Harry si era svegliato da qualche ora ed era rimasto solo a contare le piastrelle sui muri di quella stanza. Sapeva di stare aspettando qualcosa, ma non capiva cosa. Non sapeva cosa fosse successo e non si ricordava come fosse arrivato in quella stanza fredda.
Dopo altro tempo in attesa un dottore entrò nella stanza, sconcertando il ragazzo.
«Buongiorno signor Styles, sono il dottor Davies, la aiuterò a stare meglio» disse fermo.
«Buongiorno...?» Harry era confuso.
«Mi dica si ricorda come è arrivato qui?»
«No, lei lo sa? Io mi ricordo solo che... ero ubriaco credo e... tornavo a casa... Zayn mi apriva e... poi lo picchiavo, dopodiché nulla» Harry scavò a fondo nella sua memoria.
«Bene signor Styles, le dico io com'è andata invece. Lei era in astinenza da eroina, da nove giorni. Ieri sera ha avuto una forte crisi ed è andato in arresto respiratorio. Il suo amico l'ha salvata.» disse il dottore quasi rimproverandolo.
«Oh... d'accordo, io... dov'è Niall?»
«Il suo amico? È qui fuori. Ma prima che lo possa vedere dobbiamo farle delle analisi, vogliamo essere certi di come agire.» quell'uomo sembrava sempre così serio.
«Susan, puoi entrare» disse sporgendo la testa verso la porta.
«Buongiorno» disse una donna, portando un carrello con siringhe e tubicini all'interno della stanza.
«Ti faremo dei prelievi, sta tranquillo.» disse Davis vedendo Harry agitarsi.«Perfetto! Torneremo tra qualche ora con le analisi!» sorrise l'infermiera portando via il carrello con i campioni di sangue del riccio. Prima di andare il dottore gli fece un'iniezione, disse che era per evitare altre crisi. Quando uscì Niall fece capolino dalla porta.
«Hey Har» sorrise.
«Niall, ma che mi è successo?» Harry si sedette e fece cenno all'amico si entrare.
«Non ti ricordi?»
«Mi ricordo solo che prendevo a pugni Zayn... poi il vuoto» Harry si massaggiò la testa dolorante.
«Beh amico hai un bel buco di una settimana e passa. Dopo che Zayn ti ha tirato un pugno sei svenuto. Ti ho portato a casa tua e sono restato con te giorno e notte, ti ho comprato gli antidolorifici e gli antistaminici per attenuare le crisi di astinenza, nonostante questo ieri sera s-»
«Il resto lo so Niall, grazie sei un amico» Harry lo interruppe e lo abbracciò forte: gli doveva la vita.
«Dunque Har, i dottori vorrebbero sottoporti ad una seduta con una psicologa per valutare il tuo stato e la cura migliore per disintossicarti.»
Harry annuì.Intanto Louis nella sua stanza pensava a che diamine fosse appena successo, aspettava la signorina Julia da ormai un'ora quando finalmente arrivò.
«Come ti senti oggi Louis?» la solita domanda.
«Bene» rispose automaticamente Louis. In fondo tutti rispondono "bene" a quella domanda, anche se non è la verità.
«Intendo come ti senti davvero, sembri turbato, avanti iniziamo.» Sorrise la donna
«Io... É successo che... Lui è qui... Non mi aspettavo di saperlo qui... Non di nuovo...» La donna scriveva tutto.
«Intendi il ragazzo che ha fatto irruzione qui la scorsa settimana?» si incuriosì la Miller.
«Si lui» Louis si guardava i palmi, finalmente aveva le mani libere.
«Oh... Ti va di parlarne?»
«Si, lui è qui e io non ero pronto... É andato in astinenza da qualche stupida merda che prendeva... che idiota...»
«E cosa hai provato quando hai saputo che era qui?» La donna si sporse in avanti mostrando interesse.
«Io... stupore... senso di... colpa... confusione...» Il ragazzo continuava ad evitare il contatto visivo con l'analista, forse per paura di mostrarsi vulnerabile.
«Bene... Raccontami tutto»
Louis non ci mise molto a raccontare tutto l'accaduto, lo fece tutto d'un fiato, ma non tralasciò alcun dettaglio.
«Forse non avrei dovuto chiedere a Niall di parlarmi di lui» terminò.
«Se lo hai fatto vuol dire che te la sentivi, almeno in quel momento»
«Cosa devo fare? Perchè è così dannatamente difficile andare avanti? Non posso solo avere una vita normale? Aaaaaghh!!» sbraitò Louis. Alzò le braccia al cielo, poi si mise le mani nei capelli e li strinse forte, esasperato.
«Dovresti andare a parlarci. Affrontalo, digli tutto quello che pensi. Solo così riuscirai ad andare avanti.» A questa affermazione Louis rimase sorpreso, non pensava di essere in grado di fare una cosa del genere.
«Non ce la farei»
«Qual è la cosa peggiore che può succedere? Quanto in basso puoi ancora cadere? Chiediti se ne vale davvero la pena, chiediti quanto male ancora lascerai che ti faccia con la sua assenza. Quanto dolore sei in grado di sopportare ancora pur di non affrontare le tue paure?» Julia lo incalzò.
In un primo momento Louis fu sorpreso dalle domande della donna, ma poi rifletté un secondo.
«Io... In fondo forse ha ragione... Più in basso di così... si m... muore...» Sorrise amaramente alla fine della frase.
«Questo ti spaventa non è vero?» Julia si sedette accanto al ragazzo.
«É chiaro, ho paura che... Nah lasciamo stare» Louis iniziava a tremare e la sua voce si stava spezzando.
«No avanti, continua» la signorina Miller mise una mano sulla spalla di Louis.
«Ho paura di perdere di nuovo il controllo... Non voglio tornare indietro...» Ora tremava notevolmente, gli sudavano i palmi e la voce lo sosteneva a stento.
«Perchè ha dovuto farlo? Dio perchè...» Louis si accasciò sulla donna che un po' stupita sobbalzò. Il ragazzo singhiozzava sulla sua spalla, con le mani sul viso e i capelli scompigliati. Sentiva dentro di se una marea di emozioni, parole, insulti, e non era sicuro a chi fossero diretti.
«Avanti Louis... Vedrai che riuscirai a sistemare tutto. Senti un po', ti racconto una cosa ti va?» chiese premurosa.
«V-va bene, credo...» Louis tentò di asciugarsi le lacrime, bagnando ancora di più il suo viso.
«Okay, dunque... Avevo un amico, un tipo piuttosto sbadato, che mentre camminava guardava sempre indietro, non poteva farci nulla, guardava sempre e solo indietro. Ovviamente guardando indietro non vedeva dove andava e finiva sempre per andare a sbattere contro i pali e le persone.» A Louis scappò un risolino.
«Come ti permetti? Guarda che era un bel problema il suo! Avresti dovuto vedere con che lividi tornava a casa!» Scherzò Julia.
«E poi che è successo?» A Louis brillavano gli occhi come a un bambino mentre stava a gambe incrociate ad ascoltare la ragazza.
«Niente, non si è mai deciso a guardare dove andava, e ha continuato ad andare a sbattere. E tutto questo mio caro Louis per dirti cosa? Che se continui a pensare al tuo passato con questo Harry continuerai ad andare a sbattere! Cerca di guardare avanti, pensa al futuro. Lo vuoi o no al tuo fianco? Vacci a parlare e scoprilo.»
«Io... D'accordo...» Per la prima volta da quando la donna era entrata Louis la guardò negli occhi, lo aveva convinta.
«Bene Louis, per oggi direi che abbiamo finito. A domani?» Julia Miller tornò a sorridere come sempre.
«Si, arrivederci Julia» Anche a Louis scappò un mezzo sorriso.S/a:
Ma ciao ragazzuoli! Mi spiace per il periodo di assenza ma avevo un altro mini blocco (sicuramente minore dell'ultimo che ho avuto)
Come sempre lasciatemi una stellina e un commentino per dirmi cosa ne pensate e io pubblicherò il prossimo capitolo!
Un bacione,
Alice 🍍
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Semicolon {L.S.}
FanfictieCosa succederebbe se un banale simbolo di punteggiatura, come un punto e virgola, diventasse simbolo di un amore? Cosa realmente accadrebbe se le cicatrici sulla pelle di un ragazzo scomparissero proprio a causa di quell'amore?