Ma come mai sono finita a vivere in campagna, vi starete chiedendo tutti voi (o forse no, ma ve lo dico lo stesso. Dovrò pur riempire la pagina in qualche modo!).
Allora, visto che state tutti morendo dalla voglia di saperlo, vi dico subito che qui bisogna cominciare, come si suol dire, da Abramo (qualcuno userebbe un'espressione più colorita) ma io sono una gentile fanciulla a modo, quindi ho usato la versione edulcorata.
So cosa state pensando: "Cadelmari, si dice da Adamo ed Eva!". Lo so, ma in questo caso si comincia da Abramo. Fatevene una ragione (come ho spiegato sopra)
Torniamo a noi.
Come vi stavo dicendo, la scelta nefasta o geniale, dipende dai punti di vista, di trasferirsi in campagna fu di mio padre.
Nato e vissuto a Roma, aveva deciso, ad un certo punto della sua vita, di trasferirsi con famiglia al seguito in questo eremo, vale a dire villetta di due piani e un grande giardino tutt'intorno (un cane e un gatto, che non possono mai mancare). Molto grazioso in verità, quel che è giusto è giusto. Sì d'accordo ma, perché? Perché in questo eremo, fin dall'infanzia era solito trascorrere le vacanze estive con i genitori e, durante quei lunghi soggiorni campagnoli, aveva avuto la possibilità di apprezzare appieno i benefici innegabili della vita all'aria aperta.Fu così che, appena ne ebbe la possibilità, si trasferì in campagna. Ma questo lo sapete già.
Facendo ancora qualche passo indietro. La proprietà apparteneva a sua madre. Infatti, suo padre, mio nonno, era un cittadino romano di Roma da generazioni. Per farla breve, seguendo il consiglio di un suo amico, che più volte aveva decantato (celebrato con molte lodi, spesso in modo eccessivo) quanto fosse bello e conveniente avere per moglie una bella contadina con il suo bel pezzo di terra.
E niente, mio nonno si convinse a cercar moglie in campagna.Dopotutto lui aveva il suo bel lavoro in fabbrica e un giorno, non molto lontano, avrebbe riscattato l'appartamento di Roma (privilegio spettante al primogenito maschio). Insomma, aveva tutte le carte in regola per essere considerato un buon partito. Perbacco!
La posta in gioco era alta: trasferirsi in città, addirittura a Roma, non era un privilegio da concedersi alla prima venuta. No signore. Doveva guadagnarselo!
Fonti ben informate sui fatti assicurano che un aspirante marito abbia troncato di netto le trattative matrimoniali non avendo ricevuto in dote una collana di corallo con orecchini annessi. A nulla valse la disperazione della ragazza che vide così sfumato il sogno di fare la signora in città.
Genitori sconsiderati!Se le trattative andavano a buon fine, la prescelta si trasferiva nella capitale previo matrimonio, al paese s'intende, davanti a tutti i paesani e davanti al parroco locale affinché tutti sapessero che andava via dalla comunità con la benedizione di Dio e di tutti quanti.
Perché a nessuno venisse in mente che invece di fare una bella vita, andava a fare la vita... e basta!Così la ragazzetta, che in molti casi non aveva mai visto l'aspirante marito prima del matrimonio, si ritrovava, senza sapere né come, né perché, con le sue galline e i suoi baffi, catapultata in città.
Bene, vi lascio perché devo preparare la valigia. Domani sarà un giorno importante. VADO A VIVERE DA SOLA!
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Vado a vivere da sola! Revisione
AcakMi presento, il mio nome è Anna e VADO A VIVERE DA SOLA! Vivo in una sperduta campagna di un altrettanto sperduto paesino della Ciociaria, o della Maremma o di un qualunque paesello dell'Italia, o dell'Europa o del mondo intero. Chi può dirlo! Di ce...