N/A pt. 1
Premetto che in questo capitolo ci saranno delle scene abbastanza forti (dipende tutto da quanto riusciate a sopportare), ma comunque niente che vada oltre il limite e rasenti lo schifo perchè non mi piace proprio essere cruenta e trattare quelle cose. Contrassegnerò con * l'inizio delle scene in questione. Ci vediamo in fondo!Trascorse il tempo.
I tre giorni volarono rapidamente e man mano che le ore passavano Margot aveva temuto sempre di più il momento in cui avrebbero rifiutato la proposta di Leonard.
Quando sopraggiunse l'alba del terzo giorno, sembrava che degli animali selvatici fossero impazziti nello stomaco della regina che aveva un forte mal di schiena. Gli allenamenti effettuati in quei tre giorni, a quanto pareva, si facevano sentire. Era da sola nella sua stanza, Pierre e Alessandro sarebbero partiti entro pochissimo tempo mentre lei era lì, ferma di fronte lo specchio della sua stanza. Si sporse sulla sua toiletta e si infilò il piccolo pugnale di Pierre nell'elastico della gonna dell'abito, staccò il mantello dal gancio e se lo legò sotto il collo. Quel giorno faceva ancora più freddo, come se il tempo volesse congelarli.
Quando sentì i rintocchi sulla porta, sapeva che il tempo fosse scaduto. Pierre entrò con la sua armatura, due spade appese in vita e il fucile legato sulla schiena, i capelli erano tenuti in alto, lo sguardo di ghiaccio sulla sua regina.
Margot sostenne i suoi occhi azzurri e ingoiò a vuoto, con lo stomaco chiuso in una morsa di preoccupazione. "Tu tornerai, okay? Se sei venuto a farmi discorsi di addio, allora puoi anche andartene perché non rimarrò qui ferma ad ascoltarti."
Pierre si leccò il labbro inferiore, chiudendo la porta alle sue spalle una volta entrato nella stanza. Si avvicinò a Margot, circondandole il viso con le mani. "Okay" disse, soltanto. "Non dirò nulla." Si abbassò sulle labbra della regina, toccandole e baciandole con le proprie. Se l'avvicinò ancora di più, facendo danzare le loro lingue.Margot portò le mani intorno al collo di Pierre, accarezzandogli i capelli lunghi sulla nuca. Quando si staccarono, si guardarono negli occhi.
"Torna da me" disse Margot contro le sue labbra e gli occhi lucidi. Pierre annuì, sfiorando la sua fronte.
"Tornerò" confermò, poi la regina lo fece allontanare.
Pierre strinse le labbra, ma prima di uscire di stanza, lasciò una della due spade che aveva in vita sul tavolino della toiletta della regina. "Sarà la tua difesa." Poi se ne andò, indugiando un secondo di più sotto l'arcata della porta. Girò la testa, guardando la sua regina, fermandosi ad imprimere ogni singolo dettaglio del suo corpo nella sua mente, i suoi occhi scuri, le ciglia lunghe, le labbra carnose, i capelli sciolti e decorati da boccoli, le mani unite tra loro, il vestito che aveva indossato e il nodo del mantello che le accarezzava il collo. Strinse le labbra prima di abbassare lo sguardo ed uscire dalla stanza.
Margot sospirò pesantemente e si appoggiò contro la toiletta, stringendo gli occhi e le dita intorno al bordo del tavolino. La lama della spada rifletteva la luce sulla parete.
La paura era troppa.
Chissà chi sarebbe morto quel giorno.
Si portò una mano al collo, pregando che tutti ce la facessero.Fu un attimo, e l'esplosione più grande che avesse mai sentito scoppiò nelle sue orecchie. Le urla del combattimento erano più vivide, molti più uomini erano impegnati a combattere.
I cannoni scoppiavano, i fucili sparavano senza sosta e il fumo si levò in cielo, quasi annerendolo totalmente. La gente aveva paura, si tappava le orecchie e pregava. Margot invece andò un attimo nel boschetto, in quel luogo che sperava potesse essere il suo rifugio per sempre. Ad ogni scoppio, lungo il cammino, il suo cuore saltava nel petto, pensando a quanti uomini stessero morendo. Aveva il cappuccio sulla testa, il vestito pesante che lentamente si bagnava a contatto con la neve e la spada appesa al fianco, per ogni evenienza. Si sedette di fronte quella lapide che aveva tanto spesso sfiorato, cercando il suo migliore amico.
La coltre di fumo che si innalzava su Monaco si propagò oltre le colline, avvolgendo i resti delle case, i poderi e infiltrandosi tra le sbarre del cancello del palazzo. Si avviluppò intorno ai rami spogli degli alberi e salì verso il cielo, macchiando quelle nuvole bianche da cui la neve scendeva copiosamente. Il lago era ghiacciato, l'erba coperta da un soffice manto bianco cosparso di carte bruciacchiate che, annerite, fumavano ancora. Non c'era più nessuna ninfea a galleggiare sull'acqua, nessun cigno che riposava, nessun sole che riscaldava quella desolazione, allietando la rigidità, la paura che avevano paralizzato tutti. La foschia aveva coperto ogni cosa.
I fiocchi di neve scendevano piano, accarezzando la terra macchiata e coprendo le brutture che la guerra aveva portato con sè.
