29. I'm not letting you go

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«Allontanati da me.» Disse severo.
Harry fece un passo indietro. Louis si morse l'interno della guancia. Entrambi si morsero l'interno della guancia. Gli sguardi bassi, i respiri profondi, i battiti irregolari. Le menti inconsapevolmente connesse.
«Come... come stai?» Domandò ingenuamente il maggiore. Pessima mossa.
«Come sto?! Come credi che stia?» Rispose acido Louis.
«Scusami, non...»
«Oh no Harry, no, proprio per un cazzo. Cosa ti aspetti? Che ora sia tutto okay? Beh ultime notizie: NON LO É.» Continuò, mostrando al ragazzo la flebo e le bende sui polsi.
«Io non... Cristo... Non ho pensato...» Il riccio si passò una mano sul volto.
«EH NO CHE NON HAI PENSATO, CAZZO, FORSE SE LO AVESSI FATTO NON STAREMMO AVENDO QUESTA DANNATA CONVERSAZIONE. NON CREDI?» Sbraitò ancora.
«Lou... bimbo m-»
«NON CI PROVARE STYLES! NON CHIAMARMI IN QUEL MODO, NON DEVI NEMMENO PROVARCI.» Lo interruppe.
«D-d-acc... Scusa io... D'accor-do...» Harry faceva fatica a parlare e nonostante la differenza di altezza che lo avvantaggiava si sentiva sovrastato dalla rabbia di Louis.
«Mi hai lasciato solo, mi hai FOTTUTAMENTE ABBANDONATO, COME TUTTI GLI ALTRI! NON HAI NULLA DI DIVERSO!» Louis puntò violentemente il dito contro Harry, perdendo l'equilibrio e cadendo in avanti. Per fortuna Harry lo prese tra le braccia. I due si trovarono a un palmo dall'altro, con gli occhi fissi in quelli dell'altro. Si guardarono da vicino, le iridi, le punte dei nasi, le labbra.

Improvvisamente Harry vide negli occhi di Louis scomparire la luce che lo illuminava quando ancora era quasi tutto a posto. Poi scosse la testa, aiutò il minore ad alzarsi e si allontanò da lui.
«STAMMI A SENTIRE HARRY: IO HO PASSATO LE PENE DELL'INFERNO PER COLPA DI QUELLO CHE MI HAI FATTO, MI SONO INFLITTO QUALSIASI COSA.» Gli sputò in faccia la cruda verità.
«Louis ma che...? Che succede? Questo non sei tu, io ti conosco non sei così, smettila mi fai paura...» Tremò il maggiore.
«Oh no, non sono io Harry, sono un fottuto pazzo, ho pure un'analista.» Rise malsanamente.
«Che vuol dire... ne ho uno anche io. Ora smettila.» Il maggiore parve perdere la forza per un momento, ma la ritrovò subito.
«No.» Rise Louis, avvicinandosi ancora velocemente. Harry poi lo aggredí accecato da una scarica di adrenalina, mettendogli una mano sul collo e spingendolo alla porta.
«LASCIAMI!» Gridò il primo, mentre il maggiore si avventava su di lui e stingeva un pugno molto vicino al suo viso per difendersi.
«HARRY CHE STA SUCCEDENDO LÌ DENTRO? FAMMI ENTRARE!» Niall si preoccupò sentendo le urla. Provò ad aprire la porta ma i due nella stanza glielo impedivano.
«NON TI LASCIO.» Rise Harry.
«LO HAI GIÁ FATTO MOLTE VOLTE, NON DOVREBBE ESSERTI DIFFICILE FARLO DI NUOVO. O MI SBAGLIO?» Lo provocò Louis, che dimenandosi riuscì a liberarsi e sferrò un pugno direttamente sullo zigomo di Harry, lasciandolo cadere a terra poco dopo. Fu questione di pochi secondi prima che i dottori entrassero chiamati da Niall e bloccassero il liscio, che stava caricando di nuovo verso il maggiore.
Portarono Louis nella sua stanza, prendendolo dalle braccia mentre urlava e si dimenava, gli impedirono di vedere di nuovo Harry, se non sotto sorveglianza e calmanti.

