Vinsero.
Per quello e gli altri giorni a seguire l'esercito di Monaco portò in tasca innumerevoli vittorie, come se il solo discorso di incoraggiamento di Margot avesse fatto accendere nei cuori dei soldati una fiamma nuova e ardente. Eppure dietro al sollievo e all'orgoglio per la proprio armata, il timore della regina era costante, come se qualcosa fosse dietro l'angolo, pronto ad uscire allo scoperto ma nascondendosi di nuovo, volto ad apparire in un altro momento.
Margot non aveva neanche dimenticato il discorso che Alessandro le aveva fatto giorni addietro, raccontandole quello che Emèrie aveva predetto. La regina scivolò lungo i corridoi, andando nel fondo scala per poter incontrare l'indovina nella zona più oscura e nascosta del castello, dove nessuno avrebbe potuto vederla o, peggio, si sarebbe fatto predire il futuro in tempi tanto funesti. Quando scorse la ragazza indaffarata su un bancone, impegnata nel miscelare alcuni aghi di pino insieme in una soluzione acquosa, fece un colpo di tosse ad annunciare la sua presenza. Emèrie lasciò cadere per sbaglio gli aghi di pino nella coppetta, girandosi spaventata. Appoggiò una mano sul petto che si alzava e si abbassava rapidamente. "Maestà, non avevo sentito fosse arrivata."
"Emèrie, ho bisogno che tu mi dica la verità" disse Margot, entrando di più nella zona in cui la giovane indovina viveva e sedendosi sul letto coperto di pellicce.
"Su cosa, Vostra Grazia?" chiese la ragazza, sedendosi dall'altra parte del letto, interponendo sempre una certa distanza tra lei e la regina. Margot strinse le labbra.
"Su ciò che, tempo fa, avete detto al re Alessandro, a proposito di una certa morte.." alluse, cercando di scorgere sul viso dell'indovina qualche segno di timore.
Ma Emèrie sembrò non capire. "Maestà, forse ancora non avete consultato i manuali di bilancio? Ci sono state molte scomparse, negli ultimi tempi."
Margot respirò rumorosamente ed Emèrie drizzò le spalle. "Una morte esemplare che segnerà la fine della guerra."
All'improvviso sembrò che Emèrie fosse stata colpita dalla verità tutta in una volta, sconvolta dal peso che il futuro riservava. "E' vero" disse soltanto, guardando fissa un punto avanti a sè. Margot si piegò in avanti, cercando di cogliere l'attenzione della ragazza.
"In che senso? Dimmi tutto quello che hai visto."
Emèrie si grattò la fronte, poi finalmente guardò la regina negli occhi. "Ho avuto una visione, Maestà, senza sfiorare il palmo della mano del sovrano. Mi ha persino colto di sorpresa-"
"Non divagare" impose Margot. "Piuttosto rispondimi subito alla domanda di prima. Dimmi la verità su tutto."
"Ma non posso!" E dallo sguardo dispiaciuto di Emèrie sembrò proprio che fosse sincera. "Non posso dirle la verità perché è anche a me sconosciuta, come se ci fosse un velo davanti che mi impedisce di appropriarmene. Se solo fossi in grado di strapparlo, Maestà, correrei da voi a rivelare quanto io sappia."
Margot strinse le mani tra loro, appoggiandovi sopra il mento e facendo disperdere lo sguardo tra le assi del pavimento. "Ma chi morirà?" chiese sovrappensiero.
Emèrie scosse il capo. "La morte è qualcosa di oscuro, Vostra Grazia. Non posso saperlo. Ho visto solo delle macchie di sangue su un manto di neve bianca ed un corpo cadere per terra. Una figura che appartiene ad una delle due parti impegnate nel conflitto."
"E' un soldato?" chiese la regina, mettendosi di nuovo dritta.
Emèrie scosse il capo. "Non ne ho idea. Ma alla sua morte, di chiunque sia, tornerà la pace."
Margot sentì rizzarsi i peli delle braccia, sebbene queste fossero coperte dall'abito. "Ma se hai visto un manto di neve, allora non è qualcosa che avverrà in breve tempo, considerando le nostre temperature."
Emèrie si accarezzò il mento, pensierosa. "No, ma non arriverà nemmeno troppo tardi. Maestà, nella visione gli alberi erano ancora rivestiti delle loro fronde. Le foglie avevano appena iniziato a cadere."
Margot si mise in piedi. "D'accordo." Si avviò verso l'ingresso, dando le spalle ad Emèrie. "Se dovessi sapere qualche altro dettaglio, ti ordino di correre da me." E se ne andò.I cannoni continuavano a sparare oltre le mura del palazzo, le cui pareti si iniziarono a riempire di crepe. Margot si fermò a controllarne la gravità, sebbene non ne capisse poi molto. Erano solo delle venature sulla parete, ma a lungo andare avrebbero potuto cedere.
Ingoiò a vuoto e continuò a camminare, imbattendosi in una folla di gente che occupava tutta la sala principale, ma fu solo una la figura che colse la sua attenzione. Pierre aveva una camicia larga addosso, il braccio che finalmente veniva mosso con più scioltezza e la spalla un po' più morbida nei movimenti. Margot sorrise, vedendolo volgere nella sua direzione e fu sul punto di accarezzargli il braccio quando Pierre, invece, la ignorò - ancora -, superandola e fermando una serva esattamente alle spalle della regina. "Ho bisogno di un contingente di medici da mandare sul campo adesso, ci sono troppi feriti oggi." Margot allargò le narici. Erano cinque giorni che Pierre non la degnava di uno sguardo, come se non esistesse. Si girò stizzata dall'altra parte, incontrando finalmente Alessandro di ritorno dalla battaglia. Lasciò le armi in mano ad alcune guardie per poi avvicinarsi alla regina.
