Capitolo 3

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Quando Nessuno si risvegliò, aveva proprio un gran mal di testa. Si sentiva la testa pesante e molliccia e, aprendo gli occhi, scoprì che vedeva pure sfocato, anche se dire che vedeva era decisamente un eufemismo.
Non sapeva dire dove si trovasse, ma era di sicuro un luogo umido e soprattutto, molto buio. A causa della completa assenza di luce non riusciva a vedere ad un palmo dal naso, figuriamoci osservare l'ambiente intorno a lui.

L'oscurità regnava sovrana ed era chiaramente percepibile l'odore della muffa, che lo colpì come un pugno al naso. Cercò di sollevare la testa dal duro pavimento di marmo ma, a causa del brusco movimento, venne avvolto da una nuvola di polvere che gli fece bruciare e lacrimare gli occhi. Era anche un po' stordito, e all'inizio attribuì proprio a questo la causa della sua difficoltà nei movimenti.
Ma poi si accorse che in realtà era stato legato con delle robuste corde che lo immobilizzavano strettamente: per questo non riusciva a muovere un muscolo.

Aveva anche la bocca coperta da un ruvido bavaglio, che gli stava irritando terribilmente le labbra secche e screpolate.

Oh, quanta sete aveva. Se solo avesse potuto bere un po' d'acqua...
Ma non doveva pensarci, altrimenti avrebbe solo peggiorato la situazione.

Il panno doveva essere terribilmente sporco, constatò ad un certo punto con orrore, perché, cercando di liberare la bocca dalla costrizione della stoffa, sentì qualcosa strisciarne fuori e sfiorare involontariamente le sue labbra.

Inorridì, cercando di non pensare a cosa potesse essere la viscida creatura e di trattenere i conati di vomito, che minacciavano seriamente di sopraffarlo.
Dopo un po', recuperato il controllo sullo stomaco, cominciò a riflettere e a chiedersi come avesse fatto il commissario, o quello che evidentemente ne aveva preso il posto, a tramortirlo.
Forse lo aveva drogato con qualche strana sostanza disciolta nella stessa acqua che gli aveva fatto bere.
Ma era certo che non fosse stata solo quella la causa.

Gli era già stato dato qualche sonnifero, in passato, ma stavolta la sensazione era stata decisamente spiacevole. Non aveva iniziato a sentire le palpebre pesanti, e neanche il dolce torpore dovuto alla medicina: era stato come se avesse deciso di sua spontanea volontà di chiudere gli occhi e dormire, mentre in realtà il suo subconscio cercava disperatamente di opporsi.

Non riusciva a comprendere come fosse successo, ma era stato stupido a fidarsi di Kralen.
Eppure sembrava così gentile...
Ma perché gli svitati capitavano sempre tutti a lui? Non riusciva proprio a capirlo.

Negli anni c'erano stati prima tutti quegli incidenti che l'avevano perseguitato. Poi, qualche anno prima, più o meno quando aveva conosciuto Kyle, sembrava si fossero improvvisamente placati, e lui aveva trovato un po' di pace dopo tutte quelle repentine morti che gli avevano rovinato la vita.

Ma da un po' di tempo erano ricominciate le persecuzioni, stavolta da parte di minacciosi tizi con il viso coperto da pesanti passamontagna che gli avevano chiesto (diciamo pure ordinato) di unirsi al loro strano Consorzio di cui non ricordava il nome, altrimenti avrebbe subito la loro ira e tutte le persone a cui teneva o che aveva anche solo conosciuto sarebbero morte.

Poco male: non conosceva quasi nessuno. Sarebbe stato difficile riuscire a trovare qualcuno da uccidere.

Ma poi si era ricordato di Kyle, e gli era sembrato come se un fulmine lo avesse colpito, lasciandolo a terra esanime.
Era ancora così poco abituato ad avere un amico che si era completamente dimenticato di lui.

Si era spaventato e, in preda all'esasperazione, li aveva scherniti definendoli pazzi, rifiutandosi di credere a ciò che dicevano.
Ma evidentemente non sapeva proprio con chi avesse a che fare.

Nobody's Land - EVIL  #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora