CAPITOLO 9

7.1K 298 2
                                    

La villa in cui era organizzata la festa era gigantesca, oltre ad essere piena di gente; la puzza di alcol ti feriva le narici e le urla e le risate squarciavano il silenzio che avevo udito poco prima, ma a parte questi particolari sembrava davvero divertente.
«Andiamo!» esclamò Perrie trascinandomi fuori dall'auto di Jessica.
Mi trainò fino al giardino nel retro, dove i ragazzi si buttavano in piscina, ballavano e cantavano a squarciagola, ci doveva essere all'incirca tutta la scuola. Ci dirigemmo verso il nostro gruppo di amici e fu solo quando ci fui in mezzo che lo vidi: con un sorriso che non gli conoscevo -con me non sorrideva quasi mai se non per prendermi in giro-, gli occhi che sembravano più verdi sotto la luce del lampione su cui era appoggiato.
«Hamilton, anche tu alle feste?» disse appena mi vide cambiando sorriso.
«Me ne stavo andando.» dissi istintivamente appena mi rivolse la parola, girandomi e dirigendomi verso la porta della casa.
Perrie mi richiamò, ma io la salutai dicendole che non mi sentivo bene. Mi sentii afferrare con forza per un braccio mentre varcavo la soglia. «Ormai ci sei dentro... e non solo nella festa.» mi sussurrò Harry tirandomi indietro. Non avevo capito il senso, ma non importava. Notai un'altra volta che aveva una voce davvero bellissima, calda e per quanto il mio istinto mi diceva di girarmi e baciarlo la mia testa mi diceva che non dovevo cadere così in basso. Non capivo perché mi affascinasse così tanto.
«Non puoi dirmi cosa fare.» dissi dura girandomi e guardandolo negli occhi. Erano bellissimi, ma in fondo cosa non era bello del suo volto? «Lasciami!»
Lui mi trascinò fino al bordo piscina senza mollarmi, solo quando fummo abbastanza distanti dalla porta mi lasciò andare. «Voglio essere sicuro che tu non scappi.» disse col solito sorriso sornione.
«Non credo ti importi più di tanto.» dissi provocandolo e mettendomi con le spalle al bordo piscina.
Lui mi afferrò i polsi e mi tirò leggermente a sé, il mio cuore fece una capovolta e non capii perché, non potevo innamorarmi di lui! Mi divincolai con forza e lui mi mollò improvvisamente facendomi cadere in piscina. «Ma sei matto?» urlai pulendomi le guance e gli occhi dal trucco colato.
«Giuro che non l'ho fatto a posta!» si difese lui porgendomi una mano e tirandomi su. I capelli erano fradici, il corpetto aveva assorbito tutta l'acqua e mi soffocava, senza parlare delle scarpe che si erano riempite d'acqua. per la prima volta da quando lo conoscevo sembrava davvero dispiaciuto. Continuava a stringere la mia mano e mi osservava con quello sguardo serio che non riuscivo a decifrare, sapevo solo che se non scostavo lo sguardo potevo affogare in quegli occhi verdi. «È meglio se ti asciughi.» disse mollandomi la mano e accompagnandomi dentro.
Quando fummo nel bagno mi porse un asciugamano col quale mi asciugai i capelli che per la prima volta in vita loro si erano subito impregnati d'acqua. Non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo, ma lui mi osservava ostinatamente e non capivo perché.
«Mi importa più di quanto credi... non mi conosci.» disse.
«Come?»
«La cosa che hai detto prima, non è vero che non me ne frega se te ne vai dalla festa.» disse passandosi una mano tra i capelli e abbassando lo sguardo.
«Certo, certo... sai cosa però? Io... io non ci riesco a capirti, mi dispiace, vorrei ma non ci riesco... forse sarò io...» dissi alzando le spalle e girandomi verso lo specchio per aggiustarmi il trucco. Me lo dicevano tutti che dovevo imparare a conoscerlo, era come diventata un'abitudine, ma io avevo paura di conoscere il vero Harry.
Mi prese per un polso quasi con violenza e mi voltò verso di lui con la stessa durezza, non lo avevo mai visto così, era diverso dal solito Harry, mi sembrava che si fosse quasi sciolto dal solito strato di ghiaccio. Si avvicinò lentamente, fino ad appoggiare le labbra sul lobo del mio orecchio e rise leggermente. «Tu non mi credi, non ti fidi.» sussurrò. Mi scostai leggermente ma incontrai il lavandino, aveva ragione, non riuscivo a fidarmi di lui, ma solo perché cambiava faccia troppo spesso. Rise un'altra volta sommessamente e si spostò leggermente. Sentii le sue labbra sul collo, mi diede un leggero bacio, ma fu come se il mondo finisse in quel momento, me ne diede un altro sulla guancia e poi arrivò alle labbra. Era sbagliato.
Sentii le sue labbra carnose poggiarsi delicatamente sulle mie, dovevo mandarlo via ma qualcosa me lo impediva, forse la passione per il proibito, o forse l'istinto che aveva sempre continuato a dirmi di baciarlo. Ebbe la meglio la ragione. Lo spinsi via, ma lui sembrava sorpreso ed io corsi via dal bagno lo stesso, anche se sarei voluta davvero rimanere.

MadnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora