7. Go away!

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Passarono i giorni e le ferite di Louis si rimarginavano grazie ad Harry. Ogni mattina facevano la strada insieme fino a scuola e poi entravano insieme. Una volta Harry lo aveva persino accompagnato a casa dopo le lezioni. Louis si sentiva tremendamente bene ed al sicuro quando stava con lui, lo faceva sentire speciale. Non si era mai sentito così.
Esattamente dopo un mese Louis era di nuovo alla panetteria ad aspettare Harry. Prese la solita focaccia ed uscì. Passarono dieci minuti ed il riccio non si fece vedere, Louis controllò più volte l'orologio, per essere sicuro di non essere troppo in anticipo o troppo in ritardo, ma ogni volta scopriva che l'unico che non era in orario era Harry. Un po' triste entrò di nuovo nel negozio.
«B-buongiorno, di nuovo, s-sa per caso d-dov'è Harry?» balbettò alla ragazza al bancone.
«Oh, quasi mi dimenticavo! Harry oggi ha un importante impegno e mi aveva detto di avvisarti, ma purtroppo mi sono dimenticata...» sorrise imbarazzata.
«Oh... O-okay...» Louis uscì dal negozio avvilito, infilandosi le cuffiette e camminando a testa bassa. Come ogni mattina aveva indossato il cappello che Harry gli aveva dato la prima volta che erano andati a scuola insieme.
Arrivò a scuola quasi in ritardo, scusandosi con la professoressa di matematica.
Le due ore passarono in fretta per Louis, che immerso nei suoi pensieri seguì poco o niente. Alla fine della lezione uscì dalla classe, dirigendosi verso il suo armadietto.
«Guarda un po' chi si vede! Tomlinson! Come mai non sei con il tuo fidanzatino?» la voce potente del ragazzo -che aveva scoperto chiamarsi Bill- tuonò alle sue spalle.
«N-non... non è il mio f-fidanzato...» balbettò con la voce bassissima, quasi quanto il suo sguardo. Ormai le lezioni erano ricominciate e tutti gli studenti erano in classe.
«Ah davvero? Ma scommetto che ti piacerebbe. Oltre che sfigato sei pure frocio, quanto mi fai schifo» rise avidamente Bill prima di sferrare un pugno nello stomaco a Louis.
«N-no...» la voce bassa di Louis non si sentiva quasi mentre scivolava sugli armadietti con la schiena fino a sedersi per terra. Era colpa di Harry se ora se la prendevano ancora di più con lui, se non lo avesse costretto ad entrare a scuola insieme non sarebbe successo.
«Sei un rifiuto Tomlinson, credi davvero di interessare a Styles? Che illuso. Se ti considera è solo perché gli fai pena.» Bill si abbassò al livello di Louis, ridendogli in faccia.
«SMETTETELA!» tra i singhiozzi Louis riuscì a sentire la voce di Harry urlare dall'altra parte del corridoio.
I ragazzi di Bill, e Bill stesso, si girarono verso di lui, con sguardo di sfida.
«Styles, che bella sorpresa!» ghignò Bill.
«Lascialo stare.» ringhiò invece Harry, prendendo il ragazzo per il colletto della maglia e scandendo bene le parole. Quando lo lasciò, questo ordinò ai suoi di andarsene e così fecero.
«Tutto bene Lou?» Harry si piegò al livello di Louis, cercando di incrociare le sue iridi azzurre.
«Vattene» disse il minore. La sua voce giunse ovattata alle orecchie del riccio, che non capendo continuò a chiedergli come stesse.
«HO DETTO VATTENE HARRY! VAI VIA!» sbottò di colpo Louis.
«Perché? Louis io voglio aiutarti...» Harry mise una mano sulla spalla del liscio, il quale si spostò e fece per alzarsi, barcollando leggermente per il colpo preso.
«Lascia che ti aiuti» il maggiore cercò di mettere un braccio attorno alla vita di Louis.
«Non toccarmi» piangeva, è vero, ma nella sua voce c'era odio, oltre che a dolore.
«Louis, non stai in piedi, lascia che ti aiuti» disse premuroso l'altro.
«Harry... No. Sto bene. Ora vattene.» il più piccolo si incamminò verso l'uscita lasciando Harry interdetto a guardarlo andarsene.

Arrivò a casa a fatica, Louis. Salire le scale del condominio era stata la parte più difficile, ma ce l'aveva fatta. Si teneva la pancia con una mano, mentre con l'altra apriva la porta di casa sua.
Appena entrò si buttò sul divano, respirando affannosamente, poi sentì il suo telefono emettere un suono.
Da Harry:
-Louis ti prego, dimmi cosa ti ho fatto.
Da Harry:
-Se ti ho offeso in qualche modo mi dispiace, ti giuro che non volevo.
Louis chiuse i messaggi senza esitare, con ancora qualche lacrima appesa alle ciglia.
Aprí ask, e sotto il suo profilo lesse i primi insulti. "Lo sapevate che Louis Tomlinson è frocio? Che schifo" "Louis Tomlinson meriti solo di soffrire, fai schifo" tutte dallo stesso account. Louis non sapeva chi fosse, l'unica cosa che sapeva era che aveva di nuovo bisogno di sentirsi bene, libero da quello che lo opprimeva. Prese la lametta dal cassetto dove la teneva sempre, ed iniziò ad incidere un segno profondo sul suo braccio, mordendosi il labbro con le lacrime agli occhi. Due, tre, quattro, dieci tagli deturparono la sua pelle in via di guarigione mentre lui respirava affannosamente come ammaliato dal gesto che stava compiendo. Si sentì molto meglio, vide come il sangue denso scendeva sulla sua pelle mentre passava la lama sul secondo braccio. Si sentiva appagato quando i tagli, tutti ordinati ed orizzontali, venivano disturbai da uno obliquo, che li rendeva ancora più imperfettamente belli. Louis amava sentire il bruciore sulla pelle quando passava le dita sopra le gocce di sangue che uscivano dai tagli più leggeri per pulirli.
Forse quella volta esagerò leggermente, perché dopo un po' si sentì girare la testa e allora smise. Sorrise amaramente buttando la testa all'indietro, lasciano uscire dalle sue labbra una risata soffocata. Stava impazzendo, era come drogato dal dolore e dal piacere che gli procuravano quelle ferite. Si sentiva più sicuro di se stesso.
Il suo telefono non aveva smesso di ricevere messaggi di Harry, così Louis li visualizzò.
Da Harry:
-Louis ti prego, scusami.
Da Harry:
-Perdonami
Da Harry:
-Non so nemmeno cosa ho fatto per ferirti così tanto, ti prego dimmelo.
Da Harry:
-Rispondimi
Da Harry:
-Se non mi rispondi vengo a casa tua e te lo chiedo di persona.
Da Harry:
-Louis per favore
Da Harry:
-Okay, sto arrivando.
Louis bloccò il cellulare, sicuro che Harry non facesse sul serio. Dopo tutto lo considerava solo perché gli faceva pena, no?
Sobbalzò quando sentì qualcuno bussare alla porta: impossibile.
In fretta si alzò ed andò in bagno, sciacquandosi le ferite con l'acqua per poi abbassare le maniche della felpa nera fino alla punta delle dita, senza bende, non aveva tempo.
Bussavano freneticamente mentre il liscio era impegnato a pulire il sangue e a riporre la lametta al suo posto. Non voleva che qualcuno si spaventasse, come era successo con Tom.
Finalmente aprì la porta, scoprendo con sorpresa che era davvero Harry.
«Cosa vuoi?» chiese freddo.
«Parlarti. Per favore.»
«No, Harry. Vai a casa.»
«Non ci vado se prima non abbiamo chiarito.»
«Harry sto per perdere la pazienza, vattene.»
«No.»
Esasperato Louis fece entrare il maggiore, sperando vivamente di non essersi dimenticato nulla in giro.
«Perché mi parli? Perché tu non mi tratti come merito, perché mi stai vicino Harry? » Louis accusò subito il riccio.
«Perché ci tengo a te Louis, e so che persona meravigliosa sei.»
«Certo, certo. E allora perché mi stai facendo questo? Perché vuoi che mi deridano più di quanto fanno di solito? Non bastava? Mh?» Louis perse le staffe e parlò disperatamente.
«Io non volevo questo Louis, credi davvero che volessi vederti soffrire? Lo pensi sul serio?»
«Si, Harry. Lo credo davvero perché non mi sorprenderebbe per niente se tu fossi come tutti gli altri. Non mi merito il trattamento che mi hai riservato nell'ultimo mese e lo sai anche tu. Io devo stare da solo, non posso avere amici, merito solo di soffrire.» i suoi occhi si iniziarono a bagnare.
«È questo?» Harry si avvicinò a Louis, incatenando i suoi occhi in quelli azzurri del ragazzo, che subito distolse lo sguardo.
«Cosa?» strinse i pugni cercando di sembrare indifferente e freddo, ma in realtà si stava spezzando, e lo sapeva benissimo.
«È questo quello che ti dicono?» Harry alzò il mento di Louis con un dito, scrutando il dolore negli occhi del più basso.
«È quello che sono.»
«E tu... ci credi davvero?» Louis annuì.
«Merda...» bisbigliò Harry.
«Ti sbagli Louis, non meriti affatto di soffrire, tutti quelli che lo dicono lo meritano.»
«E allora dimmi, perché mi vuoi vedere star male? Perché stai con me? Per favore, io non voglio altro dolore, mi bastava quello che avevo quando non c'eri, perché adesso devo soffrire di più? Sai, mi danno del frocio perché entro a scuola con te, io te l'avevo detto che non era una buona idea ma tu non mi hai voluto ascoltare. L'hai fatto apposta per farmi prendere in giro. Tu... Sei anche peggio di tutti gli altri.» pianse infine, cercando di allontanarsi da Harry, ma questo lo prese per l'avambraccio, stringendo forte la presa. Louis strinse i denti per non gridare dal dolore che stava provando, sia fisicamente che mentalmente. Si era fidato ed ecco cos'era successo.
«H-Harry... m-mi... mi fai male...» tutta la sicurezza che aveva avuto fino a quel momento sparì sotto al tocco di Harry.
«Scusa, ma non mi ascolti...» Louis tornò a stare davanti ad Harry, con lo sguardo basso.
«Louis, io non ti considero per farti star male, io voglio solo vederti sorridere, mi sono reso conto che è una delle cose più belle del mondo. So che nessuno ti tratta come dovrebbe, ma questo non vuol dire che io sia come loro. Ci tengo a te Louis, davvero.» il minore rimase senza parole, con le lacrime a solcargli le gote e una battaglia nella testa e nel cuore.
«Io... Harry io mi sono fidato... e guarda cos'è successo...»
«Non devi preoccuparti Lou... Io non voglio vederti soffrire, anzi ora asciughiamo queste lacrime okay?» sorrise premuroso il riccio, passando il pollice sulla guancia del minore.
«Prometti?»
«Giuro.»

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