Esperándote.

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-Sei nervoso, Álvaro. Smettila di agitarti così tanto.-
Behati dava voce all'ovvio, con quel suo tono divertito.
Per lei, si trattava di un gioco, non aveva assolutamente idea di cosa ci fosse in palio.
Tra poco Ruth sarebbe arrivata a casa mia per una cena, aspettandosi di vedere solo Behati e non il suo ex bastardo.
Non sapevo come comportarmi per quanto ero agitato, e Behati non mi era assolutamente d'aiuto.

-Vado bene così vestito?- Le domandai, osservando con aria critica il mio maglione grigio e i jeans scuri.
Appena avevo tentato di indossare un completo elegante, Behati aveva storto il labbro inferiore.
Era convinta che dovessi mostrarmi più tranquillo possibile, come se fosse una cena come tante.

-Beh si, tanto i vestiti si tolgono.- Affermó con sincerità disarmante, facendomi strabuzzare gli occhi.
Spesso aveva una lingua così lunga!

-Non credo accadrà. Difficilmente vorrà parlarmi più di cinque minuti.- Alzai le spalle mentre mi sistemavo i capelli, sempre così ribelli.
Lei sbuffó, non sopportando più la mia frustrazione, e andó a controllare che la cena fosse pronta.
Tra poco lei sarebbe uscita con mia sorella Paula, che desiderava conoscerla. Era davvero in buone mani.
La mia sorellina mi aveva promesso di portare Behati a fare un giro per la città, e di stare molto attenta a lei. Se Beha si fosse persa, probabilmente sarebbero stati problemi grossi.

-Il pollo è in forno, ricordatelo.- Disse la ragazza, facendo capolino dalla porta. -E tua sorella è arrivata. Come hai detto che si chiama?

-Paula.- Le ricordai. -Scrivitelo sul quaderno, non vorrei mai che succedesse qualcosa di strano.

-Lo faccio dopo.- Mormoró con un sorriso rassicurante, proprio nel momento in cui abbandonavo la stanza per andare da mia sorella.
Appena vidi Paula mi fiondai fra le sue braccia, felicissimo di rivederla dopo tanto tempo lontani.
Lei mi scrutó per qualche secondo, per poi alzare i pollici all'insù.

-Andrá tutto bene, Álvi.- Mi diede un buffetto sul naso. -Mi sei mancato tantissimo. Sapevo che ce l'avresti fatta.

Sapevo che era una chiaro riferimento al mio cambiamento e non al fatto che non ci vedessimo da tempo.

-Sono felice, mia piccola grande donnina.- Le diedi un bacio sulla guancia mentre Behati roteava gli occhi all'insù, quasi schifata dal momento.

-Bene, io sono Behati, sono contenta che Alberto abbia fatto una piccola introduzione su di me.- Borbottò, lanciandomi un'occhiataccia. -Non vedo l'ora di conoscerti.

Non mi sembrava affatto entusiasta, ma Paula sembró non demordere, probabilmente per non recarmi alcun dispiacere. Mia sorella mi rivolse un sorriso, e dopo essersi presentata, fece cenno a Behati di seguirla.

Il silenzio che avvolse casa, appena loro furono uscite, mi mise in ansia.
Più il tempo scorreva e più mi rendevo conto che fosse una stupidaggine quella che stavo per fare. Forse era meglio lasciar perdere tutto.

Troppo tardi.
Il campanello squilló, facendomi gelare il gelare nelle vene.
In quel preciso istante, andai in panico, guardandomi attorno in cerca di una soluzione. Nascondermi dietro al divano sarebbe stato facile, eppure, non potevo assolutamente mostrarmi così fallito. Non potevo deludere Behati.
Dovevo dimostrare di essere maturo, e di non aspettarmi troppo da quella cena. Era quasi impossibile che Ruth lasciasse tutto e mi perdonasse così, su due piedi.

Quando il campanello suonó per la seconda volta, decisi di aprire la porta.

Ruth non sembró affatto sorpresa di vedermi aprire la porta, e la cosa mi stupì eccome.
Restai qualche secondo impalato, osservandola in tutta la sua bellezza. Indossava un dolcevita grigio scuro e una gonna di jeans, ai piedi un paio di stivali che le arrivavano appena sotto il ginocchio.
I capelli scuri erano raccolti in uno chignon scomposto, con due ciocche che le scendevano ai lati del viso.
Belli erano gli orecchini a cerchio, che donavano un tocco di classe al suo stile.

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