Si no tengo a tí.

153 22 12
                                    

-Okay, ragazzi. O la va o la spacca!- Esclamai ai ragazzi, ed eravamo nervosissimi. Era il giorno della festa, e mi sentivo emozionato come un bambino al proprio decimo compleanno, nonostante non dovessi esibirmi. -È stato bellissimo preparare tutto ciò, ma ora andiamo lì e divertiamoci! Quando toccherà a noi, saremo pronti.

Era un'esperienza che non avevo mai fatto, così diverso da X factor o da qualsiasi concerto che io avessi mai fatto.
Non ci sarebbe stato un palco vero e proprio, non ci sarebbero stati tecnici del suono o delle luci. Sarebbe stato tutto più semplice, l'unica cosa importante sarebbe stato divertirsi e divertire.

-Non me la sento, Alvi.- Mi disse Behati, che continuava a girare in tondo dal nervoso.
-Ho paura di dimenticare le parole.-

Io feci un profondo respiro, mettendole le mani sulle spalle.
Volevo infonderle coraggio. -Se succederà, io sarò lì a ricordartele. Puoi farcela.

Lei mi rivolse un sorriso appena accentuato. Avevamo provato le canzoni fino allo svenimento, ed era stata impeccabile. Non c'era nessun motivo per preoccuparsi.

-Okay, va tutto bene.- Sussurró a se stessa, probabilmente con l'intenzione di rassicurarsi.
La lasciai ripassare i testi, poiché fui richiamato da un altro ragazzo.

-Non puoi assolutamente venire alla festa vestito in maniera così occidentale.- Ridacchió, indicando la mia maglietta verde e i miei jeans con aria critica.
Tutti indossavano abiti molto colorati e collane di perline di legno, io stonavo con i miei abiti semplici e alla mano.
Già sapevo cosa conteneva il pacchetto che aveva fra le mani.

-Dimmi che non sono di colori troppo accesi, mi sentirei a disagio.- Replicai, cedendo alla sua richiesta non detta.
Potevo anche sopportare l'idea di mettere degli abiti diversi per una volta, ma non l'idea di trovarmi a disagio con essi.
-Li hanno cucito appositamente per te, i colori sono sul verde e l'arancione.-
Quando li indossai, non mi sentii solamente a disagio, ma anche incredibilmente ridicolo. Ero quasi intenzionato ad inventarmi una scusa per rifiutare, ma le loro risa e gli sguardi orgogliosi delle loro madri, mi fece cambiare idea.
Forse, potevo sopportare anche l'idea di indossare qualcosa che mi metteva a disagio se ciò li rendeva fiero.

-Sei uno di noi, adesso.- Mormorò lo stesso ragazzo, dandomi una pacca sulla spalla.
Lo ringraziai con un sorriso, facendogli cenno di unirsi agli altri ragazzi per gli ultimi preparativi.
Eravamo dentro a casa mia, e ancora non avevo assolutamente idea di cosa mi aspettasse fuori.
Quando uscimmo, la prima cosa che notai furono tutte quelle persone vestite in maniera così colorata e vivace.
Probabilmente, c'era tutto il villaggio della parte povera di Mombasa.
Qualcuno mi salutò calorosamente, altri accennarono solo un sorriso o una stretta di mano, e in meno di pochi istanti fui risucchiato dalla folla.
Tutti sembravano volermi mostrare le loro mercanzie, esposte su delle bancarelle, altri volevano farmi assaggiare qualche loro piatto tipico. Le donne avevano cucinato tutto il giorno prima.
Ero disorientato, tanto da aver perso di vista gli altri ragazzi.
Sentivo la testa scoppiarmi, e probabilmente mi sarei messo ad urlare se non fosse stato per Behati.
Mi prese per mano e mi fece cenno di seguirlo.
Tirai un sospiro di sollievo, mentre la seguivo e mi liberavo di tutte quelle persone.

-È sempre così, qua.- Disse lei, come per rassicurarmi che fosse tutto a posto, appena ci fummo fermati.
Eravamo poco più avanti alle varie bancarelle, e c'erano molte persone ad attenderci.
Erano sedute in un ampio cerchio, e capii subito che l'interno di esso sarebbe stato il nostro palco.
Babu, infatti, ci fece cenno di entrare.

L'uomo mi sorrise e poco prima di far partire il nostro mini concerto, mi dedicó uno dei suoi soliti discorsi contorti.

-Caro Álvaro, tra poco tornerai in Europa e noi tutti siamo lieti di averti avuto qua. Sei arrivato poco entusiasta ed ora vesti gli abiti tradizionali.- Il suo discorso cominció bene, semplice e lineare, ma non mi feci ingannare. -Ma permettimi di raccontarti una storiella.-
E qua sorrisi, facendogli cenno di continuare. Mi sarebbe mancato tantissimo una volta a casa.

Esperándote.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora