Harry si svegliò di soprassalto, con un forte respiro. Non ci mise molto a capire cosa stesse accadendo: tremava e sudava, vedeva appannato. Un'altra crisi. Strinse i denti e con le coperte bianche nei pugni buttò la testa all'indietro. Scalciava e nella sua testa c'era solo un gran dolore. Urlò forte, tanto che un'infermiera si precipitò nella sua stanza. Lui intanto tremava, non ci vedeva più e le orecchie gli fischiavano, ma in un attimo finì tutto.
Quando riprese i sensi si ritrovava ancora nel letto, sudato. Si sedette e vide la porta aprirsi: Gemma. Per un momento Harry pensò che aveva fatto giurare a Niall di non coinvolgere sua sorella, ma quando gli sguardi dei due si incrociarono il ragazzo vide negli occhi di lei la delusione e smkse di incolpare Niall.
«Harry, ma che hai fatto?» disse guardandolo da lontano.
«Gem, come lo hai saputo?» la sua prima preoccupazione fu comunque quella.
«Niall, chi altri sennò? Perché non mi hai detto nulla Harry? Sono così poco importante per te?» disse Gemma delusa.
«No Gem io non volevo coinvolgerti. Scusami.»
«Perché lo hai fatto ?»
«Sensi di colpa... Louis... lui ha tentato il... s-suici-dio... per colpa mia...» Harry si torturava le dita delle mani.
«CHE COSA?! HARRY MA CHE CAZZO?!»
«Lo so io... sono solo un pezzo di merda lo so... avevo bisogno di smettere di pensare, tutto qui. »
«E per farlo ti fai di eroina? Complimenti fratello, bella mossa.»
«Scusami...» ormai la voce di Harry era ridotta a un sussurro, rotta.
«E perché mai quel ragazzo ha tentato di suicidarsi? Cosa gli hai fatto? Lo bullizzavi?» ad Harry si attorcigliò lo stomaco, Gemma non sapeva che lui fosse gay.
«Gem io... Lui era.. il mio... ra-ragazzo...» chiuse gli occhi, pronto a subire le urla e la delusione della sorella.
«Ma che..? Har ma perché non mi dici queste cose? Sei gay?» Harry annuì, rassegnato. Ormai non la guardava più negli occhi, il suo sguardo l'avrebbe distrutto. Una lacrima gli solcò il volto.
«Hey... ma stai piangendo? Harry è tutto okay... scusa sono stata avventata, so che non stai bene...» Gemma si sedette accanto al fratello e gli mise una mano attorno alle spalle.
«Scusami ti prego» pianse forte Harry, nascondendosi tra le braccia della sorella.
«È tutto okay, non preoccuparti, è tutto okay adesso».
«No Gem... non è okay...» Harry si rialzò ed iniziò a raccontare tutto quello che era successo fino a quel momento.
«L'hai tradito? Ma se non stavate nemmeno insieme.» chiese lei confusa alla fine del racconto.
«Io lo amo Gem e lui amava me... Ora però, non lo so più...»
«Harry che diavolo di casino mamma mia...» sospirò Gemma, abbracciandolo forte.La signorina Miller intanto aspettava paziente che Louis riprendesse i sensi. Stava seduta accanto al lettino, non dalla parte opposta della stanza come le prime volte. Si era affezionata a quel poveretto, non sapeva nemmeno perché.
«S-signorina Miller?» balbettò poi il ragazzo tentando di mettere a fuoco la figura della donna.
«Hey finalmente sei sveglio!» sorrise lei, dolce come sempre.
«Ma che... cosa succede?» provò ad alzarsi e sorprendentemente ci riuscì; ma non passò molto, purtroppo, prima che il braccio bendato cedesse e ricadesse sul lettino. Si guardò i polsi esterrefatto.
«Hai fatto un bel casino eh Louis?» Julia mise una mano sulla coscia del ragazzo.
«Io... che succederà ora?» Aveva paura, ma non avrebbe saputo dire esattamente cosa lo terrorizzasse di più. Era talmente confuso.
«Ascolta Louis, tutto quello che deriva dalle tue azioni è solo per il vostro bene d'accordo?» lo rassicurò.
«Nostro?» piegò la testa da un lato.
«Sì, tuo e di... Harry Styles» la donna lesse il nome dalla cartellina che aveva sulle cosce.
«Oh... ma certo» ricordò.
«Louis, so che è difficile, ma devi dirmi se quello che hai detto alla signorina May ieri sera era vero.» A Julia si incrinò la voce.
«Cosa?» chiese il ragazzo, aveva detto tante cose.
«Che vuoi... morire» ora la voce della donna era palpabilmente rotta, nonostante lei facesse di tutto per nasconderlo.
