15. How are you feeling?

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«Ha-harry, dove sei?» chiese Louis nel buio, con un forte senso di nausea e un mal di testa tremendo.
«Bimbo, che c'è?» Harry entrò nella stanza stropicciandosi gli occhi.
«N-non mi sento molto... b-bene...» si lamentò il più piccolo, con una mano alla testa e gli occhi chiusi.
«Ci credo, hai bevuto un bel po' ieri sera, dai vieni, ti accompagno in bagno» lo prese per la vita, aiutandolo a raggiungere il bagno.
«Cosa ti senti bimbo?» chiese premuroso il riccio mentre bagnava un panno con dell'acqua fredda per poi posarglielo sulla fronte.
«Ho mal di testa e...» Louis non riuscì a finire di parlare che un conato di vomito lo piegò in due sulla tazza del wc, ed Harry continuò a tenergli il panno in fronte.
«okay, aspettami qui, ti prendo un'aspirina» disse poi il maggiore, lasciando che Louis si tenesse l'asciugamano freddo premuto sulla fronte per conto suo.
Pochi secondi dopo Harry tornò nel bagno con un bicchiere d'acqua e una pastiglia di aspirina in mano.
«Manda giù» disse porgendoglieli.
«G-grazie e scusa... Non avrei dovuto bere tanto...» Louis si pentì davvero, soprattutto per i postumi della sbornia che si facevano sentire.
«Tranquillo, non fa niente...» la mano grande di Harry scorreva lungo la schiena del minore per rassicurarlo.
«Dai, ora andiamo a dormire, d'accordo?» decise il riccio, vedendo che i conati stavano scomparendo.
«Okay» Louis si appoggiò alle spalle forti del maggiore per raggiungere il suo letto senza cadere, dato che la testa ancora gli girava notevolmente.
«Rimani con me?» chiese quando vide Harry uscire dalla stanza.
«Certo bimbo, vado a prendere il mio cuscino. Aspettami» Louis rimase seduto sul bordo del letto ad aspettare il ragazzo, che come da previsione tornò dopo pochissimo tempo.
«Harry dimmi che non ho fatto niente di stupido ti prego...» piagnucolò sul petto del ragazzo una volta che entrambi si furono sdraiati sul letto.
«Ne parliamo domani, ora dormi» Harry si mise ad accarezzare i capelli del minore, facendolo rilassare al punto di addormentarsi.

La mattina successiva la sveglia non suonò, perché era stata impostata per lasciar dormire i due, dopo una serata come quella. Harry si svegliò verso le nove e mezzo, preparò la colazione e portò a Louis una tazza di tè con dei biscotti. L'appoggiò sul comodino, in modo che appena si sarebbe svegliato avrebbe trovato la bevanda calda pronta a confortarlo. Si sedette accanto al ragazzo per bere il suo latte alla vaniglia e caramello.
Dopo tre quarti d'ora buoni Louis iniziò ad agitarsi nelle coperte, cercando il corpo caldo di Harry.
«Lou, svegliati sono qui» disse questo vedendo che tutti i tentativi di Louis fossero vani.
Il piccolo mugolò qualcosa di incomprensibile.
«Come ti senti bimbo?» chiese il riccio non appena il liscio fu avvinghiato al suo corpo.
«Male...» si lamentò. E come gli si poteva dare torto, con quello che aveva bevuto.
«Vedrai che ti sentirai meglio tra qualche ora, ora bevi il tè, che si fredda sennò» evidentemente Harry aveva fatto bene a coprire la tazza con il piatto, in modo da mantenere la temperatura.
«Grazie Har... » Louis strofinò la testa contro la spalla del maggiore a mo' di gattino.
«Cosa ho fatto ieri sera?» si chiese poi massaggiandosi una tempia.
«A parte bere e fumare? Niente di che» Harry rispose freddo.
«Oh no... oh no no no no... ho fatto qualcosa di sbagliato... se me lo dici così vuol dire che ho fatto qualcosa...»
«A parte limonarti Zayn? Beh hai cercato di scoparmi sul divano quando ti ho portato a casa, hai fatto casino per tutta la prima parte della notte, fino a che non ti sei addormentato, e poi dopo nemmeno un'ora di pace mi hai chiamato perché stavi male. Per il resto tutto a posto.» sul volto di Louis comparve un violento rossore, che poi lasciò spazio ad un'espressione triste, che intenerì Harry.
«Sei proprio un bimbo, mh?» sorrise quindi, data la tenerezza della scena.
«Scusami...» Louis non poteva credere di aver fatto tutte quelle cose e di non ricordarsene nemmeno una, si sentiva tremendamente in colpa.
«Tranquillo, capita» Harry massaggiava la schiena del minore che cercava in tutti i modi di bere il tè senza rovesciarlo o scottarsi.
«Stamattina devo andare a fare la spesa, tu rimani qui okay? Ci metto poco, promesso.» se ne uscì il riccio.
«Okay» acconsentì Louis.
«Ma prima di uscire, voglio un bacio dal mio bimbo» sorrise dolcemente Harry.
Il minore stampò un bacio sulle labbra del riccio, che approfondì la cosa, facendo schioccare più volte le loro labbra.
«Bene, ora posso andare... a dopo piccolo» Harry era già vestito e si stava avviando alla porta. Appena uscì dalla villetta Louis si alzò dal letto, lavò la tazza e fece il letto, poi riordinò la camera da letto e la sala. Doveva farsi perdonare.
Mentre preparava il tavolo da pranzo pensò che lui ed Harry non erano niente in realtà, non erano fidanzati, non erano amici, non aveva senso il loro rapporto. Era decisamente strano come si relazionavano, in parte senza imbarazzo, come se fosse una situazione diventata usuale, come se si conoscessero da molto tempo.
Si decise di chiedere tutto ad Harry quando sarebbe tornato.
Una volta che l'acqua bollì ci buttò dentro gli spaghetti, sperando di aver messo il sale prima. Ovviamente la pasta venne scotta, ed il sugo si bruciò, lasciando Louis senza speranze. Non ci sapeva fare proprio per niente in cucina. Si sedette sul divano sconfortato, aspettando il ritorno di Harry.
Il riccio entrò in casa dopo una mezz'ora circa, storcendo il naso e con le buste della spesa in mano.
«Lou cos'è questa puzza?» domandò disgustato.
«Ehm... io... ho provato ha cucinare qualcosa ma come ti ho detto non sono molto bravo in cucina...» Louis arrossì leggermente, nascondendo le mani nelle maniche del pigiama.
«Aw, ma hai apparecchiato! Che bravo» sorrise poi Harry.
«Hey senti qua, ho comprato un giornale, così puoi iniziare a cercare un lavoro. No? Ho cerchiato quelli che mi sembravano migliori.» diamine, Louis aveva completamente rimosso il fatto del lavoro, stava talmente bene con Harry che tutto il resto era svanito.
«Oh... ehm... o-okay» prese il giornale ed iniziò a sfogliarlo, mentre il riccio preparava qualcosa di realmente commestibile.
«Dog sitter... ragazzo dei volantini... baby sitter... commesso di un negozio di dischi» borbottò tra se e se.
«Che ne dici di questo... al negozio di musica?» propose al ragazzo.
«Sembra interessante, chiama»

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