Riflessioni profonde della protagonista... cioè me

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Avete mai avuto la sensazione di non contare nulla nell'economia dell'universo?

Gli altri se la godono mentre voi state lì a guardare come semplici spettatori cercando di urlare: «Ehi, aspettate un momento! Ci sono anche io, cavolo! Rivendico il mio posto nell'economia del mondo!»

Ma niente! È tutto inutile.

Il mondo va avanti! E, udite udite, va avanti alla grande... senza di voi!

E arrivate alla fatidica domanda che ormai conoscono anche i muri: «Cosa ho fatto di male per meritare tutto ciò?»
E arrivate alla fatidica conclusione che la colpa non è vostra!

Nah!

La colpa è del destino che si accanisce contro di voi! Senza il minimo ritegno! Ecco!

Uh, quanti punti esclamativi!

Ma sarà poi così?
No, non mi riferisco ai punti esclamativi. Quelli è sicuro che sono troppi. Mi riferisco al destino. Avete presente? Quella cosa che si diverte a scombinare i vostri programmi... Sì?

Dicevo...
Non sarà piuttosto che il destino ha pianificato per noi cose meravigliose, e siamo proprio noi a rovinare tutto? Perché non vediamo ciò che è giusto per noi e ci ostiniamo a percorrere altre strade che in realtà non sono nostre?
Ma di qualcun'altra?

Eppure è così facile, basta seguire la regola del lasciarsi trasportare dalla corrente e non ostacolare il corso naturale degli eventi e, come per magia, ogni cosa va al suo posto.
C'è solo un posto per ogni cosa... Uno solo.

È come la pallina da golf: il suo posto è la buca!
Solo che nella buca dobbiamo mandarcela noi... va beh, forse ho sbagliato esempio ma il concetto è chiaro. Vero?

Ma quante domande!

Comunque, una cosa è certa: nella vita ci sono tante buche da riempire. E a Roma ci sono tante, ma proprio tante buche da riempire!

A volte non si tratta di aver fatto le cose giuste o sbagliate.
Le scelte giuste o sbagliate.
Si tratta di non averle fatte. Non aver avuto la possibilità di una scelta perché... non c'era niente tra cui scegliere e bla, bla bla.

Ecco, quella sono io.

Ecco, quella sono io

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