Capitolo 14

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È arrivato il giorno dell'appuntamento e ovviamente non so proprio cosa mettere. Le mie magliette sono tutte uguali, senza personalità, non mi piace fare shopping e la cosa peggiore è che non posso chiedere aiuto alla mia migliore amica.
Di mia madre non se ne parla perché dovrei dirgli che esco con uno.
Così opto per una camicetta classica, un paio di jeans a vita bassa e delle zeppe.
Un abbigliamento sobrio, ma tanto so che i ragazzi non ci fanno caso.
Trattengo il respiro ed esco dalla mia stanza, per fortuna in corridoio non trovo nessuno.
"Sto uscendo" grido.
Sono fuori. E adesso vado alla fermata, ci siamo messi d'accordo per incontrarci direttamente alla gelateria.
Mi sto annoiando da morire, come al solito i bus in questo quartiere non passano mai o fanno sempre ritardo.
Così prendo il telefono, collego gli auricolari per mettere un po' di musica e noto un messaggio. Tommaso
-Sam ho saputo da Micky che eri con Antonello, ma essendo suo fratello, so per certo che non sei con lui. Perché le hai mentito?-
Ecco le bugie hanno le gambe corte e io non sono brava a dirle. Così decido di dirgli la verità.
-Sto uscendo con Donato-
E subito arriva la risposta:
-Dove?-
-Cosa ti interessa?-
-Dato che sono l'unico a saperlo se ti succedesse qualcosa almeno so dove sei stata!-
-E va bene ci dobbiamo vedere alla gelateria del ponte in centro-
-Sam perché proprio lui? Non mi fido! Sta attenta-
-Da quando ti preoccupi per me? E poi chi ti ha dato il mio numero?-
-Il giorno della festa Micky ha provato a chiamarti dal cell mio e ha lasciato il tuo numero! E di certo non mi preoccupo per te, ma per Micky che non si merita le tue bugie-
-ok-
Rispondo, ma mi sento davvero in colpa, so che non avrei dovuto mentirle, ma in quel momento mi è sembrata la cosa più giusta da fare, è pur sempre il rivale del suo amato Fede!
Metto via il cellulare. "Oh cazzo.
Ho superato la mia fermata!" Che scema, se scendo qui ci metterò 20 minuti. Sarò in ritardo, meglio sbrigarsi!
Sono i primi di luglio e ci saranno almeno 35 gradi, per cui sto davvero sudando, mi sono davvero pentita di aver messo le zeppe, il piede sudaticcio scivola continuamente. Non posso andare in queste condizioni da Donato. Meglio fermarsi in un bar e darmi una rinfrescata.
Sono a due isolati dalla gelateria e mi fiondo nel bar del ponte.
Quando chiedo alla cameriera di indicarmi un bagno, noto un gruppo di tre ragazzi, due dei quali penso di aver già visto.
La cameriera mi guarda stizzita, sta aspettando che prenda la chiave del bagno.
In bagno ho un flash, ricordo quei volti, sono i ragazzi della squadra di Donato.
Mi puzza sta storia che siano qui anche loro, ma io ho un vantaggio, loro non mi conoscono!

