Clessidra capovolta

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Vi prego cortesemente di commentare alla fine, sotto il N/A, è importante.

Margot vide l'esercito lì, immobile, in attesa probabilmente di un comando. Occupava tutta la visuale della regina, le torce infuocate lasciavano avviluppare in aria il fumo che veniva scaturito.
Era la minaccia peggiore che Margot avesse mai provato sulla sua pelle.
Erano lì, pronti ad uccidere praticamente tutti, ma non osavano muoversi, come se fossero in bilico e indugiassero.
Margot sentì le stomaco contorcersi, improvvisamente.
Si girò e vomitò tutto quello che aveva ingerito nel corso della giornata, rimettendo sul manto di neve intorno a loro. Pierre le corse accanto e le mantenne i capelli sciolti sulla nuca mentre la regina si teneva l'addome con le mani. Evelyne scattò in piedi, seguita poi da Amanda ed Esteban che fecero rientrare subito la regina nel castello.
Pierre le prese una mano, accompagnandola fino alla sua stanza. Era interamente impolverata, con le coperte del letto scomposte e il pavimento ricoperto di pietre di muro cadute.
Pierre con il braccio libero scostò la polvere dal materasso e fece stendere Margot, pallida e sudata.  Uscirono tutti dalla stanza, tranne Pierre ed Evelyne. La donna si passò le mani sul vestito stracciato e sporco, prima di avvicinarsi alla figlia e appoggiarle una mano sulla fronte gelida. "Ti stanno logorando" disse la donna con le lacrime sulle ciglia.
Margot aveva gli occhi quasi chiusi. Sentiva la presa di Pierre sulla sua mano e quella della madre sulla sua fronte, così abbassò le palpebre. Uno strepitio le giungeva alle orecchie, numerose immagini le passavano dietro gli occhi, immagini confusionarie che aggravavano il mal di testa. Amanda rientrò nella stanza, reggendo in mano un bicchiere di acqua.
"Ci ho messo lo zucchero" disse, "forse ha un calo di pressione."
Pierre prese il bicchiere e lo avvicinò alle labbra della regina, inumidendogliela. "Bevi, amore." La regina sollevò di poco la testa, bevendo a piccoli sorsi il contenuto. Poi appoggiò di nuovo il capo sul cuscino.  "Lasciamola" disse Pierre, guardando i presenti. "Ha bisogno di silenzio, adesso."
Evelyne guardò la mano di Pierre, poi gli occhi del re. "Rimango io. Andate voialtri."
"Ma-"
"Sono sua madre." E bastò questo a spingere tutti ad abbandonare la stanza. Pierre, prima di richiudersi la porta alle spalle, guardò la sua futura suocera.
"Chiamami se hai bisogno." Poi uscì.
Evelyne rimase lì con sua figlia, accarezzandole la guancia umida e pallida. Gli occhi di Margot erano chiusi e respirava piano.
Si era addormentata.
Evelyne si lasciò scappare una lacrima, sfiorando la pelle di Margot in ogni punto scoperto. Scorse dei piccoli segni sulle guance, minuscole cicatrici che risaltavano sulla sua pelle. Le distese una piccola ruga tra le sopracciglia, passandole sopra il pollice. Si sporse su di lei e le baciò la fronte, chiudendo gli occhi. "Non mollare, bambina mia. So che è dura, ma non mollare, ti prego. Sei la cosa più bella della mia vita e la persona più forte e coraggiosa che abbia mai conosciuto."

Quando i raggi di sole entrarono dalla finestra, Evelyne fu la prima a svegliarsi. Si era addormentata ai piedi del letto. Si mise seduta, controllando subito sua figlia. Nel palazzo c'era uno strano silenzio. Margot dormiva ancora, con le mani unite sotto la guancia.
La madre si mise in piedi e girò intorno al letto, andando sul lato della figlia. Controllò che stesse bene, spostandole dal viso una ciocca di capelli scuri. Strinse le labbra, uscendo silenziosamente dalla stanza. Abbassò la maniglia ma si bloccò, sentendo un sospiro giungerle alle orecchie. Margot aveva gli occhi chiusi, il corpo graffiato dai raggi del sole, eppure le sue labbra si muovevano. "Mamma" sussurrò la regina, ed Evelyne corse da lei.
"Dimmi" rispose. Margot separò le labbra secche, poi ingoiò a vuoto. Non era sveglia, era come se stesse parlando nel sonno.
"Mi ha detto di dirti che.." si bloccò, leccandosi le labbra. "E' meglio aprire le finestre, quando è mattina. C'è aria consumata."
Evelyne si portò una mano alla bocca, ingoiando le lacrime che avevano minacciato di uscire. Era una cosa che suo marito Maurice le diceva sempre, quando era in vita. Chiuse le palpebre, sentendo le labbra tremare. "Va bene" disse con voce rotta, poi uscì dalla stanza.
Sfilando lungo il corridoio, incontrò Amanda che aveva dei vistiti puliti addosso, Pierre ed Esteban che parlavano tra di loro a bassa voce. Evelyne si passò un dito sotto il naso, sbattendo le palpebre per rimuovere il luccichio.
Quando Pierre la vide, "Come sta?" chiese subito.
"Dorme tranquillamente" disse, "come mi sembra non faceva da tanto."
Vide Pierre tirare un sospiro di sollievo. "I tedeschi non si sono mossi per tutta la notte."
Amanda si avvicinò alla regina con una brioche in mano. "E' per voi."
Evelyne la ringraziò con lo sguardo. "Sono rimasti fermi?" disse.
Pierre annuì. "Sono convinto che Leonard ricatterà Margot."
La madre della regina annuì, addentando la brioche. Non mangiava da troppo tempo, tanto che difficilmente riuscì ad ingoiare il piccolo boccone.
Rimasero in silenzio per un po', quando una porta in fondo si aprì piano, cigolando. La gente dormiva per terra, addossata ai muri o seduta contro le pareti. Margot sporse la testa, mantenendosi con il braccio allo stipite della porta. "Ehi" salutò.
Amanda corse da lei, bloccandola per le spalle. "E' meglio che tu stia dentro."
Ma la regina scosse il capo. Aveva ancora addosso il vestito del giorno prima. "No."
Si incamminò verso il gruppo, quando la porta del castello si aprì all'improvviso. Una guardia salì al piano ed entrò con un biglietto in mano. "E' per voi, Vostra Maestà" disse, allungandola alla regina.
Margot prese un ampio respiro e annuì, prendendo la lettera tra due dita. Era senza sigillo, come se fosse stata scritta frettolosamente.
Pierre si mise accanto a lei, iniziando a leggere.

Nothing is like it used to be - The WarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora