f i v e

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Quando il mattino dopo mi svegliai la prima cosa che vidi fu Blake che dormiva accanto a me.
Sembrava un agioletto: con quel suo ciuffo biondo (Probabilmente tinto, per via dei capelli visibilmente sottili e sciupati), quel naso fin troppo perfetto e gli occhi.
Santo cielo, i suoi occhi...
Attualmente erano chiusi, ma giuro che sotto il sole di quella spiaggia sembrava che brillassero.

Mi alzai cercando di non svegliarlo, ma con scarsi risultati.

«Hey» sussurrò afferrandomi il polso.
«Hey» lo salutai dolcemente.
«Buongiorno Cass» farfugliò.
«'giorno Blake» ripetei.
Uscimmo dalla capanna e ci sedemmo sul bagnasciuga.
Lui si scostò i capelli dalla fronte, lasciando intravedere un'intera sezione di pelle che non avevo cosparso di fango: era pallida e lacerata.
«Blake» lo chiamai alzandomi in piedi.
«Che c'è?» chiese tranquillo.
«D-Dammi la tua maglietta» ordinai.

Lui fece una smofia che mi ricordava molto una di quelle emoji che seguivano una frase pervertita o con doppi sensi.

Sbuffai buttando gli occhi al cielo.
«La tua fronte» dissi.
Lui si portò una mano alla tempia per poi constatare che era coperta di sangue coagulato.
Allungai la mano verso di lui.
Il ragazzo si sfilò la maglia, restando a petto nudo.

Dovetti fare un profondo respiro.
'Un po' di autocontrollo Cass.
Ferma gli ormoni santo cielo' mi ripetei mentalmente.

Stavo cercando in tutti i modi di non arrossire.
Senza risultati.
«Hey, so che posso fare questo effetto a volte» fece spallucce Blake.
«Che cretino» mormorai afferrando la sua t-shirt.
«Certo, certo» ripetè ironicamente alzandosi in piedi.
«Dove credi di andare?» lo bloccai.
«Non lo so, pensavo di costruire il martello» rispose.
«Siediti qui» dissi.
«Ma io...»
«Blake. Seduto» ordinai.
«Okay, okay. Comunque per tua informazione non sono un cane» protestò.

Bagnai la maglietta nel mare, la tirai fuori e la strizzai per togliere un po' di acqua in eccesso.
Successivamente feci sedere Blake a terra.
Delicatamente premetti la maglia sulla sua ferita: lui si lasciò sfuggire alcuni mugolii di dolore.

«Basta, basta Cass, ti prego» mi fermò ad un tratto.
«Blake, quella ferita va disinfettata. Non si cicatrizzerà da sola» gli dissi in tono serio.
Lui sbuffò.
«Senti: se io ti lascio disinfettare questo» indicò la ferita «Ma tu me lo faresti un favore?»
Io ci pensai un attimo.
«Va bene» feci spallucce.
D'altronde: cosa avevo da perdere?
Lui sorrise per poi sistemarsi in modo che io potessi disinfettargli la ferita.

Pochi minuti dopo avevo già finito.

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