t w e n t y :: p a r t. 1

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Il mattino arrivò più presto del previsto.
Mi alzai e guardai fuori dalla finestra: Era ancora buio.
Scesi le scale e andai in cucina.
Mi preparai una tazza di The al limone, era l'unica cosa che riuscisse a tranquillizzarmi in quei momenti.
Andai in soggiorno e presi in mano il mio telefono.
Iniziai a scrollare le notifiche; erano per lo più notifiche di Twitter.
Avevo un piccolo gruppo di fan che erano rimasti estasiati da ciò che avevo scritto nel mio libro, e mi supportavano in tutte le mie scelte.

"Loro mi supportano in tutte le mie scelte..." mi ripetei mentalmente.

Tornai in camera, mi preparai e uscii di casa.
Attraversai a piedi il piccolo quartiere che era illuminato solamente da alcuni lampioni.
Chiamai un taxi.

«Dove vuole andare signorina?» chiese il tassista.
«Santa Monica» risposi.
«Guarda che è lontana, li hai abbastanza soldi?»
Io annuii.
«Come vuoi tu» fece lui.
Aveva un forte accento Italiano, ma alcune foto del Taj Mahal sul cruscotto mi confondevano le idee.

Il viaggio fu lungo.
All'incirca verso le dieci il mio telefono squillò.

«Pronto?»
«Cassandra! Sei pazza? Andartene così, senza avvertire! Mi hai fatto preoccupare!» strillò mia madre dall'altra parte del telefono.
«Scusa»
«Dove sei che ti vengo a prendere?»
«Mamma...»
«Si Cass?»
«Sono a Santa Monica» affermai «Torno domani, ciao»
E riattaccai.

Iniziai a girare la città: era bella si, ma mai quanto la mia amata Los Angeles.

Arrivai in un bar e decisi di di fare colazione.
Ero stata sei ore in auto, senza aver fatto colazione...
Entrai e mi sedetti a un tavolo.
Non appena arrivò il cameriere non resistetti alla tentazione di porgli una domanda.

«Blake Gray vive nelle vicinanze?» chiesi.
«Chi? Il "ragazzino sopravvissuto"? Si, abita poco fuori città, perché?»
«Mi può dare l'indirizzo?»
«Joey, il nostro fattorino deve fare una consegna ai signori Williams oggi. Puoi andare con lui» affermò il ragazzo.
«Grazie mille!» sorrisi.

Lo avrei rivisto...wow.
Non stavo più nella pelle.
Il viaggio con Joey fu noiosissimo, a dire la verità.
Aveva provato a iniziare una conversazione con me, ma io non lo calcolavo.
Stavo per rivedere Blake.
Dovevo riordinare le idee.
Arrivai al cancello di una villetta.
Suonai e una voce mi rispose.
«Si? Chi è?»
«Cassandra White» feci io.

La voce non rispose più.

Rimasi alcuni secondi lì fuori a dondolarmi sui talloni.
In lontananza vidi una porta aprirsi seguita da una figura che correva velocemente per il lungo viale.

Blake si affacciò al cancello e lo aprì con una chiave.

Corse verso di me e mi strinse in un abbraccio.
Avrei potuto restare così per ore.
Come l'ultima volta che lo avevo visto, tre anni prima.
Il suo profumo e la sua felpa morbida combinati erano una cosa fantastica.
Chiusi gli occhi e inspirai profondamente l'odore di menta che proveniva dal ragazzo.

«Ti sei messo il profumo?» chiesi ridendo.
«Può darsi» restò vago.

Restammo alcuni secondi senza parlarci.
Anche se sembrava che solo la nostra vicinanza bastasse a farci sentire bene.
Lo trovavo diverso...
Aveva un sorriso stanco.
Ad un tratto il ragazzo scattò per poi abbracciarmi nuovamente.

«Okay, anche io ti voglio bene, ma ora smettila di stringermi così che mi fa male la testa» dissi staccandomi da quell'abbraccio così dolce e familiare.
«E a me fa male il cuore» ridacchiò.
Io piegai leggermente la testa di lato.
«In che senso?» chiesi.
Lui sorrise buttando lo sguardo al cielo.
«Sono talmente felice di vederti che...che non lo so, è come se potessi esplodere di gioia» ridacchiò.
«Anche io sono felice di rivederti biondino» gli scompigliai i capelli.
«Biondina, posso offrirle un gelato?» mi domandò porgendomi il suo avambraccio.
«Ma certamonte» risposi con un finto, e pessimo, accento francese.

Arrivammo in gelateria e ordinammo due gelati.
Io mi gustai il mio frappè al cioccolato, Blake invece divorò in pochissimo tempo un cono alla nocciola e pistacchio.
«Bei capelli» affermai con un cenno della testa.
«Tu invece tieni ancora i capelli corti?» chiese con la bocca piena di cialda.
Io annuii.
«Togli il laccetto» ordinò mimando qualcosa che cadeva dalla sua testa.
Io sorrisi per poi far cenno di no.
Lui scese dallo sgabello.
Venne dietro di me e mi sciolse i capelli, che scesero morbidi sulle mie spalle.

«Così stai benissimo» sussurrò.

CHE CAPITOLO LUNGHISSIMO.
Spero vi piaccia♡
Tra due giorni pubblicherò la seconda parte, poi ci saranno alcuni capitoli sulla loro vita dopo essersi rivisti.
Siamo sempre più vicini alla fine del 'libro'
Grazie mille per le duemila visualizzazioni.

Prossimo aggiornamento: 24/10

-Alessia💗

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