I rumori dei cannoni che esplodevano riempivano l'aria, le urla degli uomini in procinto di scontrarsi erano ormai diventati un'abitudine, la morte mieteva sempre più vittime. Una lacrima amara scivolò oltre il mento di Margot, dopo averle lasciato un scia sulla guancia annerita dalla fuliggine che aveva permeato tutta l'aria. Poco più in là, oltre il boschetto privato delle sue fronde rigogliose, si sentivano le urla disperate dei bambini terrorizzati, le mamme che li proteggevano con il loro stesso corpo e i loro mariti impegnati nell'esercito, con nessuna certezza di poterli rivedere.
La lacrima di Margot abbandonò il suo viso, precipitando sulla neve fredda su cui era seduta, il vestito allargato e la sottoveste che si bagnava, ghiacciandole le gambe.
Si passò la lingua sulle labbra per inumidirle prima di avvicinare la mano alla lapide, scostando un po' di neve dalla superficie e appoggiando una mano sul nome di Liam.
Uno scoppio squarciò l'aria e i fucili iniziarono a sparare, colpendo indistintamente, con la neve che si appoggiava sui corpi che cadevano. Altre lacrime di dolore abbandonarono il volto della regina, con il labbro inferiore che le tremava incessantemente. Se lo tenne tra i denti, mentre la punta delle sue dita assumeva un colorito bluastro a causa del freddo. Un singhiozzo le scosse il petto. "Perché sta succedendo tutto questo?" disse Margot in un sussurro. Una folata di vento le fece scendere il cappuccio dalla testa e spostò i lunghi capelli sul mantello, i brividi iniziarono a spandersi su tutto il corpo. "Perché tutte le mie paure si stanno realizzando? Per più di tre anni ho avuto timore che ciò che popolasse i miei incubi prendesse possesso della mia realtà. Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?" continuò, spazzolando un po' di neve dalla foto di Liam. Un accumulo di radici scure era ciò che rimaneva dei fiori che gli portava puntualmente, annichilite dal freddo che l'inverno aveva portato con sé. Anche quel piccolo angolo di paradiso era stato contaminato. Nessun posto era più sicuro, ormai. "Io ho paura, Liam. L'ho sempre avuta e continuerò ad averla. Non ho idea di come tutto finirà e troppe persone stanno perdendo la vita. Mi sono sempre assicurata che tutti stessero bene, e questo è il risultato?" Un singhiozzo scappò dalla sua bocca e se la coprì con l'altra mano, piegandosi leggermente in avanti e chiudendo gli occhi scuri contornati da borse violacee. Non si sentiva più la punta del naso e le palpebre le bruciavano. Il fumo che inalava la fece tossire. Altre lacrime abbandonarono i suoi occhi. "Io sono più forte di quanto sia mai stata, sono pronta a mettermi in gioco ma.." Tirò su con il naso, staccando la mano dalla lapide e appoggiandola in grembo. Sollevò nuovamente lo sguardo, puntandolo sul volto sorridente di Liam. "Riuscirò davvero a fare ciò che è necessario si faccia? Riuscirò, nel caso, a commettere le stesse cose di un tempo? E' davvero giusto, così?" Strinse la labbra, annuendo impercettibilmente e sfiorandosi la punta del naso, quando all'improvviso un rumore poco distante, neve schiacciata sotto il peso di un passo, la fece girare di soprassalto con il cuore in gola e gli occhi strabuzzati.
Amanda.
Margot si portò una mano al petto, riprendendo a respirare. Un fiocco di neve le si posò sul naso. "Mi hai spaventata."
La cameriera si strinse nella giacca pesante, allungando le mani verso la regina. "Non puoi più stare qui."
Margot annuì e si mise in piedi, spazzolandosi la neve di dosso. "Va bene." Guardò la foto di Liam e strinse le labbra. "Nel sogno mi hai detto che sarebbe tornata la pace e che avrei affrontato grandi cose. Fa' che sia così, amico mio" disse sottovoce, quasi come se quelle parole fossero un segreto tra loro due.
Amanda la scortò nel castello, guardandosi attorno. Le porte vennero chiuse alle loro spalle.
Le guardie si erano allontanate tutte per prestare servizio.
Amanda si fermò nel mezzo del corridoio. "Rimani qui dentro, okay? Qualsiasi cosa accada, rimani qui."
Margot annuì, "Non vado da nessuna parte."
Amanda le sorrise mentre un'esplosione riempiva l'aria di urla e fumo. "Vado a prenderti qualcosa da bere."
La regina annuì, fermandosi di fronte la grande porta finestra alla sua destra. La neve aveva ricoperto le imposte. Margot abbassò la maniglia e attese che i passi di Amanda si fossero affievoliti per aprirla, facendo cadere i fiocchi che avevano coperto tutti i vetri. Si accertò che Amanda non la stesse vedendo, così uscì.
Di fronte a lei c'era un ampio balcone interamente ricoperto di neve fresca, il marmo era gelido e crepato. Spostò la neve con i piedi, avvicinandosi di poco al bordo. Da lì il combattimento si vedeva benissimo. Ormai il fumo aveva riempito il cielo.
Sentì dei passi alle sue spalle, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che Amanda l'avrebbe scoperta. "Sei già di ritorno?" domandò, prima di girarsi.
Quando lo fece, il sorrisetto che aveva sul viso scomparve all'istante.
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Nothing is like it used to be - The War
Fanfic(Questa storia è un sequel. Si prega di leggere prima "Nothing is like it used to be" per capirne meglio le dinamiche.) Ci sono cose che non si possono prevedere. Accadono e basta. Margot non avrebbe mai potuto prevedere di perdere suo padre e Liam...