Così vado al bancone e ordino un succo di frutta. Sono di spalle e riesco a sentire cosa dicono.
"Stasera si divertirà con quella!"
Dice il più basso dei tre.
"Ah che vendetta, vedi in che mano lasciano le loro ragazze i torinesi. Moglie e buoi dei paesi tuoi!" Dice il biondino.
"Mi ha detto che è pure vergine!" Fa l'altro.
Mi allontano disgustata senza finire il mio succo. Esco di fretta da quel bar e entro nel primo negozio, nella speranza di sentirmi in salvo. Non ho la forza di andare a prendere il bus e tornare da sola. Così chiamo l'unica persona che sa di questa storia.
"Tom sono in centro non volevi farti perdonare? ti mando la mia posizione, ti prego vienimi a prendere"
"Arrivo non preoccuparti, sapevo che ti saresti cacciata in un guaio grosso ragazzina!"
So di aver fatto una cazzata, ma ho troppa paura di restare sola e a lui non dovevo spiegare niente. So che mi aveva detto di fare attenzione, ma non potevo pensare a questo.
Se non fossi entrata in quel bar, sarebbe potuto succedere di tutto. Le immagini di me con lui mi fanno rivoltare lo stomaco.
Non mi importa di sembrare pazza, sono in questo negozietto di gioielli e non faccio nemmeno finta di interessarmi a qualcosa.
Dopo dieci minuti vedo un motorino fuori, credo si tratti di un beverly bianco e poi Tommaso entra nel negozio.
Non posso non trarre un sospiro di sollievo, non mi ero resa conto che fossi rimasta tutto quel tempo contratta, con il fiato sospeso. Gli vado incontro e scoppio a piangere. Lui mi prende per mano e mi conduce alla moto. Senza dir niente mi infila il casco, aspetta che io salga e mi porta via.
Ci fermiamo poco dopo in una piazza, di cui non conoscevo l'esistenza. Sembra un posto tranquillo. Ci sediamo su una panchina e tra un singhiozzo e l'altro gli racconto ciò che ho sentito.
Gli leggo la rabbia negli occhi.
"Volevano vendicarsi di me! Ti hanno vista uscire con me dal campo e hanno pensato che stessimo insieme! Che stronzi! Me la pagheranno!"
"Ti prego Tom non è successo niente, grazie a te! Se non mi avessi mandato quel messaggio non sarei arrivata tardi e non sarei entrata in quel bar".
"Si ma se penso a cosa ti sarebbe potuto succedere..."
Ok so che in questo caso lo direbbe a chiunque, ma lo sta dicendo a me e il mio cuore non smette di fare le capriole.
"Troveremo un modo per fargliela pagare!"
E a quel punto il mio telefono inizia a squillare. Quando leggo il suo nome mi viene da vomitare.
Tom capisce e mi ordina "non rispondergli!"
"Abbiamo bisogno di tempo se vogliamo fargliela pagare e io prenderò tempo!" Gli dico scaltra, ho già in mente qualcosa.
"Pronto Donato?! Scusami tanto se stasera non potrò essere lì, ma mia madre non mi ha dato il permesso di uscire perché le ho risposto male e mi ha ridato solo adesso il cellulare!... mmm va bene...Ci vediamo presto!" E chiudo la chiamata.
"Se la sarà bevuta?" Mi chiede Tom.
"Sicuramente! Mi considera una ragazza casa e chiesa!"
"Cos'hai in mente?"
"È forte in branco, quando è da solo non lo è, la prossima volta ci andrò preparata al suo appuntamento. Vedrai cosa succederà! Grazie per essere venuto in mio aiuto! Adesso posso anche tornare a casa col bus!"
"Non esiste Sam, non saresti in questa situazione se non fosse per me! E poi devo tornare a casa anche io, sali ti riaccompagno!"
Non posso negare che io non sia stata eccitata per tutto il viaggio. Non volevo finisse mai. E poi lui mi aveva dato il permesso di aggrapparmi a lui. E ora le mie mani sono sui suoi fianchi. Ho i brividi e sento i suoi muscoli tesi sotto la sua maglietta.
Mi accompagna fin sotto al portone. Gli riconsegno il casco e lo ringrazio ancora.
"Cen non cacciarti nei guai, mi dispiace che al tuo ballo non ci fosse il principe azzurro!"
Ah quanto si sbagliava, il mio principe ce l'avevo davanti agli occhi e non aveva un cavallo, ma una bellissima moto bianca!
"Sono Sam, non ti ho dato alcun permesso speciale!"
"Credo che stasera io me lo sia guadagnato!"
Come posso dargli torto, mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia.
"Credo che tu ti sia meritato anche questo! Buonanotte Tom!"
Non ricordo di aver mai fatto le scale così in fretta. Sarebbe dovuta essere la serata più brutta della mia vita e invece la vita mi ha riservato questa sorpresa! Mi stavo innamorando di lui, ne ero certa, ma per amare una persona ci voleva ben altro.
Il più delle volte era proprio uno stronzo insopportabile, dovevo ammetterlo!

Ti amo, ma non ti sopporto!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora