Capitolo diciannove.

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Questa mattina mi sono svegliata davvero bene e stranamente in anticipo.
Sento di essere tornata quella di sempre, per fortuna.
La Sarah buona e gentile è durata così poco, ma è meglio così. Essere buoni in questo mondo, è solo un grande difetto.
Ho pensato a Luke per tutta la notte, ho architettato la brutta fine che farà.
Sono maledettamente vendicativa, lo sa anche lui o almeno credevo che lo sapesse.

"BUONGIORNO CAMPO!"
Rimbomba la voce di Karla.

Le mie coinquiline si svegliano stiracchiandosi lentamente.

"Buongiorno ragazze."
Sorrido avvicinandomi allo specchio per pettinarmi.

"Buongiorno..."
Sussurrano insieme quasi impaurite. Perché loro sanno bene di cosa sono capace.

"Farai quello che penso, vero?"
Domanda Melissa.

"Avevi dei dubbi?" Sorrido.

"Sarah ti prego..."
Sussurra Stella.

"Mi dispiace per tuo fratello Stella, non vorrei essere nei suoi panni."
Sospira Melissa.

"Ti dispiace per lui? Io sono stata buttata giù dalla canoa!"
Dico incrociando le braccia.

"In ogni caso non hai prove contro di lui, purtroppo nessuno era attento in quel momento e nessuno ha visto chi ti ha spinto."
Dice Melissa.

"Perché sei così sicura che sia stato Luke?"
Domanda Stella.

"Perché lui era quello più vicino a me, Emily era più avanti." Affermo ma in realtà non ne sono sicura. Non ricordo bene chi stava dove, ma sono così sicura che sia stato Luke.

"Non lo so Sarah, so solo che ti stai sbagliando, su tutto."
Dice Stella per poi chiudersi in bagno.
Melissa mi guarda dispiaciuta e io mi affretto ad uscire di lì.

Arrivo a mensa in anticipo trovando quindi poche persone. Non appena entro tutti si fermano a fissarmi. Mi da così fastidio ma non riesco a trovare la forza di dire qualcosa, perciò mi limito ad attraversare il corridoio a testa bassa. Quando la rialzo per prendere il vassoio, incontro gli occhi verdi di Luke. Restiamo fermi a guardarci per qualche minuto: i miei sprizzano rabbia da ogni parte, i suoi sono semplicemente tristi.
Ma perché tristi?
Prova a parlare ma io cambio subito direzione.

"Sarah aspetta."
Mi tocca una spalla obbligandomi a girarmi.

"Vaffanculo."
È l'unica cosa che esce dalla mia bocca.

"È già un inizio."
Sorride debolmente e poi mi lascia andare, forse perché non sapeva cosa dire.
Nemmeno io so cosa dire sinceramente.
Non trovando nemmeno la forza di stare nella stessa stanza con lui, abbandono anche la mensa senza aver toccato cibo.
Adesso mi ricordo perché mi tenevo lontano dalle persone. Perché prima o poi ti feriscono sempre! E non importa quante volte ti chiedono scusa, se rompi qualcosa non tornerà mai come prima. Mi sembrava di aver fatto dei grandi passi avanti con Luke, e anche con me stessa. Ma adesso siamo ritornati esattamente al punto di partenza. Delusione, è questo quello che sento. Non vedo l'ora di riabbracciare l'unica persona che veramente conta per me, l'unico che non mi ha mai tradito e che mai lo farà. Nella mia mente compare Samuel e sulle mie labbra sorge un sorriso.

Arriva la sera ed è qui che decido di iniziare il mio piano. Sono tutti, come sempre, al falò e io furtivamente esco dal mio bungalow. Attraverso mezzo campo per arrivare a quello di Luke,  per fortuna anche i suoi coinquilini non ci sono.
Riesco ad entrare facilmente dentro al bungalow e mi guardo attorno. Il mio piano è distruggere qualcosa che a Luke sta tanto a cuore. Mi sento cattiva, e in realtà lo sono davvero. Mi guardo attorno per tanto tempo, giro e rigiro per la stanza alla ricerca di una buona idea. Poi vedo qualcosa appoggiato all'angolo della stanza, ed è così che scatta un lampo di genio nella mia mente.
La chitarra di Luke.

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