Memories.

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Mi sveglio a causa delle luce che entra dalla finestra. "Haaarry, chiudi le tende ti prego." urlo non sapendo dove si trovi il riccio. "Cazzo ti urli, sono qui." dice, dandomi una botta col piede; effettivamente sono appiccicata a lui, solo non me ne ero accorta. Ridacchio e mi giro per dargli un bacio sul naso "Scusa riccio." bisbiglio, per poi fargli un po' di coccole. Dopo di che mi alzo e vado a fare la colazione: sta volta, succo d'arancia e biscotti. Mi piace variare insomma; "Ti alzi? È pronto." dico ad alta voce per farmi sentire. Harry ha deciso di voler andare a casa mia per dare una pulita e magari provare a venderla; era un po' che gliene parlavo, dopotutto i miei genitori mi hanno dato il permesso, e potrei raccimolare qualche soldo. "Va bene, per me." dico, sistemando le ultime cose in cucina e andandomi poi a vestire. Quando torno al piano di sotto Harry è già pronto ad aspettarmi, telefono in mano e occhiali in testa, bello come sempre. Ci incamminiamo, in silenzio. Ho così paura, di tornare in quel posto, di rivivere la mia infanzia, di far tornare a galla tutti i ricordi felici che ho in quelle mura. Afferro la mano di Harry, sapendo di poter contare su di lui, come sempre. Arriviamo, infilo la chiave ed entro. Sapevo fin dall'inizio che questo momento sarebbe arrivato, rivivere tutto è ciò che devo fare per poter andare avanti. Continuo a ripetermi questa frase mentre mi addentro nelle camere, togliendo cose inutili o spazzatura, che prima erano utili. Trovo qualche libro, alcuni miei, altri di Jacob; la maggior parte delle sue cose le hanno buttate, ma le altre sono qui e spetta a me gettarle via. Posso sentire Harry dietro di me seguirmi e fare lo stesso; quando abbiamo girato tutta casa, ci sediamo sul divano coperto da un telo, e chiamiamo l'agenzia immobiliare per informarci sui procedimenti per la vendita. Inizio a distrarmi su cosa mi circonda, quindi lascio il telefono ad Harry: La poltrona di papà dove io e Jacob ci sedevamo insieme mentre aspettavamo tornasse da lavoro, o la lampada che abbiamo rotto ed aggiustato più volte durante le litigate. O ancora la cucina in cui Jacob ed io portavamo i nostri amici per fare la merenda; tanti piccoli momenti che ho impressi nella mente e che ho deciso non voler dimenticare, solo far sì che restino tali, pur andando avanti con la mia vita. È giusto così, mi ripeto, affacciandomi sulla finestra che dà sull'ormai non curato giardino. Sento Harry chiudere la telefonata e spiegarmi cosa dovrò fare per poter vendere la casa, e mi dice che inoltre potrò fare tutto da New York, perchè altrimenti la procedura sarebbe stata più lunga di questi pochi giorni in cui siamo qui. Mentre ci incamminiamo per tornare, decidiamo di fermarci da Carl per prendere qualcosa da mangiare; dopo i grandi saluti che ci fanno i due anziani, riusciamo a tornare a casa, e subito mi metto a preparare qualcosa. "Tutto bene Mer?" mi domanda Harry venendomi dietro mentre cucino. "Sì certo, perchè?" chiedo, stando veramente meglio di come avevo creduto. "Non hai detto quasi niente da quando siamo tornati." dice lui, colpendo in pieno il bersaglio. "Non ho niente da dire, tutto qui. Ma sto bene, davvero." rassicuro più me stessa che lui. Annuisce, e mi abbraccia. Ancora con la pentola in mano ricambio, inalando il suo profumo e capendo realmente quanto non possa fare a meno di lui. Quando finiamo di mangiare ci mettiamo a letto, e come se non dormissimo da secoli ci
riaddormentiamo abbracciati con i respiri coordinati, tanto scena da film, ma ovviamente devo rovinare tutto con la mia solita fortuna. Infatti, devo aver fatto un incubo che però non ricordo, mi sveglio di soprassalto, facendo svegliare anche Harry. "Sh, sono qui piccola." sussurra, e lo abbraccio in silenzio. Sento di doverlo fare, e lo bacio, un bacio disperato sta volta, bisognoso di tutto quell'amore che non ci hanno mai dato e che possiamo però darci l'un l'altro. Ricambia il bacio, e lo rendiamo più lungo degli altri, sto per togliergli la maglietta, quando si stacca; mi guarda, e rompendo il momento mi dice: "Non ti sei nemmeno lavata i denti." scoppio a ridere, e lui dietro a me, e cazzo guardate che casino, ma siamo bellissimi. Lui lo è, ed io sono la ragazza più fortunata del mondo nonostante tutto il resto, perchè so che è mio, mi appartiene da sempre e probabilmente anche se non ci parlassimo più rimarrebbe tale. E poi, nonostante non sia facile per me ammetterlo, gli appartengo anche io, sono tutto ciò che ha ed è tutto ciò che ho. "Sei un coglione!" gli dico in risposta, persa nelle sue iridi verdi. "Vabbe torniamo a dove siamo rimasti." dice ridendo, e riavvicinandosi. Non saprei come fermarlo, così lo riaccolgo nella mia bocca e prima che ce ne accorgessimo, il pomeriggio è volato.

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