«Io... non lo so »
«Ascoltami Louis, so che questa cosa non dipende totalmente da te, ma se continui ad avere questo genere di ricadute sarò obbligata a prescriverti degli psicofarmaci.» la signorina prese la mano di Louis.
«Non sto avendo alcun miglioramento?» chiese lui quasi deluso.
«Ma certo, non fai passi da gigante ecco... e con tutte le ricadute che hai avuto i medici stanno dubitando delle mie cure. Quindi dovremo provare con degli psicofarmaci e anche se non sono molto d'accordo è molto meglio che perderti...» strinse leggermente la mano del suo paziente.
«Io... non lo so» Louis si morse il labbro.
«Come sta... Harry?» continuò lui.
«Harry non deve più interessarti, devi pensare a te»
«Ma io voglio sapere come sta. So che è sbagliato ma io non riesco a togliermelo dalla testa.»
«Lui sta bene, tu come ti senti piuttosto?»
«Vuoto» rispose incalzante, come se avesse pensato a quella risposta tutto il tempo.
«Ed è positivo o negativo?» Julia lasciò la mano del paziente per iniziare a scrivere.
«Non lo so. È solo vuoto»
«Pensi che sia dovuto a una mancanza?» domandò lei gentile.
«Forse sono sempre stato vuoto e non me ne sono mai accorto.» sospirò Louis.
«Che cosa ti aiutava a non sentirti vuoto, a non accorgertene insomma?»
«Di tutto... Dagli studi ai compagni, ma soprattutto...Harry, lui mi faceva sentire... bene, credo.» la malinconia lo attanagliava e non gli lasciava via di scampo se non piangere e rimpiangere.
«Capisco... parlando della scuola, che cosa studi?» Julia tentava di distrarlo da Harry.
«Scienze, ma lo odio.»
«Capisco... E cosa avresti preferito fare?» si interessò l'analista.
«Letteratura, scrittura, quelle cose lì... Ma il corso era al completo...» parlare di qualsiasi cosa gli lasciava sempre e solo amaro in bocca.
«Che ne diresti di andare a prendere qualche libro a scuola Louis? Magari così mentre stai qui riesci a studiare qualcosa e ti distrai.» Fluidamente la mente del ragazzo scivolò dalla parola libro al libro di Letteratura inglese, quello a cui teneva di più, in cui conservava sempre un paio di lamette "per le emergenze", come le chiamava lui.
«Mi piacerebbe molto, potrebbe anche essere un'occasione per vedere di nuovo il mondo, sono chiuso qui da non so quanto e mi sembra di vivere su un altro pianeta.» finse. A dire la verità se la faceva sotto solo al pensiero di tornare in quella scuola, ma era troppo importante.
«Bene allora, organizzerò una piccola gita, me la approveranno sicuramente, è un grande passo avanti!» sorrise la donna soddisfatta prima di uscire per chiedere l'autorizzazione.
«Torno subito!» dichiarò.
A Louis piaceva vedere la signorina Miller fiera di lui, ma sapeva che se avesse saputo la verità sarebbe stata molto delusa, quindi non si rallegrò troppo.Julia tornò qualche minuto dopo, con un modulo da compilare.
«Ecco qui, firma dove c'è la croce... esatto»
«Grazie signorina Julia» sorrise Louis innocentemente. Era una farsa che valeva la pena far durare.
«E di che! Louis mi rendi così felice! Andremo insieme perché hai bisogno di un accompagnatore. Vedrai sarà bellissimo!» Julia era alle stelle.
«Si parte lunedì mattina! A domani Louis!» la donna sorrise un'ultima volta prima di uscire, lasciando Louis nelle mani della signorina May, che gli porse da mangiare.
«No grazie» rispose.
«Ma signor Tomlinson...»
«Ho detto no. Non può obbligarmi per Dio!» la donna si rassegnò e uscì col vassoio.
Dopo qualche minuto Louis cadde in un sonno profondo, era ormai mezzanotte, consapevole della giornata che lo avrebbe aspettato la settimana seguente.S/a:
Ciao a tutti! Scusate la mia prolungata assenza, ma non ho mai tempo di scrivere.
Spero che questo capitolo vi piaccia!
Con una lavrimuccia devo comunicarvi che ho altri due capitoli pronti e che molto probabilmente saranno gli ultimi. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fareste molto molto piacere!
Ve se ama,
Alice 🍍
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Semicolon {L.S.}
FanfictionCosa succederebbe se un banale simbolo di punteggiatura, come un punto e virgola, diventasse simbolo di un amore? Cosa realmente accadrebbe se le cicatrici sulla pelle di un ragazzo scomparissero proprio a causa di quell'amore?