione fosse assolutamente normale.
Qualcosa non andava, presi in mano il cellulare e feci scorrere l'elenco dei numeri in rubrica, finché non trovai il numero del ragazzo che viveva qualche piano più giù.

Non ho idea di come facessi ad avere quel numero, considerando che a malapena conoscevo il suo nome.

Fu tutto così istintivo: gli inviai un messaggio per chiedere se stava bene.
Così, senza motivo, come se qualcuno mi avesse riferito che era successo qualcosa di brutto e io volevo sapere se ora il peggio era passato.

Nonostante fosse tarda notte, la risposta non tardò ad arrivare.
Non era lui a rispondere, ma qualcun altro con il suo cellulare.
Quella persona si limitò a rispondermi che ora M stava bene, che si era appena addormentato ma che si sarebbe ripreso presto.
Non risposi a quel messaggio, perché in quel momento mi resi pienamente conto di ciò che era accaduto: mi ero svegliata in piena notte presa dall'ansia,  avevo preso il cellulare e avevo mandato un messaggio ad uno sconosciuto (di cui peraltro non dovevo neppure avere il numero) per chiedere come stava e, nonostante l'ora tarda, avevo ricevuto una risposta abbastanza rassicurante da chissà chi.

Tremavo.
Lo ricordo bene.
Ricordo di aver chiamato mio padre, ma non rispose.
Gli inviai un messaggio spiegando l'accaduto, la risposta arrivò l'indomani, si limitava al scherzare sul fatto che fossi 'la sua streghetta'.
A me, però, non andava di scherzare, avevo solo bisogno di essere capita e creduta.
Avevo bisogno di avere davvero qualcuno al mio fianco.

Incontrai il mio vicino qualche giorno dopo in ascensore, decisi di non dirgli nulla riguardo il messaggio, e sembrava che anche lui non ne sapesse niente.
Così ci limitammo al nostro semplice saluto.

La mia, purtroppo, storia veraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora