Tenerife sea.

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Dedico questo capitolo a tutti coloro che leggono questa storia. Grazie 💕
Ps: È il mio compleanno, per questo sono così buona.🔝

-Ho una soluzione.- Affermai, una volta arrivato davanti ai ragazzi.
Dovetti ripetere la frase per due volte, poiché c'era la solita confusione del pre lezione.
Ci avevo pensato a lungo prima di arrivare alla conclusione che Behati avesse bisogno di tutto l'aiuto possibile.
Quando le porsi un piccolo quadernetto, però, lei mi guardó perplessa.
Se lo rigirò fra le mani, studiandolo con attenzione. Sembrava aver capito il mio intento, e stava decidendo se fosse una buona idea.
Credevo davvero che quello potesse aiutarla almeno un pochino. Poteva segnarsi le cose più importanti, così che poi si potesse ricordare successivamente ciò che era successo.

-Non so se questa sia una buona idea.- Disse poco dopo, alzando finalmente gli occhi dal quaderno. -Non vorrei scrivere le cose più importanti per poi doverle rileggerle, e non ricordare nulla ugualmente.
Oppure, potrebbe accadere che io perda il quaderno. Ripeto, non so se questo sarà un successo.- 

Avevo pensato a quelle eventualità, e avevo trovato una mezza soluzione. -È per questo che ci sono io, ricorderò per te.

Le strappai un debole sorriso, che le illuminó il viso. Mi incantai a vedere la spontaneità di quel gesto, che mi fece sentire un po' fiero di me. Stavo facendo progressi, nonostante la mia voglia di tornare a casa fosse sempre molto presente.

-Grazie.- Sussurró, tornando a sedersi nella sua posizione, mentre io mi sedevo a terra con il solito libro fra le mani.
Avevo dato il compito ai ragazzi di osservare dei video dal mio tablet per quella prima ora, poi ci avremmo lavorato su.
A dire il vero, non sembrava esserci molta voglia quel giorno sia da parte loro che da parte mia.
Vedevo i loro occhi chiudersi dalla noia, perciò decisi che per quella mattina potevamo anche prenderci una pausa.
Fino adesso avevamo deciso chi avrebbe cantato e chi avrebbe fatto l'accompagnamento con qualche strumento facile da suonare, come le maracas o i tamburelli. Ora dovevamo solo trovare due o tre canzoni, e impararle alla perfezione.

-Ragazzi, che dite se facciamo una partita a calcio?- Domandai al gruppetto intento a guardare il video.
Loro alzarono gli occhi dallo schermo, e notai i loro visi accendersi dalla gioia.
Un ragazzino magro e minuto corse a prendere una palla, fatta di stracci e altri materiali di scarto, e cominció a dargli dei calci.
Tutti i maschi riempirono l'aria con urla di giubilo, mentre cominciava una partita senza regole tranne che cercare di divertirsi il più possibile.
Fu strano per me notare come riuscissero a divertirsi con poco, come non gli importasse che quel pallone fosse artigianale o che non fossero divisi in squadre eque.
In Europa, era così diverso.
Ormai tutti i ragazzini di quell'età avevano un tablet o un cellulare in mano, e per loro era quasi assurdo il pensiero di giocare senza porte e senza un vero e proprio campo.
Dapprima fui sconcertato quando mi tirarono a giocare con loro. Non ero certo fossi molto capace di giocare, ma poi non m'importó.
Sentivo il mio viso caldo da quanto stavo ridendo, e il cuore battermi forte per la corsa è il movimento.
Era da così tanto tempo che non mi muovevo e mi lasciavo andare al divertimento sfrenato. Ad un certo punto, dovetti andare a sedermi poiché sentivo le gambe tremarmi.
Mi buttai a terra, con un sorriso sincero dipinto sul viso sudato.
Qualcuno mi passó un bicchiere di legno pieno d'acqua, e io feci un lungo sorso. Fu molto dissetante.

-Così va molto meglio.- Mi disse Behati, che si sedette qualche centimetro da me.
Il suo tono era contenuto, quasi serio.

-Che intendi dire?- Domandai, curioso.
Non mi aspettavo che lei venisse a parlarmi, così di punto in bianco.
Lei si strinse le ginocchia contro il petto, con una smorfia pensierosa sul volto.

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