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Divorammo il resto dei nostri hamburger, lanciandoci timidamente degli sguardi furtivi e fugaci. Tutto quello che avevamo fatto era tenerci per mano, ma per me, era come se stessimo prendendo le cose ad un livello successivo, come se fosse una seconda fase. Ma lo era solamente per me.

Mi sentii piena e rifiutai il dessert, non importava quanto Calum avesse insistito. Alla fine, pagò con venti banconote da un dollaro e disse al nostro cameriere di tenersi il resto.

Poi, tese la mano, invitandomi a intrecciare le mie dita con le sue. Ci dirigemmo verso la sala da bigliardo, il mio cuore batteva all'impazzata. Vi erano altri clienti, che sorseggiavano la loro birra e ci guardavano vertiginosamente.

Calum prese due stecca per noi da utilizzare e afferrò nuovamente la mia mano dirigendosi verso un tavolo da bigliardo vuoto.

-Hai mai giocato prima?-

Scossi la testa.

-Mio padre ci giocava, ma non mi ha mai insegnato nulla. Lo guardavo solamente.-

Calum mi porse una stecca e casualmente mi disse,-Perderai, allora.-

-Ad essere onesti, non so nemmeno come giocarci.-

Calum si avvicinò dove ero io, con un sorriso compiaciuto che ballava nelle sua labbra.

-Devi colpire la palla bianca e puntarla su quel triangolo laggiù,- fece cenno verso il gruppo di palle ordinatamente allineate sul tavolo. -E in quel modo, dovresti mandare tutte le palle colorate nei vari buchi.-

Dopo un paio di tentativi, seguendo quello che mi disse Calum, finii per mandare la palla bianca in uno dei vari buchi.

Sbuffai.

Calum scosse la testa divertito e lo fulminai con lo sguardo, resistendo all'impulso di tirargli un buffetto sul braccio.

-Scusami, ma sei divertente da guardare.-

Scossi la testa incredula e ci provai nuovamente. Calum scoppiò a ridere ad alta voce mentre stavo quasi per colpire con la stecca una persona dietro di noi.

-Va bene, basta così,- mi avvertì, avvicinandosi più vicino. -Ti insegnerò.-

La prossima cosa che seppi, sentii un braccio circondarmi la vita mentre l'altra sua mano posarsi sulla parte superiore della mia. Lo seguii come si piegò leggermente.

-Devi mirare e poi colpire il segno.-

Deglutii.

-Ho capito.-

Con il suo aiuto, riuscii a colpire il triangolo, facendo andare le palle su ogni parte del tavolo. Un paio di loro finirono dentro i fori. Esultai con gioia.

Calum sorrise ampiamente.

-Apprendi velocemente. -

-Grazie,- dissi. Poi buttai le mie braccia intorno al suo collo. Non mi ero resa conto che Calum portò le sue braccia intorno i miei fianchi, stringendomi.

Immediatamente, mi tirai indietro e sbattei le palpebre velocemente.

-Emh, che ne dici di quella partita?- Chiesi.

Calum sorrise.

-Andata.-

* * *

Il viaggio di ritorno al campus, fu composto da un confortevole silenzio. Ascoltammo alcuni degli ultimi successi alla radio, come Calum tamburellava le dita sul volante, ma la sua bocca rimase chiusa.

Forse mi trovava poco attraente come persona.

Le idee negative iniziarono a prendere sopravvento la mia mente. Non si stava comportando come al solito, perché lo vedevo come si comportava al liceo quando aveva attorno delle ragazze.

Eighteen ||  Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora