28. Stay away from me

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Harry si svegliò ancora leggermente rintontito dal calmante, guardò l'orologio appeso al muro: l'una e mezza di pomeriggio. Erano settimane che non dormiva così bene, merito del calmante. Accanto a lui vide un vassoio di cibo: c'erano un muffin un bicchiere di latte e un brownie. Si stropicciò per un momento gli occhi e si mise a sedere sul letto con la testa piegata da un lato. Sbadigliò, guardò il cibo per un attimo, finché non sentì lo stomaco brontolare e si tuffò nella colazione.
«Buongiorno signor Styles» disse un uomo circa un'ora dopo, entrando nella stanza d'ospedale.
«Ehm... Giorno, lei sarebbe?» domandò il ragazzo mentre giocava con il suo cellulare. Era stranamente tranquillo dopo tanto tempo.
«Dottor Bill Murphy, il suo analista.» Gli porse la mano. L'uomo di colore portava un camice sopra al maglione azzurro e ai pantaloni color cachi. Aveva negli occhi ancora qualche scintilla di passione per il suo lavoro, nonostante paresse che lavorasse in quel luogo da anni, da come si muoveva: sapevo esattamente dove trovare qualsiasi cosa nella stanza. I baffi il pezzetto curati anche se con qualche pelo bianco lo facevano apparire come un padre di famiglia agli occhi di Harry.
«Piacere. Come posso... aiutarla?» Harry sembrava sconcertato dalla comparsa di questo analista.
«Sono qui per aiutarla ad uscire dalla sua dipendenza, tra qualche ora il calmante che gli hanno somministrato ieri sera perderà il suo effetto e lei tornerà ad essere aggressivo e impossibile da gestire.» L'uomo manteneva un atteggiamento distaccato e professionale
«Oh... Beh buona fortuna allora.» Ridacchiò il ragazzo. Non si spiegava questa sua tranquillità.
«Le chiederò solo di compilare questo modulo per oggi, deve scrivere i suoi dati e acconsentire ai termini delle visite. Ah e metta una firma qui.» Disse indicando i punti da riempire.
«D'accordo.»
Dopo una mezz'ora come massimo il dottor Murphy uscì dalla stanza con il modulo firmato, augurando ad Harry un buon pomeriggio.

Louis si distruggeva le dita seduto sul lettino. Pensava come suo solito. Voleva andare da Harry, voleva parlarci. In quel momento entrò un'infermiera con il pranzo sul vassoio.
«Signora, le ho già detto che non lo mangio, la smetta di provare, diamine!» Sbottò il ragazzino.
«Mi scusi signor Tomlinson... La signorina Miller mi ha detto che forse avrebbe mangiato qualcosa oggi.» La donna era bassina, formosa, qualcuno avrebbe detto grassa ma in realtà era solo robusta. Portava il camice aperto e i suoi piedini navigavano nelle scarpe che l'ospedale le forniva con l'uniforme.
«Beh si sbagliava.»
«Okay, mi scusi.» Disse la donnina prima facendo per uscire.
«Aspetti! Mi può aiutare a fare visita ad un... altro paziente?» Domandò tremante.
«D'accordo, mi lasci portarle un nuovo flacone, quello sta finendo.» Disse riferendosi all'endovena.
«Ugh, d'accordo» Louis diventava irritabile quando era in ansia.
Dopo qualche minuto l'infermiera era di ritorno con un nuovo flacone.
«Andiamo?» Disse quando ebbe liberato i polsi del ragazzo.
«Si, grazie» Louis sentì le gambe deboli sul pavimento freddo, poco prima di appoggiarsi al carrellino delle flebo.
«Ha bisogno di una mano?»
«No faccio da solo, grazie lo stesso.» I due camminarono per tutto il corridoio fino al punto informazioni del piano.
«Harry S...Styles?» Chiese esitante. Solo pronunciare il suo nome lo metteva in difficoltà, come poteva pretendere di parlarci faccia a faccia? Fortunatamente però si dimenticò di quel pensiero nel momento in cui, sotto spiegazione della collega infermiera, la donna comunicò la stanza:
«Secondo piano, stanza tre B.» Sorrise cordiale.
«G-grazie mille» Louis si diresse verso l'ascensore. Sempre accompagnato dall'infermiera robusta raggiunse la stanza al piano superiore.
«Ora può andare, me la cavo da solo grazie.» La congedò il ragazzo.
«Okay, ma sappia che sono all'inizio del corridoio se ha qualche problema mi mandi a chiamare.»
«Si, si grazie ARRIVEDERCI.» Louis non aspettava altro che quella donna se ne andasse, doveva tranquillizzarsi e lei non glielo permetteva. Fece tre respiri profondi, come gli aveva insegnato la signorina Miller, poi bussò.
«Avanti.» Si sentì dalla stanza.
Sempre reggendosi con una mano alla flebo Louis spinse la porta a fatica, intravedendo il letto occupato dal soggetto delle sue paure.
Una volta entrato lasciò che la porta si chiuse esattamente dietro le sue spalle, poi non mosse un passo. Lo vide: era assorto, con i capelli legati in uno chignon scompigliato come suo solito, e parlava con Niall. Vide i suoi occhi scorrere sul biondo in cerca di qualcosa, poi come se si fosse improvvisamente ricordato una cosa importantissima impugnò il telefono e cercò qualcosa. Il primo a girarsi fu Niall.
«L-louis?» Domandò incredulo. Louis annuì, sorreggendosi con entrambe le mani alla flebo. Inizialmente Harry non si girò, gli ci volle un istante però per sentire il nome pronunciato dalle labbra dell'irlandese e realizzare chi fosse appena entrato. Sobbalzò sul letto e prese a fissare il sottile ragazzo dai dolci lineamenti.
«Louis?!» Riuscì a dire. Non ci credeva.
«Tu sei... Io... Nì... Che sta succedendo?» Chiese di nuovo il riccio.
«Har non lo so, Lou che ci fai qui?» Sorrise al secondo.
«Io volevo... parlare...» Louis si sforzò con tutto se stesso per non balbettare, come per provare chissà cosa.
«P-parlare con... lui?» Harry indicò Niall tremando. Louis scosse il capo.
«Okay Har, Lou, se avete bisogno di me io sarò qui fuori.» Niall era perspicace, e mentre usciva sussurrò un "Forza amico" all'orecchio di Louis.
I due restarono da soli. Uno da una parte della stanza e l'altro dall'altra. Evitavano gli sguardi che tentavano furtivamente di lanciarsi, domandandosi chi avrebbe avuto il coraggio di iniziare a parlare. Tra loro regnava il vuoto ed il silenzio.
Harry si alzò dal lettino e fece un passo verso Louis, il quale si irrigidì istantaneamente, nonostante fossero ancora a notevole distanza. Il riccio iniziò ad avanzare verso l'altro, arrivando a vedere il terrore da vicino nei suoi occhi: restava schiacciato contro la porta nel disperato tentativo di allontanarsi il più possibile da Harry. Ora si guardavano, o meglio, Harry guardava Louis. I suoi occhi verdi scorsero ogni lineamento del viso del minore. Azzardò una carezza, ma subito Louis si scostò in uno scatto; aveva gli occhi chiusi e respirava profondamente.

«Allontanati da me.» Disse severo.

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