Capitolo 28

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«Cosa diamine pensi di fare?» gridò Nessuno, mentre cercava di divincolarsi dalla presa di Oliver, che lo aveva braccato subito dopo averlo colpito con l'elsa della spada. Nessuno aveva perso l'equilibrio, e ora si trovava stretto — con suo sommo disgusto — tra le braccia del ragazzo, che lo cingevano in una morsa d'acciaio quasi come se avesse paura di farselo scappare via.

Ellie spuntò da dietro l'albero più vicino, seguita a ruota da Rory. Se lei sembrava essersi fatta più decisa e anche più agguerrita del solito, lo stesso non si poteva certo dire per il gemello, che teneva la testa bassa come se volesse trovarsi da qualsiasi altra parte tranne che lì. Nessuno non poteva esserne sicuro, a causa del mal di testa che gli era ritornato dopo che Oliver lo aveva colpito, ma gli sembrava di vedere Rory che sollevava la testa, di tanto in tanto, solo per lanciare occhiate di sbieco agli altri due, con fare insolitamente accusatorio.

«Ehi, voi due!» disse, sbracciandosi per liberarsi di quell'idiota. «Vedete di aiutarmi. Questo qui è completamente impazzito» sbuffò Nessuno, abbassando la voce che, a furia di urlare, gli stava diventando completamente rauca.

Intanto lui e Oliver inscenarono una piccola lotta, volti entrambi a ottenere due obiettivi differenti: Nessuno cercava di scappare, mentre Oliver sembrava avere tutte le intenzioni di tenerlo fermo e imprigionarlo, neanche fosse stato un pericoloso serial killer.

«Ma un guinzaglio per tenerlo a bada no, eh?» sbuffò in direzione di Rory, che però cercava di ignorarlo meglio che poteva.

Nessuno inizialmente non fece caso al comportamento insolito del ragazzo, impegnato com'era nella piccola baruffa, e la sua perseveranza fu ricompensata quando riuscì a strappare una mano dalla ferrea presa di Oliver, liberandola. Un sottile senso di soddisfazione lo pervase quando gli appioppò anche una sonora gomitata al fianco. Non fece però in tempo a massaggiarsi la nuca dolorante per allievare il dolore che lo stava assillando, che Ellie corse prontamente in soccorso dell'amico, lanciando uno dei suoi due pugnali in direzione di Nessuno.
Verso il basso, con precisione.

«E che cavolo, avvisa almeno! Avresti potuto tagliarmi un orecchio, un dito... qualcosa!» strillò con un tono di voce assai poco virile. In ogni caso fu molto fortunato, perché riuscì a schivarlo senza pensarci troppo, trovando pure il tempo di congratularsi con se stesso per la sua abilità.

Ma non aveva fatto i conti con la precisione che Ellie aveva acquisito in tutti i suoi anni di allenamento.
Il pugnale infatti, si era conficcato tra il mantello e l'albero dietro di lui, riuscendo effettivamente a bloccarlo con facilità. La ragazza gli fu davanti in un attimo e prese a minacciarlo con l'altro coltello, poggiandolo sulla sua gola come se si trattasse di un'arma giocattolo, e non un'arma affilata e potenzialmente pericolosa.
«Sta' fermo» gli sibilò, inviperita.

Nessuno alzò gli occhi al cielo, borbottando e strattonando il mantello con irritazione crescente.
Forse non avrebbe dovuto farlo, perché la lama del coltello gli si conficcò di qualche centimetro nella carne, macchiandosi di un filo di rosso e lasciando un taglio sottile sulla sua pelle.

«Ehi, ehi. È questo coso che mi dà fastidio, non fa che essermi d'impiccio» le disse, indicando il mantello. Stava cercando di rabbonirla, così da avere più possibilità di uscire illeso da tutta quella situazione.

Ma lei nulla, non rispose. Vedere una ragazza alta un metro e mezzo fronteggiare un ragazzo molto più alto di lei sarebbe stato divertente in qualsiasi altra circostanza, se non fosse che lei gli premeva un coltello alla gola. Ellie riprese come se niente fosse a fare quello che aveva interrotto, come una bambina che si divertiva a disegnare su un foglio con i pastelli colorati.
Solo che il foglio era la sua pelle, e il colore era quello del sangue.

Nobody's Land - EVIL  #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora