16. Broccoli

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«Buongiorno, Denmark Street, come posso aiutarla?» disse una voce annoiata dall'altro capo del telefono. Louis guardò Harry terrorizzato, con la gola secca e senza parlare.
«Avanti» mimò il maggiore con le labbra, facendogli coraggio.
«Ehm.. si b-buongiorno... c-chiamavo per l'annuncio...»
«Sì, mi faccia controllare... Perfetto, quando può passare per il colloquio?» chiese dopo qualche secondo la ragazza, sempre annoiata.
«Io... ehm... quando vuole...»
«Domani sei di pomeriggio?» dal rumore ritmico che Louis poteva percepire la ragazza stava palesemente masticando una gomma.
«D-d'acc... ehm... O-kay... grazie...»
«Buona serata» detto questo la chiamata venne interrotta, lasciando sul viso di Harry un'espressione dubbiosa.
«Allora?» sorrise speranzoso.
«D-domani alle sei» disse ancora incredulo il liscio, con il cellulare in mano.
«Buono direi, no?» Louis annuì di tutta risposta, sobbalzando quando Harry lo abbracciò stretto.
«Bravo, però la prossima volta meno balbuziente okay?» il riccio gli baciò la punta del naso, tornando a preparare la cena.
«Sto facendo la pasta con i broccoli, ti va bene?» chiese stile mammina il maggiore, mentre tagliuzzava la verdura. Dal canto suo l'espressione di Louis la diceva lunga. Un cipiglio disgustato ma tremendamente tenero si era fatto spazio sul suo viso, divertendo Harry.
«Dai, un po' di broccoli possono fare solo bene» ridacchiò buttando i broccoli nella pentola piena d'acqua bollente.
«Tra una ventina di minuti sarà pronto, che ne dici di aiutarmi?"
«M-meglio di no... non voglio fare un disastro» il liscio arrossì sorridendo.
«Okay... ah, quasi dimenticavo! La psicologa ha chiesto quando puoi passare al suo studio per una seduta»
«Harry non... io non andrò dalla psicologa...» Louis si rabbuiò in un attimo, ricordandosi della psicologa. Non aveva intenzione di parlare con una perfetta sconosciuta di quanto si odiasse o di come glielo ricordavano gli altri.
«Perchè no? Lou devi andarci... Starai meglio.»
«No, Harry. Non ci andrò, non voglio e non posso permettermelo» il liscio tentennò sulle ultime parole, tentando comunque di mostrare decisione. Non voleva parlare con nessuno dei suoi problemi, anzi, non ammetteva nemmeno di averli.
«Per favore Louis, prova almeno ad andarci, se non ti fa sentire meglio non ci andrai più, ma almeno provaci. La prima seduta è gratis...»
«NO. Harry, non andrò da nessuna psicologa, sto bene.» Ora gli occhi del minore luccicavano leggermente, mentre lui cercava in ogni modo di ricacciare indietro le lacrime. Non si spiegava il motivo, ma gli veniva tremendamente da piangere, forse per l'esasperazione, o forse perchè in fondo ce l'aveva un problema.
«Diamine Louis, perchè non lo capisci? Non va tutto bene, non è normale che tu... faccia quello che fai. Non è normale che tu stia così. Capisci?» Harry perse leggermente la calma, esasperato dalla testardaggine del liscio, il quale si rabbuiò alle sue parole.
«V-va bene... allora i-io vado... a letto... n-non mi sento ancora molto bene...» disse prima di uscire dalla cucina. Si, c'era rimasto male, ma in fondo sapeva che non era normale, non era come tutti gli altri, che era un rifiuto.
«Lou aspetta!» Harry alzò la voce dalla cucina, gli corse dietro, non raggiungendolo per un pelo, dato che questo si chiuse a chiave in bagno.
«Lou» lo chiamò dall'altra parte della porta.
«Louis» disse ancora, non ricevendo alcuna risposta.
«Cazzo Louis apri la porta» le possenti braccia di Harry giravano la maniglia freneticamente, spingendo e tirando il legno.
«Louis ti prego mi fai preoccupare» Continuava a bussare. Rimase poi zitto per un attimo, riuscendo a udire dei leggeri singhiozzi dall'interno del bagno.
«Diamine Louis stai piangendo? Non volevo... scusa...» Harry si preoccupò molto, non voleva che Louis facesse qualcosa di stupido.
"Louis se non apri questa dannata porta giuro che la sfondo.» finalmente il riccio sentì la serratura scattare, per poi vedere la porta aprirsi piano, fece attenzione a dove fosse Louis.
Era in un angolo, il minore, con le mani sul volto come la prima volta che si erano parlati.
«S-scusa Harry s-se sono un disastro... Mi dis-piace...» le parole del liscio erano interrotte dai singhiozzi frequenti.
«Hey Lou... non volevo farti star male, io... scusami, se non vuoi andare dalla psicologa, fa niente, quando e se vorrai mai farlo, io ti appoggerò.» Harry si stava sedendo accanto al ragazzo dagli occhi azzurri, mettendogli un braccio attorno al collo. Inconsciamente Louis appoggiò la sua testa al petto del riccio, cercando conforto in lui.
«T-tu hai r-ragio-ne... Non sono normale... M-ma io sto bene... non ho b-bisogno di una psi-psicolo-ga... davvero...» i singhiozzi diminuivano molto lentamente, lasciando che solo alcune parole uscissero integre dalla bocca del piccolo.
«Va tutto bene, ci sono io con te» lo rassicurò di nuovo Harry, mentre faceva scorrere la sua mano sul braccio di Louis.
«Harry... noi... cosa siamo?» l'incombente desiderio di cambiare discorso si era impadronito della mente del liscio, lasciandogli solo quell'argomento da affrontare.
«Beh... Louis, siamo... due ragazzi che abitano insieme» disse Harry imbarazzato, subito prima di lasciare un bacio sulle sottili labbra del suo coinquilino.
«E che si baciano...» sorrise poi, con la sua fronte appoggiata a quella di Louis e il loro nasi che si sfioravano.
«M-ma... ehm... tu... insomma... t-tu... perché io...» Louis era sempre stato un ragazzo molto insicuro, e questa volta non fece eccezione.
«Beh, io non lo so... Credo... perché mi piace come sei...» Harry si era trovato spiazzato di fronte alle domande del minore, cercando di infondergli sicurezza pur vacillando lui stesso.
«E... come sono io?» Louis insisteva, non demordeva.
«Sei... dolce, adorabile quando sorridi, mi piace vedere la tua espressione mentre dormi... oddio suona molto da stalker... insomma, tu mi piaci perché sei tu.» ridacchiò il ricciolino in imbarazzo. Un sorrisetto comparve anche tra te lacrime del liscio, stupendo Harry.
«Ah e Harry...» il grande riportò tutta la sua attenzione a Louis.
«Dimmi bimbo»
«La pasta, si scuoce»
«MERDA!» esclamò Harry saltando in piedi e correndo in cucina. Il minore rise di gusto nel vedere le gambe snelle del ragazzo scattare e saltellare fino alla cucina in modo leggermente goffo.
Poco dopo entrambi erano in cucina, mangiando beatamente. 
«Allora? Sono così male i miei broccoli?» Louis scosse la testa soddisfatto, infilandosi in bocca l'ultima forchettata di pasta.
«Cosa metterai per il colloquio di domani?»
«Ehm... non ci ho ancora pensato, ma è un negozio di musica... non dovrò essere troppo elegante, no?» Harry annuì, smettendo di preoccuparsi dell'argomento.

Dopo che tutti i piatti furono sistemati il maggiore guardò fuori dalla finestra, vide che la pioggia cadeva fitta, quindi decise di rimanere a casa.

"Har! Cos'è questa?" domandò Louis dalla sala, dove il riccio lo raggiunse.

"Oh, beh è una playstation, vuoi giocare?" Louis annuì entusiasta, poi si sedette sul divano di fronte alla televisione aspettando che Harry accendesse il gioco.

"Quello è il mio posto Tomlinson, che vuoi fare a riguardo?" scherzò poi. Il liscio si alzò e vide il ragazzo stendersi su tutto il divano, per poi allargare le braccia e invitarlo ad accoccolarsi su di lui e così fece. Prese il controller che il riccio gli porgeva.

Giocarono ridendo animatamente fino a sera, poi ordinarono da mangiare e si spazzolarono tutto davanti alla tv. Il freddo della sera di metà novembre si faceva strada nella calda casa di Harry, facendo sì che i due ragazzi si stringessero ancora di più l'uno all'altro.

Louis sbadigliò rumorosamente, socchiudendo gli occhi e combattendo con essi per farli rimanere aperti, purtroppo senza successo, infatti poco dopo le sue palpebre si serrarono dolcemente, lasciando solo un respiro lento e regolare tra le labbra del minore.

"Lou? È finito il film... andiamo a letto..." non sentendo poi alcuna risposta da parte del liscio, Harry si sporse per vedere se davvero stesse dormendo, avendone la conferma pochi attimi dopo, osservando le labbra socchiuse del ragazzo.

"Okay bimbo, mi toccherà portarti in braccio" Harry fece un grosso sforzo per alzarsi senza svegliare Louis, per poi sollevarlo dal divano e portarlo fino alla loro camera da letto. Posò il suo corpo leggero sul materasso e lo ricoprì con il piumone bianco, abbracciandolo da dietro non appena anche lui fu a letto.

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