3. Safe

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Louis trasalì, spaventato. Alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte un ragazzo, piegato sulle sue gambe toniche, che lo fissava intensamente, quasi volesse scavare nel suo profondo, come se davvero gli interessasse cosa stava provando. Si allontanò subito, però, impaurito dalla presenza del ragazzo.
«Hey, ti ho solo chiesto se è tutto okay, non ti mangio mica» sorrise il ragazzo a Louis, mostrandogli due fossette adorabili. Ma lui ancora non si fidava, e non si sarebbe mai fidato.
Qualche singhiozzo lo scosse ancora, facendo sì che si rintanasse ancora di più nell'angolo dello spogliatoio.
«Allora? Ti hanno tagliato la lingua?» scherzò ingenuamente il ragazzo, incuriosendosi ancora di più.
Louis scosse deciso la testa, senza però avanzare alcun passo verso il moretto.
«Beh, Tomlinson, io sono Harry, piacere» Louis non fu stupito del fatto che Harry sapesse il suo nome, tutti in quella dannata scuola sapevano il suo nome.
La mano che quell' Harry aveva porto al ragazzo rannicchiato nell'angolo dello spogliatoio rimase a mezz'aria, per poi tornare lungo il suo corpo.
«Bene, visto che non hai intenzione di spiccicare parola, posso anche andare a farmi una doccia» Harry fece per alzarsi, quando in Louis si fece spazio una speranza indesiderata, quella che aveva cercato di reprimere per anni.
«A-aspet...ta» farfugliò quindi, facendo voltare il ragazzo che poco prima era diretto nelle docce.
«Allora ce l'hai la lingua!» sorrise compiaciuto.
«Vieni, ti aiuto ad alzarti» Harry gli porse la mano, poi notando che Louis si stesse alzando da terra senza il suo aiuto, anche se un po' tremolante.
«Oh, okay» ridacchiò leggermente in imbarazzo ritraendo per l'ennesima volta la mano.
Anche se il liscio era in piedi, teneva comunque le distanze da Harry, preda di una paura inconscia e primitiva, di cui non si sapeva spiegare il motivo, forse aveva paura di illudersi, di rimanerci male come sempre.
«Che hai fatto là?» il ragazzo riccio indicò lo zigomo violaceo del più piccolo, avendolo notato solo poco prima.
«I-io... Ni...ent...niente» rispose Louis, passandosi le dita leggere sulla porzione di pelle dolorante.
«Si si e io sono babbo natale, aspetta, ti prendo un po' di ghiaccio» Louis vide il braccio muscoloso di Harry allungarsi nella direzione della cassetta del pronto soccorso per poi tirarne fuori un sacchetto di ghiaccio istantaneo. Lo passò a Louis, aspettando che questo spezzasse la tavoletta all'interno della confezione per attivare il ghiaccio; ma non lo fece, tenne in mano il sacchetto bianco, guardando prima questo poi Harry.
«Lo devi attivare, spezza quella roba là dentro» il ricciolino vide Louis tentare di fare come gli aveva detto, senza risultato. Le ferite che aveva sulle braccia si stavano riaprendo e ad ogni sforzo il dolore aumentava.
«Vieni qui, faccio io» lo canzonò dolcemente Harry, avvicinandosi al liscio e rubandogli di mano il ghiaccio. Spezzò la tavoletta e posò piano la confezione sullo zigomo di Louis, al quale vennero i brividi, ma non per il freddo, bensì per le attenzioni che stava ricevendo dal maggiore e per il suo tocco premuroso sul suo viso. Si ritrovò a pochi centimetri dal volto di Harry ed inconsciamente alzò lo sguardo, facendo incontrare le loro iridi. Louis scorse una leggerissima tonalità di azzurro ai limiti di esse, per poi perdersi nel verde intenso che prevaleva liquido negli occhi di Harry. Abbassò subito lo sguardo quando questo gli rivolse un sorriso premuroso, con tanto di fossette.
L'imbarazzo si impossessò dei ragazzi, i quali si ritrovarono a fissarsi, o meglio, Harry fissava Louis, mentre questo era intento a consumare le punte delle sue scarpe con lo sguardo.
«Che anno fai?» domandò il ricciolino, cercando di alleviare un po' la tensione, lasciando che fosse Louis a tenere il ghiaccio.
Louis non parlò, si limitò solo a fare il numero due con l'indice ed il medio, sempre limitando il contatto visivo tra loro.
«Io faccio il quarto anno, studio arte» sorrise Harry, infilando le sue cose nel borsone che era appoggiato su una delle panchine in legno proprio di fronte al muro di armadietti.
«B-bell...o» le ultime lettere della parola andarono sfumando, lasciando quasi incompleta l'affermazione.
«Tu che fai?» si interessò di nuovo il maggiore.
«Sc..scienn...ze» balbettò ancora. Quando gli capitava si malediceva più del solito.
«Quindi... non mi dirai cosa ti è successo alla faccia, suppongo.» Louis scosse la testa quasi impercettibilmente.

«TOMLINSON!» entrambi sobbalzarono nel sentire Liam urlare il nome del minore , seguito dall'ingresso violento del ragazzo negli spogliatoi. Sul volto aveva un grugno arrabbiato, doveva aver cercato il suo "alunno" per tutta la scuola. Avanzò a grandi falcate verso Louis, il quale si nascose inconsciamente dietro ad Harry, poggiando quel poco di dita che usciva dalla felpa, sui fianchi del maggiore.
«CHE. DIAMINE. CI. FAI. QUI.» Payne inspirò ed espirò tentando di mantenere la calma.
«Oh, tranquillo, non ha fatto niente di male.» Harry rassicurò Liam, guardando prima lui poi Louis.
«Non ho chiesto la tua opinione, Styles. Tomlinson, vieni subito qui e andiamo in classe.» sentenziò autoritario, rimproverando entrambi solo col tono di voce.
«Hey, non parlargli così.» Harry si avvicinò di pochi passi a Liam, puntandogli il dito contro, mentre Louis assisteva incredulo alla scena. Qualcuno stava prendendo le sue difese, qualcuno si interessava davvero a lui. Non poteva crederci, doveva essere un sogno.
«Styles, levati dai coglioni. Tomlinson, non ho intenzione di rimanere qui tutto il pomeriggio, quindi vedi di muovere quel culo e raggiungermi in classe.» Detto questo girò i tacchi e se ne andò imbufalito.

«G-Grazi-e» sussurrò Louis, pregando che Harry lo sentisse, una volta che furono di nuovo soli.
«Di niente Louis, ora però credo che tu debba andare, non so cosa tu abbia fatto ma sembra che abbia fatto incazzare il povero Payno...» ridacchiò beffardo il riccio, lasciando che Louis si allontanasse dagli spogliatoi a testa bassa, talmente essa fosse pesante di pensieri.

Non si capacitava del fatto che qualcuno avesse preso le sue difese, non doveva conoscerlo bene, altrimenti si sarebbe guardato dal rivolgergli la parola, figuriamoci difenderlo da un altro ragazzo. Inconsapevolmente sorrise, sperando di rivedere Harry Styles presto, poiché si sentiva al sicuro con lui, sentiva che poteva fidarsi, stranamente. Poi scosse la testa imponendosi di ritornare con i piedi per terra e di smettere di pensare a quel ragazzo ed invece prestare attenzione alla lezione che Payne gli stava spiegando.

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