|23|

401 18 2
                                    

Le lacrime mi rigano il volto con una velocità sorprendente. Cadono copiose dalle mie palpebre, scivolando lungo il collo e bagnandomi il colletto della maglietta.
<<Sei uno stronzo, non dovevi farmelo vedere; ammettilo, volevi vedermi piangere.>>, mentre parlo mollo dei pugni sul braccio di Ethan.
<<Ehi, mi fai male.>>, ride, senza percepire la serietà nel mio tono. Sembra che la sua idea si sia compiuta.
<<Dai, dormi, che domani devi andare a scuola>>, mi sussurra all'orecchio, lasciandomi un casto bacio sulla fronte. Mi accoccolo sul suo petto e mi addormento poco dopo senza grande difficoltà. È così comodo, e il suo odore mi culla dolcemente, persistendo ed imponendosi con prepotenza nei miei sogni.

<<Jonathan, sono Christian... svegliati!>>,
<<CHRIS?!>>, mi sveglio di colpo alzandomi dal letto, col fiatone. Ethan non è più al mio fianco, al suo posto trovo un biglietto sul cuscino accanto al mio. È una sua indicazione, mi scrive che sta lavorando e che non mi ha svegliato perché sostiene che io sia troppo carino per essere disturbato mentre dormo.

Apro la porta e lo vedo di spalle, seduto su uno sgabello in ciliegio. Una tela è posta davanti a lui, ma non riesco a percepire il motivo che le sue mani ci hanno disegnato, essendo coperto in buona parte dal suo corpo. Sembra davvero concentrato, sicuramente più di quanto lo sia io a scuola la prima ora del lunedì. Cammino verso di lui, ma Ethan non si distoglie lo sguardo dalla sua creazione. Solo quando lo abbraccio riesco a scorgere il capolavoro che quel fantastico ragazzo è riuscito a riprodurre su tela con il solo utilizzo dei pennelli e di poche tempere. spalanco gli occhi sorpreso e ammirato:
<<Wow>>, esclamo, senza saper dire altro.
<<Ti piace? L'ho iniziato due anni fa, secondo il mio parere è il più bello; ogni tanto lo riprendo e lo continuo>>. Sulla tela si invede una piccola cascata circondata dalle selve di un verde brillante, alcuni cervi chinati sull'acqua limpida dal laghetto e i raggi del sole come lucidi bagliori tra i rami alti.

Quando arrivo a scuola scendo dalla macchina e cammino verso il cancello, ma vedo Mia piuttosto indispettita, e scelgo di ignorarla per evitare disastri.

