Capitolo 15

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Tutti gli si avvicinarono.

«Sembra che stia ancora dormendo» constatò Oliver. «Sei sicura che sia sveglio?» chiese, rivolto alla nonna.

«Sì» rispose lei. «È inutile che continui a fingere di dormire. Hai mosso le palpebre.»

Però, pensò Nessuno, affascinato. Quella donna era davvero in gamba.
Decise che la situazione migliore fosse quella di svegliarsi.
Battè le palpebre e mise a fuoco. Solo allora notò che qualcuno gli aveva slacciato il mantello dal collo, lasciandolo però con la divisa degli Evil.
Si sedette sul tavolo, sporgendo le lunghe gambe dal bordo.
Alzò le braccia intorpidite verso l'alto, per stiracchiarle, e la maglietta aderente che indossava si sollevò, lasciando intravedere il suo addome piatto.
Si affrettò a coprirsi, sperando che nessuno lo avesse notato.
Fece finta di sbadigliare, per coprire il suo imbarazzo, e si portò una mano alla bocca.
Si guardò intorno: Cooper e Liv lo fissavano impassibili, ma con una sorta di morbosa curiosità infantile.
Quei due erano molto simili.

Rory invece lo fissava con curiosità e ammirazione.
Sapeva quello che aveva fatto per salvare la sorella, e gliene era grato.
Imbarazzato più di prima a quel pensiero, distolse lo sguardo.
Oliver lo stava ignorando. Preferiva fissare infastidito Ellie che, con gli occhi puntati sui suoi piedi come se improvvisamente fossero la cosa più interessante del mondo, era arrossita profusamente.
Chissà perché poi.
«Uhm» disse assonnato, spettinandosi i capelli con una mano. Ellie sembrò arrossire ancora di più. «Che succede?» le chiese, fissandola.

«Non ti ricordi?» balbettò lei, nella più completa confusione. Oliver sembrava irritato da quel quadretto. «Ecco... Mi hai salvato la vita» gli disse, alzando lo sguardo dal pavimento per puntarlo sugli occhi del ragazzo. «Grazie!» esclamò velocemente, distogliendo lo sguardo dal suo come se le facesse ribrezzo sia essere costretta a ringraziarlo, sia guardarlo in faccia.

«Non c'è di che» rispose lui, beffardo. Si sentiva estremamente ferito dal suo comportamento.
Si ricordava ancora di quando gli aveva preso le mani, cercando di riscaldarle, e poi, quando gli si era avvicinata, per la prima volta in vita sua Nessuno aveva avuto l'impressione che finalmente qualcuno lo vedesse veramente, proprio per quello che era.
Chiaramente però, si era immaginato tutto.

«Ma» iniziò lei, come se avesse capito che c'era qualcosa che non andava.

Nessuno la fissò ancora una volta, e lei tacque. Poi lui fece leva sulle braccia per scendere dal tavolo.
Si sentiva le gambe stranamente molli.

«Non dovresti alzarti» iniziò a raccomandargli Liv, con un tono perplesso e un po' preoccupato. «Non sei ancora pronto per camminare. Dovresti riposarti, per stasera.»

«Stasera?» Nessuno guardò oltre le vetrate. Era già buio, là fuori.
Non lo aveva notato prima per via dell'intensa illuminazione della stanza, che la rischiarava come se fosse giorno.
«Si è fatto tardi» disse, un po' irritato con se stesso.
Avrebbe dovuto andarsene subito, non appena era arrivato lì.
Kyle aveva bisogno di lui: che ci faceva ancora lì?
Ma poi capì che non avrebbe potuto far nulla senza il loro aiuto. Non sapeva neanche dove si trovava, se non in un pianeta sconosciuto e potenzialmente ostile la cui neve poteva trasformarti in una scultura di ghiaccio.
Molto accogliente.

La sua espressione si addolcì un pochino, mentre rimuginava tra sé e sé.
Tralasciando il discorso di Ellie, forse c'era stato un malinteso, con Cooper.
In fondo, lui non gli aveva mai fatto intendere di essere contro di lui. Gli avrebbe chiesto dei chiarimenti appena ne avesse avuta la possibilità, ma per il momento, doveva solo cercare di fare buon viso a cattivo gioco.
Ignorando le raccomandazioni di Liv si accinse, con immenso sforzo, a scendere dal tavolo e ad alzarsi.

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