"Novità?" chiese Margot, appoggiando le mani sui fianchi. Alessandro era serioso in viso, poi con un cenno del capo annuì e fece segno a Pierre di avvicinarsi a loro. Margot alzò gli occhi al cielo quando il re francese si mise esattamente accanto a lei, continuando ad ignorarla, come se fosse una bambina da punire. Forse non aveva ancora capito che il discorso di Margot non fosse fallace, per niente. Era una regina, era lei a dover avere tutto sotto il suo comando. Forse solo Evelyne, sconfinata nella casa di Montecarlo, avrebbe potuto stare con le mani in mano, ma non di certo la regina corrente del regno. Incrociò le braccia sotto al seno, annoiata da quel comportamento infantile che Pierre stava portando avanti.
"I belgi e gli scozzesi sembrano stanchi, non reagiscono come a poco tempo fa e sembra abbiano messo le loro forze da parte, forse conservandole per qualcosa di più grande" annunciò Alessandro, grattandosi un braccio. "Le spie non hanno saputo cogliere quali intrighi stiano preparando."
"E noi cosa facciamo per adesso?" chiese Pierre, accarezzandosi la leggera peluria bionda sul mento.
Margot gli rispose, facendo finta però che stesse conversando con Alessandro. "Louis mi ha portato alcune lettere di risposta dall'Inghilterra-"
Il re italiano la interruppe. "Perché mai hai contattato un Paese neutrale? Sai che se-"
"Fammi finire" disse Margot, fermando il suo discorso con un gesto seccato della mano, dopodiché la incrociò nuovamente sotto il petto. "Non ho fatto alcun tipo di richiesta alla regina inglese. Non sono così stupida. Ho solo contattato degli amici che, lavorando, servono alcune famiglie nobili all'interno delle quali circolano delle voci.." Sentì Pierre sbuffare al suo fianco e Margot impiegò tutta la pazienza che aveva a disposizione per non urlargli contro. "Mi hanno informato che esistono dei nuovi esplosivi che vanno ben oltre le catapulte infuocate o i cannoni. L'esplosivo in questione è chiamato dinamite."
Alessandro assottigliò lo sguardo e, finalmente, Margot sentì lo sguardo di Pierre addosso, interessato. "Non ne ho mai sentito parlare."
"Lo so. E' stata creata circa quattro anni fa."
"E' facile da impiegare?"
Margot annuì. "Molto, direi. Si accende una miccia dopo averla posta nella zona di interesse e bisogna letteralmente scappare per non essere coinvolti nell'esplosione."
Alessandro sorrise. "Sembra un congegno maligno."
"Molto. Ecco perché ve ne sto facendo parola. Ovviamente è un'informazione che mi è stata data solo perchè sono in confidenza con queste persone.."
"Puoi fare i loro nomi tranquillamente" disse Alessandro, incrociando le braccia muscolose. "Tutti sanno di quale gente si tratti."
La regina sollevò una mano. "In ogni caso, ho voluto prima farne parola con voi per sapere cosa ne pensate. Ci vuole un po' di tempo per procurarsene e far spedire qui, ovviamente."
Pierre e Alessandro si guardarono. "Quant'è il costo? Non possiamo permetterci delle spese-"
Margot sollevò una mano, continuando il discorso. "Non è eccessivo, ve ne assicuro, sebbene però la voce di tale esplosivo inizi a diffondersi. Ovviamente la corte inglese non sarà coinvolta in tutto ciò. Il nostro acquisto è di puro interesse nobiliare, quindi lo Stato non è direttamente interessato nella vendita. Però dovremmo sbrigarci prima che qualcun altro lo sappia, in quanto la presenza dell'esplosivo non è ancora sul mercato, e bisogna far partire subito le scorte dall'Inghilterra non appena il mio amico se ne procuri una cospicua quantità."
Alessandro annuì. "D'accordo." Spostò lo sguardo sul sovrano al suo fianco. "Pierre?"
Il re francese fece di sì con il capo. "Potremmo finalmente cogliere di sorpresa il Belgio con qualcosa che - spero - loro non abbiano ancora."
Margot fece un piccolo saltello. "Benissimo. Andrò subito a dare una risposta. Le casse di corte non ne soffriranno." E si allontanò verso la biblioteca, però solo dopo aver lanciato un'occhiata eloquente a Pierre che la osservò di rimando.
Chiuse le porte dell'immensa sala alle sue spalle, avvicinandosi al tavolo e prendendo un pezzo di carta. Intinse la punta della penna nell'inchiostro e iniziò a scrivere.Caro Niall,
procediamo con l'accordo...N/A
(Ma le gif in alto nel capitolo [sopra il titolo] riuscite a vederle?)Btw Wellaaaaa
Guardate un po' chi apparirà nella storia! (Anche se si poteva immaginare benissimo, ma VABBÈ)In ogni caso, commentate sotto questo capitolo, voglio proprio sapere cosa ne pensate e soprattutto: chi è il corpo - nella visione di Emèrie - che cadrà?
Ci vediamo la prossima settimana!🌸
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Nothing is like it used to be - The War
Fanfiction(Questa storia è un sequel. Si prega di leggere prima "Nothing is like it used to be" per capirne meglio le dinamiche.) Ci sono cose che non si possono prevedere. Accadono e basta. Margot non avrebbe mai potuto prevedere di perdere suo padre e Liam...