Prima che la signorina Miller entrasse nella stanza di Louis sarebbe passato un pezzo; nel frattempo una giovane infermiera decisamente mingherlina stava con le spalle al muro opposto a quello del ragazzo, per paura.
A Louis la presenza della donna non dava fastidio, era talmente furioso. Il braccio gli sanguinava ancora, la flebo si era strappata quando aveva tirato un pugno ad Harry, e il ragazzo guardava la ferita con il vuoto negli occhi. Purtroppo per la sua mente passava tutt'altro che il vuoto. La scarica di adrenalina che aveva avuto ora gli faceva girare la testa e si sentiva debole; nonostante questo riusciva ancora a stringere i pugni e pensare a ciò che aveva fatto qualche attimo prima nella stanza di Harry: non pensava di reprimere tanta rabbia nei confronti del ragazzo.
L'infermiera ricevette una chiamata sul cellulare e tenendo sempre gli occhi fissi sul paziente rispose.
«May?» disse la voce della signorina Miller dall'altro capo e la donna, non notando alcuna attenzione da parte del ragazzo nei confronti di ciò che stava accadendo rispose: «Si, mi dica»
«Senti, non riesco a venire così presto, non è che potresti controllare tu Louis finché non mi libero?» Julia sembrava affannata, forse era di fretta.
«Signorina, mi sembra urgente, non parla e sta fissando il vuoto da mezz'ora. Dovrebbe venire subito, io ho paura di avvicinarmi.» la donnicciola tremò.
«Per favore May, non riuscirò ad essere all'ospedale prima delle otto di stasera.»
«Ugh, d'accordo...»
«Grazie! Ti devo un favore! Allora a dopo!» dalla voce di Julia si deduceva che stesse sorridendo.
«A dopo signorina...» la donna ripose il telefono e tentò di avvicinarsi al ragazzo con sguardo attento.
«Signor Tomlinson... dovrei medicarle la ferita...» piano appoggiò una mano sul braccio del paziente.
«Non mi tocchi.» disse lui severo, senza distogliere lo sguardo dalla ferita.
«Potrebbe fare infezione e... guardi sta perdendo molto sangue» ritirò la mano e indicò il sangue.
«Non mi interessa, si allontani.» Louis stava seduto sul lettino con una gamba piegata e l'altra distesa. Pensava ancora.
«Signor Tomlinson, non posso guardarla perdere tutto quel sangue così. Mi dia il braccio.» May mise le braccia sui fianchi.
«Ho detto no.»
«Vuole che la costringa? Sa che posso farlo» disse iniziando a preparare un'iniezione.
«Se ne vada, mi lasci morire in pace.» disse Louis ancora una volta con lo stesso tono. A quell'affermazione la donna rimase del tutto scossa. Come poteva un ragazzo dire una cosa del genere come se fosse la normalità?
«Senta, la prego, si faccia medicare e vedrà che andrà meglio...» questa volta l'infermiera mise una mano sulla spalla sinistra del ragazzo.
«Perché ci tiene tanto? In fondo sto pure occupando una stanza che potrebbe servire a qualcuno con una situazione più grave della mia, io posso semplicemente levarmi di mezzo e farla finita. Ma voi tutti ci tenete così tanto alla vita di questo stupido, stupido ragazzo, più di quanto ci tenga io. Quindi in fondo sono qui solo per fare felici voi, ci guadagnate voi, non io. Io non ci guadagno mai niente.» Il tono nella voce non cambiava affatto.
«Louis, mi dispiace molto che lei non possa vedere quanto è davvero bella la vita e-» Louis la interruppe prima che potesse finire.
«Dite tutti così, Dio che noia siete tutti uguali. "La vita è bella Louis!" , "Resta con noi Louis!" Beh io sono stufo, forse la vostra vita è fantastica ma la mia non ne vale affatto la pena.» prima che potesse accorgersene May gli somministrò l'iniezione, facendogli perdere i sensi. Lo medicò premurosamente. Gli mise una fascia bianca che si sporcò leggermente di rosso, poi lo coprí e lo lasciò stare nella sua stanza. Provava talmente tanta pena per quel ragazzo.

S/a:
E rieccomi con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia fatemi sapere che ne pensate e scusate ancora per l'attesa..😅
Ve se ama,
Alice 🍍

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