17. Meeting

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Louis si guardava allo specchio indeciso, mentre Harry lo teneva per le spalle rassicurandolo.
«I-io... non mi piaccio...» balbettava sconfortato di tanto in tanto Louis.
«Stai benissimo bimbo, non preoccuparti» il riccio notava quanta difficoltà avesse il minore ad accettarsi, a relazionarsi con gli estranei, quanto fosse timido e insicuro di sé stesso e cercava sempre di rassicurarlo.
«E se... se poi non gli piaccio?» tremò.
«Beh, piaci a me, così sarò l'unico e tu sarai tutto mio» ridacchiò Harry spostandosi di fronte al ragazzo.
«Grazie Har...» bisbigliò il liscio mentre vedeva lo sguardo di Harry passare dalle sue iridi alle sue labbra, poi lo vide sorridere leggermente ed avvicinarsi ancora di più al suo viso. Louis chiuse gli occhi, pronto a sentire quei petali di rosa su di lui, che non tardarono ad arrivare. La mano di Harry teneva saldamente il fianco di Louis, mentre l'altra gli accarezzava dolcemente una guancia. Il riccio assaggiò il labbro superiore e poi quello inferiore del ragazzo dagli occhi azzurri prima di chiedergli l'accesso. Le loro lingue danzavano al ritmo di una mica che solo loro sentivano. Il calore delle labbra di Harry faceva tremare Louis, che aveva sempre le punte delle dita fredde, le stesse dita che ora si intrecciavano timidamente nei ricci mori del maggiore.
«Ora vai, altrimenti fai tardi»
«O-okay... augurami b-buona fortuna» rise leggermente Louis, avviandosi fuori dalla camera per poi aspettare che il padrone di casa gli aprisse il portone d'ingresso.
«Vedrai, andrà bene.» Harry salutava il ragazzo da dentro casa, mentre questo camminava verso il negozio dove avrebbe dovuto fare il colloquio per il lavoro. Il ricco non lo poteva accompagnare perchè pareva che avesse delle cose importanti da fare e Louis non fece domande per non sembrare invadente.
In venti minuti arrivò davanti alle vetrine di "Denmark Street" scorgendo diversi strumenti musicali e vinili in esse. Quando entrò una folata d'aria calda seguì il tintinnio del campanello attaccato alla porta. Subito un commesso gli fu addosso.
«Buongiorno, ha bisogno d'aiuto?» chiese con un tono decisamente invadente.
«Ehm.... s-si, sono qui per il... lavoro...» Louis strinse i pugni cercando in ogni modo di non balbettare, seguendo le indicazioni che il ragazzo gli aveva dato per arrivare all'ufficio del titolare.
"Prego, siediti» disse una ragazza sui venticinque anni seduta dietro ad una scrivania.
«Gemma, piacere e tu sei...?» chiese poi porgendo la mano al liscio.
«Louis» disse lui, stringendo la mano a Gemma.
«Louis, è francese giusto?» Louis annuì, vedendo poi la ragazza sorridere e mostrargli due fossette proprio come quelle di Harry. A guardarla ben Louis pensava che anche le labbra dii Gemma fossero decisamente simili a quelle del suo coinquilino, ma i suoi pensieri vennero interrotti dalle domande che la titolare di Denmark street gli stava iniziando a porgere.
«Dunque... Hai già lavorato in un negozio di musica?»
«N-no... A dire la verità è il primo colloquio della mia vita, non ho mai lavorato...»
«Okay.. dunque, potremmo cominciare con un lavoretto semplice, potresti stare alla cassa e vedere  come va, ti tengo d'occhio per un po' e poi vediamo. D'accordo?» Louis annuì.
«Molto bene, cominci domani.» Gemma porse a Louis quello che doveva essere una specie di contratto e lui lo firmò.
«Perfetto, arrivederci Louis»
Stranito il ragazzo tornò a casa, pensando che quel colloquio fosse stato fin troppo veloce, ma d'altra parte non poteva sapere come funzionasse un colloqui di lavoro, dato che quello era stato l'unico che aveva avuto. In ogni caso era felice di lavorare e poter guadagnare i suoi soldi per ricomprarsi una casa.

«Harry sono a casa!» urlò quando entrò, trovando la porta d'ingresso aperta.
«Harry?» chiese non sentendo nessuno rispondere. Sentì poi un tonfo provenire dalla stanza da letto ed Harry urlare un: "Sono qui bimbo arrivo!" per poi trovarsi il ragazzo riccio in pantaloni del pigiama e senza maglietta, come suo solito quando dormiva.
«Non ti aspettavo così presto» I suoi capelli erano decisamente scompigliati e le guance leggermente arrossate e Louis pensò che fosse bellissimo, che avrebbe voluto baciarlo fino a perdere il respiro e così fece, si buttò tra le sue braccia facendo combaciare le loro labbra.
«Mi hanno preso, inizio domani» sorrise poi il liscio entusiasta.
«Non avevo dubbi, sapevo che avrebbero capito quanto vali» i due ragazzi si abbracciarono stretti e Louis notò che il riccio aveva un piccolo problema con il suo amichetto là sotto, ed arrossì violentemente.
«Ehm... Ce-cenia-mo?» ridacchio decisamente in imbarazzo.
«Oh, ma certo bimbo, ho preparato il pollo» Harry non si era accorto che Louis aveva fatto caso al suo problema, quindi tutto proseguiva normalmente per lui.
Si sedettero a tavola pochi minuti dopo, giusto il tempo che Louis apparecchiasse la tavola e si stavano godendo il pollo ripieno di mozzarella, avvolto in prosciutto di parma con un contorno di purè fatto in casa. Harry era un cuoco formidabile, dal punto di vista di Louis, che era assolutamente soggettivo, comunque.
«Credo che questo sia il mio piatto preferito, sai Haz? È molto buono»
«Grazie Lou, ci ho messo il mio ingrediente segreto»
«Ah sì?»
«No, è semplicemente pollo» rise infine, vedendo l'espressione di rimprovero sul viso del ragazzo.
«Sei adorabile Lou» disse poi pizzicandogli una guancia stile nonnina, facendolo arrossire.

Alle dieci e mezza circa Louis era a letto mentre Harry finiva di prepararsi in bagno. A dire la verità Louis non era per niente stanco, ma il riccio aveva insistito per andare a letto presto, dato che il giorno dopo sarebbe dovuto andare al lavoro di mattina. Avrebbe poi chiesto il turno del pomeriggio per la scuola e tutto, in  modo da poter alternare le due cose.
«Harry? Ci sei?» chiese alla porta del bagno, dato che il riccio era lì dentro da diverso tempo.
«Quasi piccolo, arrivo» disse mentre finiva di pettinarsi i capelli lunghi. Bastarono pochi secondi e i due furono insieme nel letto.
«Vieni qui Lou» Harry prese i fianchi del minore portandoselo accanto, i loro petti si toccavano, come per le loro fronti e poco dopo anche le loro labbra si sfiorarono, poco prima che Harry ci sussurrasse un "Buonanotte" leggero sopra. Louis tese leggermente il collo per mettere fine a quell'agonia.
«Notte Haz» disse poi quando il riccio gli baciò il naso.

s/a
Hey hey hey!
Questa settimana doppio aggiornamento, è il mio regalo per voi che mi leggete.
Vi auguro un Buon Natale e un felice anno nuovo.
Un bacio
Alice🍍

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