<<Ciao.>>, dal modo in cui mi ha salutato non sembra molto serena, ho come l'impressione che sia arrabbiata con me.
<<Come va?>> chiedo innocentemente, senza pensare che ci sia effettivamente qualcosa di strano. Si sa come sono le ragazze quando hanno le loro giornate no...
Mi si piazza davanti all'improvviso, facendomi spaventare e non poco, e mi mostra una foto sul display del suo cellulare. La guardo stupito e spalanco gli occhi.
<<Dimmi subito chi è 'sto qua. Conosco tutta la tua famiglia, di sicuro non è un tuo parente.>> Merda, quella è una foto di Ethan.
<<Un amico...>>, tento di restare sul vago, ma Mia non molla: un'altra cosa che mi devo annotare, le ragazze sanno essere piuttosto testarde e convincenti con noi.
<<Un amico piuttosto stretto, devo dire...>>, commenta sprezzante mentre scorre con l'indice sul display scheggiato, trovando infine una foto con cui tenta di smascherarmi, ma io sono pronto a tutto... Più o meno. E inoltre il suo comportamento mi irrita e non poco. La foto mi ritrae intento a leccare un gelato davanti al bar della stazione, mentre Ethan Mi cinge le spalle.
<<Ma sei una stalker o cosa?>>, sbotto infastidito dalla sua mania di immischiarsi sempre nelle questioni altrui.
<<Sono una stalker se mi preoccupo per te?>> Sospiro. Ha ragione, in fondo, ma sono deciso a non dargliela vinta. Non posso essere libero di stare con chi mi pare?
<<Adesso non ne voglio parlare, oggi vieni a casa mia e ne discutiamo con calma, magari davanti ad una tazza di cioccolata calda; ora proprio non sono nelle condizioni di affrontare questo discorso.>>,
<<No, John, io->> prova a dire, la la interrompono di fretta.
<<Senti, ho problemi con la scuola, sono impazzito per il mio migliore amico; ci siamo baciati, ma non mi ha più rivolto la parola per due settimane intere, sono stato malissimo e adesso è pure in coma, non so nemmeno se si risveglierà, non voglio altri problemi.>>
Aumento il passo ed entro in classe, lasciando Mia nei corridoi sbigottita.
•••
Tornato a casa mando un messaggio a Mia, la cui risposta arriva solo dopo pochi minuti, avvertendomi che sta arrivando.
Alle tre e un quarto suonano al campanello, e io mi fondo ad aprire, senza neppure guardare se fuori c'è Mia o uno sconosciuto, magari un killer ricercato in tutta l'America, ma non ho tempo per fare domande: la tensione è troppa, e io non riesco quasi più a ragionare, tanto che prima, avendo in mano la mia merenda e il mangime per i pesci rossi di mia madre, stavo per lanciare in acqua le ciambelle al cioccolato, mentre avrei portato in soggiorno la scatoletta puzzolente del mangime dei pesci.
Paranoie a parte, fuori dal portone trovo una Mia piuttosto impaziente, che aspetta solo una mia risposta.
La saluto con calma, cercando di prendere tempo per trovare la più veloce via di fuga. Purtroppo, però, non ne ho.
Mi prende per un braccio e mi porta in camera mia, dove chiude la porta e ci si appoggia con la schiena. Eppure la casa è vuota, non capisco di cosa si preoccupi.
«Avanti, spara. Chi è costui?» asserisce incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio.
<<Un ragazzo che ho conosciuto alla festa con Will.>>, tento nuovamente di prendere tempo. Ad essere sincero non so neanch'io il vero motivo per il quale lo sto facendo, non ho niente da nascondere, e inoltre credo di essere libero di fare ciò che voglio, indipendentemente da Mia.
<<E per quale motivo ti strebbe attaccato, scusa?>>, domanda fingendo innocenza, alludendo alle foto.
<<Non mi sta attaccato.>>, provo a negare l'evidenza, dandomi mentalmente dell'idiota per non aver trovato una scusa migliore. Se adesso le spiegassi come sono andate le cose secondo una realtà fintamente distorta non ci crederebbe mai.
<<No, certo, sta solo tentando di limonarti davanti a tutta la scuola. Nulla di personale, ma non credo faccia bene alla tua reputazione.>>, commenta fredda, come se la cosa non le andasse a genio, come se temesse che io stia prendendo la strada sbagliata.
<<E allora? Me ne frego di ciò che pensa la gente, io voglio stare con lui!>>, Mia sbarra gli occhi, incredula.
<<Cosa!?>>, esclama ancora sotto shock.
<Voglio che lui sia il mio ragazzo>>, ripeto lentamente, con lo stesso tono che rivolgo al cane di mia zia quando gli chiedo di mettersi seduto.
<<John, spero che tu stia scherzando. Lo conosci da una settimana e vuoi fidanzartici?>>, persiste lei, decisa a non lasciarmi stare.
<<Sì, qualche problema?>> Sto seriamente cominciando a stancarmi. Non mi importa se mi vuole bene, non è mia madre, e anche fosse, non potrebbe comunque immischiarsi così negli affari miei.
<<Certo, Cristo santo, non lo conosci! Potrebbe farti soffrire, potrebbe farti qualsiasi cosa, potrebbe essere diverso da come te lo immagini; io mi sto solo preoccupando per te John, io vorrei...->>,
<<BASTA PREOCCUPARTI DI TUTTO, MIA! MA PERCHÈ LO FAI? PERCHÈ NON MI LASCI IN PACE?! NON HO BISOGNO DELLA TUA PROTEZIONE, SONO GRANDE ABBASTANZA DA CAPIRE COSA VOGLIO E COSA POSSO CONCEDERMI, OKAY?>>, sembra spaventata, i suoi occhi diventano lucidi e scoppia a piangere.
<<Perchè... Sono innamorata di te, John.>> Sembra esitare, ma non quando lo confessa. È sicura di quello che dice, lo sento dalla sua voce. La mia sicurezza, invece, sembra essersi d'un tratto volatilizzata. Ed ecco l'ennesimo peso che si aggiunge al mio povero cuore. Temo di non farcela, con tutte queste complicazioni degli ultimi mesi.
<<I-io non so cosa dire>>, provo a rispondere, più tranquillo rispetto a prima.
<<Fin da quando eravamo bambini ti stavo vicino, parlavo solo con te, ti aiutavo se ne avevi bisogno; col tempo abbiamo legato fino ad un punto in cui non capii più nulla. Riuscii a realizzare che mi ero innamorata di te solo quando mi hai detto di Christian. Mi sentivo vuota, capisci?>>, i singhiozzi a intervalli regolari non fanno che peggiorare la situazione, farmi sentire ancora più male.
<<Perchè non me lo hai mai detto?>>, domando stupidamente, nonostante conosca già la risposta: non voleva perdermi. Eppure non capisci, come fa a tenere così tanto a me?
<<Sapevi che era una cosa da evitare totalmente, io non volevo perderti o rovinare il nostro rapporto per nessun motivo>>. Resto zitto. Sono sconvolto, non me lo sarei mai immaginato.

<<Io vado>>, Mia si alza dalla sedia e si dirige veloce verso la porta,
<<No, resta qui.>>, tento di prenderle una mano, ma lei si scrolla e se ne va, senza neanche salutami.

Mi sento così frustrato, questa è solo un' altra cosa che si aggiunge alla merda di questo periodo. Ho bisogno di un supporto, un punto fermo che possa darmi conforto, consolazione. Decido di chiamare Ethan: prima avrei chiamato Mia, ora ho come la sensazione di aver perso anche lei. Decido di non pensarci e attendo in linea.
<<Ethan...>>, sussurro debolmente.
<<Tutto bene piccino? Non hai un gran tono>>,
<<Perchè non sto bene, puoi venire qui? Ho bisogno di te.>>
<<Arrivo subito.>>, risponde e chiude la chiamata.
È sempre pronto a darmi una mano... Invece io sarò pronto per una relazione?
~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Spazio autore
Ciao a tutti! Mi spiace tanto per l'attesa del capitolo ma come potete capire sono un po' impegnato sia con la revisione della storia sia con alcuni progetti.

AVVISO

questo capitolo, così come gli altri d'ora in poi, saranno scritti e pubblicati con il sostegno di un Beta Reader, che mi aiuterà e sosterrà fino alla fine di questa storia, affinché possa migliorarmi e migliorare a voi la lettura di questo mio racconto. Per questo lavoro ringrazio Lydia Wright ( @Gaiaww ), che si è gentilmente offerta di aiutarmi in questo mio percorso.

Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto!
Bye :)
~Peeta

Innamorato Di LuiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora