Capitolo 8

66 14 2
                                    

Arrivò, finalmente il lunedì.
Amelia, si sentì rinata.
Quella mattina, arrivò in orario allo studio, dove Marlene, stava controllando, alcuni appuntamenti.
"Buon giorno, Marlene!" La salutò lei.
"Buon giorno a te... per me non lo è proprio!" Ammise Marlene, irritata. Sepolta dalle scartoffie.
"Che succede? Hai qualche problema? E come mai, stai controllando tutte queste carte?!" Le chiese, interrogativa.
"È proprio questo il mio problema. Il computer, è si è rotto. Avrà un virus, credo. Fatto sta, che tutti gli appuntamenti, erano salvati sul dispositivo. Ed io adesso devo cercare di capire, come risalire ai clienti." Bofonchiò, in un impeto di rabbia. "Com'è potuto accadere?! Come farò?"
E mentre Marlene disperava, ad Amelia venne un'idea.
"Non preoccuparti, me ne occupo io!" La tranquillizzò.
Ciò che balenò nella testa di Amelia, fu veramente interessante...
Prese il proprio cellulare, e inserì un insieme di cifre numeriche.

"Pronto?" Rispose una voce maschile.
"Ciao, Ryan! Sono Amelia, volevo chiederti una cosa. So, che sei un ingegnere informatico e, mi servirebbe il tuo aiuto..." Annunciò.
"Sì, tra poco prenderò, il dottorato. Dimmi cosa ti serve, e cercherò di aiutarti."
"Dunque, mi servirebbe, un consiglio. Il mio computer, dello studio, non si apre. Marlene, crede che abbia potuto prendere un virus. Potresti dirmi, cosa ne pensi?"
"Non posso dirti se si tratta, di un virus o meno, così su due piedi. Prima, dovrei venire a controllare, di persona..." la informò "Se vuoi, passo a controllare... dimmi solo l'orario."
"Certo, potresti venire... Adesso?" Chiese, Amelia.
"Sì, certo. Arrivo subito.  Le rispose, prontamente.

Dopo uno scarso, quarto d'ora, Ryan che già conosceva l'indirizzo, bussò al portoncino. Così, Amelia lo aprì e lo fece entrare.
"Ciao, e grazie molte, per essere venuto. Non avremmo saputo cosa fare, senza il tuo repentino intervento." Disse Marlene, che era accorsa, verso la porta assieme all'amica.
"Figuratevi, ragazze.
Allora, portatemi verso l'oggetto del malumore mattutino." Cercò, di buttarla sullo scherzo, lui.

Le ragazze, lo guidarono verso il computer, nella stanza di Marlene. Dopo avergli mostrato che non funzionava, lui si mise all'opera.
Cominciò, a toccare mille e mille cavi. Premere interruttori, secondo una certa logica. Assolutamente estranea, alle due donne, che lo guardavano intontite.
Ryan era ancora più muscoloso, visto ad una certa distanza. I suoi capelli, castani, fluttuavano come conseguenza ai suoi movimenti.
I suoi occhi, marroni, dati la grande concentrazione, sembravano particolarmente scuri, quasi neri.
Il suo naso, era praticamente perfetto. La sua bocca...
"Ecco fatto!" Disse, l'oggetto del desiderio, dopo aver acceso l'ultimo interruttore. Interrompendo gli strani pensieri, di Amelia.
"Grazie! Sei un tesoro..." lo ringraziò Marlene.
"È mio dovere, aiutare le amiche in difficoltà."
"Veramente, Ryan, grazie!" Gli disse Amelia. "Vieni, andiamo verso la sala d'aspetto, mentre Marlene organizza il 'da farsi'." Lo invita a seguirlo, lei.
"Dimmi, Ryan, come posso fare per sdebitarmi?" Chiese, riconoscente.
"Potresti, per esempio, venire a pranzo con me."
"Ryan, ti rispondo di si, solo perché, hai dovuto lasciare il tuo lettuccio caldo, per venire qui, alle otto di mattina." Gli concede. "Però, non ho molto tempo. Quindi, cerca un posto qui vicino."
"E così sia!" Le risponde, soddisfatto.
Dopodiché, i due si salutano.

La mattinata, trascorse velocemente, Amelia così, si recò nel posto indicatagli da Ryan, per mezzo di un messaggio. Il locale era molto carino, intimo, quasi romantico.
Le pareti erano azzurrine, i pavimenti in parquet scuro. Inoltre, i tavolini erano molto carini, in legno massello, davano un tocco rustico all'ambiente.
Amelia, si girò intorno e vide quel volto... familiare, seduto vicino una vetrata.
"Ciao, Ryan!"
"Hey, Amelia, siediti" disse, lui indicandole lo sgabello.
"Grazie. Allora, dimmi, cosa hai combinato questa mattina?"
"Mh, le solite cose. Sono tornato a casa, per aggiornarmi circa alcuni nuovi metodi di programmazione informatica." Le raccontò. "Tu, invece?"
"Mi unisco al Club de 'Le solite cose...', ho avuto un Boom di clientela. Ho visitato persino un camaleonte!" Gli raccontò, lei.
"Il tuo lavoro, sembra davvero interessante... Al contrario del mio!" Commenta scherzoso.
"No, fidati alcune volte è veramente difficile stare a contatto, con poveri animali che soffrono..."
"Lo immagino...
però, ho notato che tu non hai animali. Effettivamente, risparmieresti tantissimo, sulle visite e tutto il resto!" Le fece notare.
"Hai ragione, certo, però c'è un piccolo problema. Io non ho TEMPO!" Ammise.
"In effetti, dopo questi giorni trascorsi come cane-sitter, posso affermare, che un cagnolino, per quanto sia docile ed educato, necessita tempo ed attenzione. MOLTA attenzione. Per poco, l'altro giorno, Milton, non mi ha rotto un vaso, di famiglia. Sai, cimeli Irlandesi..." Le raccontò, lui, vago.

"Posso prendere le ordinazioni?"  S'intromise un cameriere, dall'aria sfacciata.
"Certo, per me una bistecca al sangue. Grazie " Rispose, Ryan.
"Io prendo una omelette, grazie" Disse Amelia.

Dopo poco arrivarono, gli ordini. Amelia e Ryan, chiacchierarono tranquillamente.
Quando ebbero terminato, il loro pasto, Ryan, pagò il conto e i due uscirono dal ristorantino.

"Hai tempo, per fare una passeggiata?"  Propose, Ryan.
"Si, ho giusto mezz'ora, prima che termini la pausa pranzo." Acconsentì, lei.
"Perfetto. Allora, parlami della tua famiglia..." le chiese.
"Siamo già arrivati, all'argomento 'famiglia'?! Chiese, con ilarità, lei.
"È per caso un tasto dolente?"
"Mah, diciamo... Io e i miei genitori, siamo in rapporti civilissimi, d'altronde, sono sempre stati comprensivi ed hanno provato, ad approvare le mie scelte. Mia sorella, Jade, invece, è un po' lunatica. Perciò, non siamo mai state unite. L'unico membro della famiglia, con cui mi sento spesso, è invece mio fratello Drew." Spiegò, brevemente. "Tu, invece?"
"Io, ho una famiglia molto appiccicosa" Commentò, ridendo. "Sono sempre, molto premurosi, però sono assillanti. Ogni sera qualcuno mi chiama... È esilarante!" Le spiegò.
"Sembra una famiglia molto carina, e ben assortita!" Commentò, Amelia.
"In realtà, credo di essere l'unico normale..." Scherzò.
"Non credo proprio!" Lo prese in giro.
"Cosa vorresti dire?!"
"Mh, niente..." Disse, ridendo.
"Si, certo... molto divertente!" Rispose, avvicinandosi sempre più.
Amelia, che percepì la sua vicinanza, fece per spostarsi, ma venne inaspettatamente, intrappolata dalle sue labbra.
Il contatto della pelle di Ryan, contro quella di Amelia, le provocò un formicolio che si estese in tutto il corpo accendendo il suo desiderio. La mano di lui, si muoveva sicura tra i capelli di lei, attirandola a se, a pochi centimetri dalle sue labbra, che si fecero sfuggire un gemito. Gli occhi marroni di Ryan, erano puntati in quelli azzurrissimi di Amelia e la imprigionavano facendole perdere il senso dell'orientamento e del tempo, entrando in una realtà dove esistevano solo loro due.
Spinta dal desiderio, Amelia, appoggiò le proprie mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. A quel punto la baciò con tenerezza e trasporto e non poté fare a meno di sciogliersi a quel contatto, tanto da far cedere il corpo di lei, contro il suo, che la accolse stringendola contro il suo petto, dove sentiva battere il suo cuore, alla stessa velocità del proprio.

Fu il più bel bacio, che qualcuno diede ad Amelia.

Dopo, il 'contatto' i due si guardarono negli occhi, e capirono di appartenersi, almeno per quell'istante di tempo.

"Hey, Amelia, stai bene?" Chiese Ryan, distogliendola dai suoi pensieri.
"Si, sto bene!" Disse Amelia.
"D'accordo. Allora ti va di fare una passeggiata ?" Le domandò.
Amelia, acconsentì, delusa di aver immaginato tutto...

Quando meno te lo aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora