Ogni giorno, ogni mattina, ogni sera, ogni secondo della sua vita, Louis William Tomlinson lo passava a pensare. Credeva fosse normale, trovava impossibile sgombrare la sua mente dai pensieri. Il silenzio che lo caratterizzava non era il solito "silenzio assordante" che si legge spesso nei libri, no, i silenzi di Louis erano invisibili e si materializzavano solo in leggere nuvolette bianche non appena scivolavano caldi tra le sue labbra e si scontravano con l'aria gelida.
Stava seduto sui gradini di casa sua stringendosi in se stesso, cercando in ogni modo di proteggersi dal freddo di metà ottobre. Quella si era rivelata una giornata particolarmente fredda, ma ovviamente gli indumenti del ragazzo non bastavano per contrastare la temperatura. Come suo solito pensava, pensava a quello che era successo durante la mattinata, a scuola; pensava a tutto quello che i suoi coetanei potessero credere sul suo conto. Nessuno lo apprezzava realmente, lo sapeva perché se lo sentiva dire continuamente: Tomlinson di qua, Tomlinson di là. Sentiva i suoi compagni di scuola parlargli alle spalle, ma più spesso i peggiori insulti glieli sputavano direttamente in faccia. Nessuno era mai nemmeno stato sfiorato dal pensiero di aiutare un tale sfigato, si diceva, nessuno.
Aspettava il suo coinquilino, aspettava che arrivasse dal lavoro con le chiavi tintinnanti in mano e un bianco sorriso in volto. Si era rimproverato diverse volte nei trenta minuti precedenti, riguardo alla sua irresponsabilità, come poteva un vent'enne dimenticare le chiavi dell'appartamento in casa?
L'università che frequentava non era delle migliori, ma almeno poteva permettersela. Distava venti minuti circa dalla piccola palazzina in cui vivevano lui e Tom, anche se poteva contare sul ragazzo ancora per poco, poiché i pacchi con tutte le sue cose erano già sul pianerottolo ed aspettavano solo di essere portate nel nuovo appartamento di Tom. In sintesi, Louis William Tomlinson sarebbe dovuto crescere in fretta, più in fretta di quando le sue sorelle e sua madre lo avevano abbandonato in quel lurido condominio per poi partire per l'America. Si sarebbe dovuto mantenere, da solo.
«Tomlinson » la voce di Tom risvegliò Louis dallo stato di trance in cui era caduto, come di consueto. Allora si alzò, aspettò che il ragazzo dai capelli rossi varcasse il portone e poi anche lui poté bearsi del caldo dell'appartamento.
«Allora te ne vai...?» chiese il moro sperando in una risposta negativa.
«Si. Non c'era fiducia tra noi, quindi tanto meglio se mi trasferisco. Stammi bene Tomlinson» Tom aveva scoperto quello che Louis si infliggeva quasi ogni sera, quello che per lui era diventato come una droga.
«Capisco. Allora buona fortuna.» disse freddo Louis.
Aspettò qualche minuto che il ragazzo dai capelli rossi e le lentiggini prendere i suoi scatoloni, poi seguì con lo sguardo la sua macchina schiacciare le foglie rosse del piazzale e imboccare la strada accelerando.
Appoggiò la schiena al muro e scivolò fino a toccare il pavimento. Chiuse gli occhi ed assimilò la novità.
Fatto questo si diresse in camera sua, accese il pc e si ritrovò per l'ennesima volta a scorrere i commenti derisori su di lui. Senza lasciare tregua allo schermo del computer lesse tutto il suo feed, sembrava quasi che con l'insistenza del suo sguardo Louis potesse consumare il monitor. Con un leggero gesto della mano chiuse il portatile e sorrise amaramente. Il suo caldo viso fradicio pizzicava, ma lui aveva soltanto voglia di sentire il freddo sulle sue vene. Di gelare tutte le botte calde che quegli insulti gli avevano provocato. E così fece, prese la lametta che nascondeva in fondo al cassetto della biancheria, se la rigirò qualche volta fra le dita, osservando come la luce del sole la facesse luccicare. Si alzò la manica della felpa e scorse la lama pericolosamente vicino alle vene affioranti del suo polso. Buttò la testa all'indietro emettendo un grugnito, misto di dolore e piacere.
"Non sono ancora abbastanza?" Rise tra sé e sé, mentre altre due linee gocciolavano del rosso suo sangue che denso e caldo, bruciava sulla pelle bianca del ragazzo. Respirava profondamente e continuava a segnarsi il braccio sinistro
E alla fine si sentiva tremendamente bene, quando si fasciava il braccio e vedeva la trama della garza sporcarsi di rosso. Vedeva come la macchia si espandesse, come deturpasse il candido e rassicurante bianco per lasciare spazio a scure macchie di profondo dolore, di pensieri e di paure.
Prima di andare a studiare Louis William Tomlinson si ammirò di nuovo la fasciatura. Era fiero di quello che aveva fatto, era la sua opera d'arte, sangue su garza.
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Semicolon {L.S.}
FanfictionCosa succederebbe se un banale simbolo di punteggiatura, come un punto e virgola, diventasse simbolo di un amore? Cosa realmente accadrebbe se le cicatrici sulla pelle di un ragazzo scomparissero proprio a causa di quell'amore?