La scommessa.

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8. La scommessa

A quasi una settimana da quella tragica e umiliante sconfitta, quando cominciavo a sperare che lui si fosse dimenticato della scommessa o che fosse stato così magnanimo da graziarmi, alle tre del pomeriggio del sabato, mentre sono in biblioteca con Devon, Malfoy mi raggiunge.
«Andiamo?» mi chiede senza salutare ne me, né Devon.
«Dove scusa? E perché soprattutto?» chiedo io alzando appena gli occhi dal libro.
«Ho vinto no? Quindi alzati e seguimi» dice allontanandosi e io sono costretta a seguirlo.
«Devon scusami, scusami davvero! Ho perso una stupida scommessa e devo andare! Ci vediamo quando è finita questa tortura» gli spiego raccogliendo la mia roba e, dopo averlo baciato, seguo Scorpius fuori dalla biblioteca.
«Cos'hai in mente?» gli chiedo spaventata raggiungendolo.
«Ho deciso di aiutarti» mi risponde continuando a camminare.
«In che modo scusa?» gli chiedo io faticando a stargli dietro.
Senza rispondermi imbocca una rampa di scale e si ferma solo davanti alla porta del dormitorio corvonero.
«Perché siamo al mio dormitorio?» chiedo stupita.
«Ho pensato un po' a cosa avremmo potuto fare insieme e sono arrivato alla conclusione che se ti insegnassi a giocare magari la prossima volta riesci persino a vincere» mi risponde facendomi l'occhiolino.
«Quindi apri la porta, siamo qui per prendere la tua scopa» continua.
Sbuffando entro nel dormitorio, seguita da lui, e subito gli occhi di tutti sono su di noi. Vedo con la coda dell'occhio Lysander che ridacchia ma mi rifiuto di dargli importanza.
Faccio i primi scalini verso la mia camera e, sentendo i passi dietro di me, mi fermo e mi giro.
«Dove credi di andare?» gli chiedo.
«Nel tuo dormitorio» risponde come se fosse la cosa più normale dell'universo.
«No, tu mi aspetti qui»
«Come se non fossi mai entrato in camera tua» mi dice superandomi ed entrando.
Mio malgrado lo seguo e, una volta dentro prendo dal baule un paio di pantaloni, una maglietta e una felpa e mi fiondo in bagno per cambiarmi.
«Guarda che potevi anche cambiarti qui!» mi grida lui mentre entro in bagno, sedendosi sul mio letto.
Con una forza di volontà che non credevo di avere evito di mandarlo a quel paese e mi vesto in modo deliberatamente lento.
Quando torno in camera Scorpius è sdraiato sul mio letto ma si alza vedendomi tornare.
«Mi stavo addormentando, ma ti ci vuole così tanto a vestirti?»
«No, ma dato che c'eri tu ad aspettarmi la cosa non mi allettava più di tanto» gli rispondo sinceramente prendendo la scopa.
«Dovresti bere un po' più spesso» mi risponde seguendomi fuori da dormitorio.
Attraversiamo il castello e ci dirigiamo direttamente al campo dato che, a detta sua, la sua scopa è già là.
A stare fermi, con solo la felpa, c'è freddo ma una volta iniziato a giocare mi scaldo.
Due ore dopo, mi rincresce ammetterlo, devo dire di essermi divertita. Scorpius sa giocare molto bene ed è stato un allenamento fuori programma decisamente impegnativo ma anche rilassante.
Sono quasi le sei quando entriamo negli spogliatoi per farci la doccia prima di tornare al castello.
Dopo una splendida doccia bollente mi avvolgo nell'asciugamano e torno nello spogliatoio femminile dove, però, trovo Scorpius già vestito.
«Esci» gli ordino stringendomi di più l'asciugamano addosso.
«E perché? La vista è così bella»
«Vuoi che ti schianto?» gli dico prendendo la bacchetta dalla panca.
«Ti aspetto qui fuori, ma vedi di non metterci una vita come prima»
«Puoi anche tornare al castello, grazie. Il sole è tramontato e finalmente questa 'bellissima' giornata è finita quindi grazie e buona serata» lo congedo gentilmente continuando a tenerlo sotto tiro.
«Rose, qual è la definizione di giorno? Perché è questa la parola che ho usato nella nostra scommessa»
«Non puoi dire sul serio» esclamo una volta capito.
«Non sarò un corvonero, è vero, ma la definizione di 'giorno' è: tempo impiegato dalla Terra a compiere un giro completo su se stessa, ovvero ventiquattrore. Devi stare con me fino alle tre di domani pomeriggio»
«No» rispondo secca.
«Vuoi tirarti indietro?» mi chiede alzando un sopracciglio.
«Assolutamente no» la mia parte grifondoro si rifiuta ma quello che mi sta chiedendo è impossibile.
«E allora vestiti che poi andiamo a cena» dice uscendo dallo spogliatoio.
Mi metto i vestiti puliti e, dopo aver messo quelli sporchi nella borsa, esco.
Mentre lui sghignazza io lo seguo con una faccia da funerale fino alla Sala Grande dove ci dividiamo, finalmente!, per cenare ognuno al suo tavolo.

Finché Si Odia Si Ama Ancora [Rose×Scorpius]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora